Ancora troppo cibo viene sprecato Ambiente

Lo spreco di cibo è un fenomeno di rilevanza globale, con forti conseguenze ambientali. In Italia si producono molti rifiuti di origine alimentare soprattutto a livello domestico, con un aumento significativo nell’ultimo decennio.

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Lo spreco alimentare è un fenomeno di ampia portata a livello globale, che comporta significative conseguenze economiche, sociali e ambientali. In particolare, si tratta di una delle fonti principali di inquinamento – secondo l’Unep (United nations evironmental programme), tra l’8% e il 10% di tutte le emissioni di gas serra deriverebbero dal cibo scartato.

Sempre secondo le stime Onu, nel 2019 il 17% del cibo è andato sprecato (l’11% a livello domestico, ovvero dopo la distribuzione e la vendita). Quasi un miliardo di tonnellate di cibo in totale, a fronte di circa 690 milioni di persone che soffrono la fame e di circa 3 miliardi che non possono permettersi una dieta sana. Per questo uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite consiste proprio nel dimezzamento dello spreco alimentare.

By 2030, halve per capita global food waste at the retail and consumer levels and reduce food losses along production and supply chains, including post-harvest losses.

Purtroppo la disponibilità di dati su questo aspetto è limitata e quindi è difficile analizzare il fenomeno da un punto di vista globale. Possiamo però restringere lo sguardo ai paesi dell’Unione europea e all’Italia. Nonostante il più elevato livello di benessere e la maggiore disponibilità di tecnologie per la gestione dei rifiuti, anche in Europa ad oggi lo spreco di cibo è un problema.

I rifiuti alimentari in Europa

La commissione europea si è impegnata per promuovere la riduzione dello spreco di cibo, come parte della generale transizione verso modalità di produzione e consumo maggiormente sostenibili. Si tratta di uno degli obiettivi della strategia Farm to fork.

Per quanto lo spreco di alimenti sia un fenomeno che accomuna tutti i paesi membri, non dappertutto manifesta la stessa entità. La situazione appare anzi fortemente diversificata da paese a paese, anche rispetto al contributo delle attività commerciali e delle singole famiglie.

I dati sono riferiti al quantitativo di rifiuti facenti parte delle categorie “rifiuti vegetali” e “rifiuti animali e misti”, in chilogrammi pro capite e sono riferiti a tutte le attività produttive (Nace) più i consumi domestici. Si tratta di un’approssimazione in quanto non tutti i rifiuti contenuti in questa categoria sono edibili e viceversa non tutti i rifiuti edibili sono racchiusi in questa categoria – come riportato nella nota metodologica. Non sono disponibili i dati irlandesi per il 2020.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 5 Ottobre 2022)

In Belgio nel 2020 sono stati prodotti quasi 9 milioni di tonnellate di rifiuti di origine animale, vegetale e mista, ovvero 769 chili pro capite. Si tratta del primato europeo. Seguono a breve distanza i Paesi Bassi, con 692 kg pro capite, e vari altri paesi dell'Europa settentrionale, come la Danimarca (259) e l'Austria (245).

Mentre a registrare le cifre più basse è il Portogallo, con appena 31 kg pro capite. Seguono alcuni paesi della parte centrale, orientale e meridionale del continente. Il nostro paese si attesta al di sotto della media Ue (177 kg), con 142. Insieme a Finlandia, Cipro e Lettonia, è l'unico stato membro in cui si producono più rifiuti di origine animale e mista rispetto a quelli di origine vegetale.

È però importante sottolineare che i dati riportati sono riferiti a tutte le attività produttive e commerciali e non soltanto all'ambito domestico. Se guardiamo a quest'ultimo, la situazione cambia.

120 kg di rifiuti di origine vegetale, animale e mista pro capite prodotti a livello domestico in Italia (2020).

I dati sono riferiti al quantitativo di rifiuti facenti parte delle categorie “rifiuti vegetali” e “rifiuti animali e misti”, in chilogrammi pro capite e sono riferiti esclusivamente ai consumi domestici. Si tratta di un’approssimazione in quanto non tutti i rifiuti contenuti in questa categoria sono edibili e viceversa non tutti i rifiuti edibili sono racchiusi in questa categoria. Non sono disponibili i dati irlandesi per il 2020.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 5 Ottobre 2022)

L'Italia è il sesto paese in Ue, dopo Danimarca, Austria, Germania, Paesi Bassi e Francia, per produzione di rifiuti alimentari a livello domestico (120). Ben al di sopra della media Ue di 83 kg pro capite.

In particolare, è seconda soltanto ai Paesi Bassi per produzione domestica di rifiuti alimentari di origine animale e mista (87 kg pro capite).

La produzione di rifiuti alimentari in Italia, un problema che fatica a migliorare

Rispetto al 2010, la data in cui Eurostat ha avviato questa rilevazione, in quasi tutti gli stati Ue la produzione di rifiuti di origine alimentare si è incrementata. La variazione più importante si è registrata in Danimarca e a Malta per quanto riguarda i rifiuti di origine animale e mista (rispettivamente + 414% e +392%) e in Grecia e Lettonia per quanto riguarda invece quelli di origine vegetale (+567% e +355%).

In Italia nel complesso si è registrato un lieve calo, dovuto soprattutto alla riduzione degli scarti di origine vegetale (-38,5%). Questo però solo se analizziamo i dati dal 2010, perché a partire dal 2012, l'anno in cui si è registrato il quantitativo di scarti alimentari più basso del decennio, il paese ha riportato un graduale aumento, soprattutto della componente animale e mista.

I dati sono riferiti alla produzione, a livello nazionale, di rifiuti di origine vegetale, animale e mista, in tutte le attività produttive (Nace), più i consumi domestici. Si tratta di un’approssimazione in quanto non tutti i rifiuti contenuti in questa categoria sono edibili e viceversa non tutti i rifiuti edibili sono racchiusi in questa categoria

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 5 Ottobre 2022)

Dal 2012 il quantitativo di rifiuti di origine alimentare è andando gradualmente aumentando fino al 2020, fino a raggiungere 8,4 milioni di tonnellate. Un calo del 7% quindi se confrontiamo i dati del 2020 con quelli del 2010, ma un aumento del 48% se li confrontiamo con quelli del 2012.

Una cifra che cresce ulteriormente se restringiamo il campo ai rifiuti alimentari prodotti in ambito domestico, passati da circa 4 a oltre 7 milioni di tonnellate nel corso del decennio.

+71,9% i rifiuti di origine alimentare prodotti a livello domestico in Italia, tra il 2010 e il 2020.

L'aumento ha riguardato, in maniera particolare, gli scarti animali e misti, incrementati in questo lasso di tempo del 109%, passando da circa 2,5 a 5,2 milioni di tonnellate. Mentre per quanto concerne i rifiuti vegetali, è stato più contenuto, attestandosi al 16,5%.

 

Foto: Jasmin Sessler - licenza

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