A che punto è il programma di governo per le riforme istituzionali XVIII legislatura

Il parlamento sta discutendo diversi progetti di legge di revisione costituzionale. Nonostante le intenzioni del governo, le riforme proposte non rafforzano il ruolo delle camere.

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A inizio maggio la camera ha approvato in seconda lettura una proposta di riforma costituzionale che incide sulla composizione del parlamento, riducendo il numero complessivo dei parlamentari. Si tratta del primo progetto di revisione costituzionale che in questa legislatura supera due delle quattro deliberazioni necessarie per l’approvazione.

Sono in discussione anche altri progetti che contengono modifiche al testo costituzionale volte a incidere sulla struttura delle camere. Obiettivo dichiarato del governo è quello di aumentare la partecipazione dei cittadini ridando al contempo una funzione centrale al parlamento.

Tuttavia, se lo scopo è quello di attribuire alle camere un ruolo più importante, non è questo il modo di agire: le riforme in discussione infatti non vanno nella direzione di rendere il parlamento più forte.

L’iter dei progetti di legge di rango costituzionale

Vista la loro importanza, le leggi di rango costituzionale devono seguire un iter aggravato rispetto alle leggi ordinarie.

Nello specifico, sono necessarie due deliberazioni sullo stesso testo da parte di entrambe le camere.

Per l’approvazione di una legge di revisione costituzionale sono necessarie due deliberazioni da parte di entrambe le camere, a distanza di almeno tre mesi. Vai a "Come si modifica la costituzione"

Nella seconda votazione, camera e senato devono approvare il testo almeno a maggioranza assoluta.

Entro tre mesi dalla pubblicazione, se i soggetti autorizzati ne fanno richiesta, si sottopone la legge a referendum. Qualora non si raggiunga la maggioranza dei voti validi, come nel caso della riforma Renzi-Boschi della XVII legislatura, la legge non viene promulgata.

Quando invece le camere, nella seconda votazione, approvano il testo con una maggioranza dei 2/3 dei componenti, non è necessario il referendum.

Il programma di governo per le riforme istituzionali

Come dichiarato da Riccardo Fraccaro (M5s), ministro per i rapporti con il parlamento e la democrazia diretta, l’attuale governo ha operato una rottura rispetto al passato. Se infatti il governo Renzi della XVII legislatura si è contraddistinto per il tentativo di approvare un’unica grande riforma dai contenuti eterogenei, questo esecutivo ha presentato interventi distinti e puntuali.

Il ministro Fraccaro aveva anticipato le intenzioni dell’esecutivo nel corso dell’audizione sulle linee programmatiche che si è svolta nel luglio del 2018. In questa occasione il ministro ha esposto la volontà di attribuire responsabilità decisionali ai cittadini, potenziando o prevedendo nuovi strumenti della democrazia diretta, come il referendum propositivo.

Molte delle misure anticipate da Fraccaro sono state inserite nella nota di aggiornamento al Def 2018. Il documento contiene infatti uno specifico paragrafo dedicato alle riforme costituzionali.

In particolare, si prevede di:

  • rafforzare l’iniziativa legislativa popolare;
  • eliminare il quorum nel referendum abrogativo;
  • rimuovere gli ostacoli alla raccolta firme necessaria per promuovere un referendum;
  • ridurre il numero di parlamentari;
  • sopprimere il Cnel;
  • introdurre il ricorso alla corte costituzionale per deliberazioni delle camere in materia di elezioni e cause di ineleggibilità e incompatibilità di deputati e senatori.

I progetti di riforma costituzionale depositati nella XVIII legislatura

Fino ad oggi in parlamento sono stati depositati 147 diversi progetti di legge di rango costituzionale. Questi comprendono leggi di revisione costituzionale, integrazioni e modifiche all’assetto delle regioni.

Dei 147, 2 sono stati ritirati. Trentacinque non sono stati ancora assegnati a nessuna commissione per l’esame. Novantaquattro, pur essendo stati assegnati alle commissioni competenti per materia, non sono stati ancora esaminati.

Dei 16 di cui si è avviato l’esame, 5 sono stati assorbiti da altri testi.

Uno, presentato da Giorgia Meloni (Fdi), intende rimuovere i riferimenti all’ordinamento internazionale ed europeo dalla costituzione. La commissione affari costituzionali della camera ne ha abbandonato l’esame a ottobre 2018. Il progetto avente lo scopo principale di separare le carriere di giudici e pubblici ministeri è di iniziativa popolare. Luigi Vitali (Fi) ha presentato un progetto che definisce delle priorità nell’esercizio dell’azione penale al fine di evitare la prescrizione di reati che destano particolare allarme sociale.

Gli ultimi testi in corso di esame parlamentare, che vanno a realizzare il programma di governo e che perciò si trovano al centro della discussione politica, sono il già citato provvedimento per la riduzione del numero dei parlamentari, alcuni progetti in materia di elettorato attivo e passivo dei componenti del senato, una proposta riguardante l’iniziativa legislativa popolare e referendum e infine un testo per l’abrogazione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel). Vediamole ora nel dettaglio.

Le riforme costituzionali attualmente in discussione

Delle proposte di revisione della costituzione attualmente in discussione, quella che è più avanti nell’iter riguarda la riduzione del numero dei parlamentari, e l’abbiamo già analizzata approfonditamente in un nostro articolo.

Con degli emendamenti a questo testo, alcuni parlamentari avevano tentato di inserire nella proposta delle previsioni in materia di elettorato attivo e passivo dei componenti del senato. Proposte in questo senso sono già comprese in tre testi distinti (c.1511; c.1647; c.1826) di iniziativa del partito democratico e del movimento 5 stelle. Nello specifico i tre progetti, andando a modificare l’articolo 58 della costituzione, abbassano il limite di età per eleggere i senatori a 18 anni (attualmente è 25). Due delle proposte abbassano anche l’elettorato passivo da 40 a 25 anni, uniformandolo a quello previsto per la camera dei deputati. L’esame in commissione del testo è stato avviato, ma non c’è ancora stata alcuna votazione.

Il disegno di legge presentato da Roberto Calderoli (Lega) prevede l’abolizione dell’articolo 99 della costituzione, il quale contiene norme sul Cnel. In questo modo si potrà operare con una successiva legge ordinaria finalizzata ad abolire direttamente il consiglio originariamente pensato come luogo di rappresentanza delle parti sociali. L’esistenza di quest’organo è stata messa in discussione numerose volte, l’ultima dalla riforma Renzi-Boschi nella scorsa legislatura. Anche in questo caso, la commissione referente ha avviato l’esame del testo.

Rimane infine la proposta di Francesco D’Uva (M5s), che ha l’obiettivo di potenziare gli istituti di democrazia diretta. In particolare, è prevista una procedura “rinforzata” per progetti di legge di iniziativa popolare sottoscritti da almeno 500mila elettori. In questo caso, il parlamento ha 18 mesi di tempo per ratificare il progetto. Se le camere apportano modifiche al testo, i promotori sono posti di fronte a una scelta. Se accettano le modifiche, si promulga la legge. In caso contrario saranno i cittadini, tramite referendum, ad approvare o bocciare il testo. Si abbassa il quorum per ogni tipo di referendum a un quarto degli aventi diritto (attualmente è la metà). La camera ha approvato la proposta di riforma in prima lettura e il testo è attualmente in corso di esame in commissione al senato.

La mancanza di centralità del parlamento

L’iter è lungo e complesso, e non è detto che le riforme riescano a giungere all’approvazione definitiva.

In ogni caso queste misure non rafforzano il ruolo del parlamento, nonostante il governo affermi di volerlo fare.

Il nostro obiettivo è potenziare la democrazia diretta per dare nuova linfa alla partecipazione attiva e garantire la centralità del Parlamento nel sistema istituzionale.

Questo non significa che non si possano introdurre nell’ordinamento misure volte a rafforzare la democrazia diretta.

Più democrazia diretta non rafforza il ruolo del parlamento

Tuttavia, non è questa la strada da percorrere se si vuole migliorare il funzionamento delle camere. Ridurre il numero dei parlamentari e potenziare gli istituti di democrazia diretta sono cose che non incidono sul ruolo del parlamento.

Come si dovrebbe agire allora per dare alle camere una funzione centrale? Si dovrebbe, ad esempio, porre fine all’abuso della decretazione d’urgenza, limitare il ricorso alla fiducia e, più in generale, ridare centralità ai progetti di legge di iniziativa parlamentare.

 

Foto credit: Palazzo ChigiLicenza

 

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