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Dichiarazione di Pier Paolo BARETTA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

Nordest, il vento fa il suo giro

  • (19 maggio 2011) - fonte: Europa - inserita il 20 maggio 2011 da 31

    Il Veneto è contendibile. Questa è la principale conclusione politica che, ad urne aperte, ci consegna il voto di domenica e lunedì scorsi, in una delle più produttive regioni d’Italia. È una affermazione che non sembrava, fino all’altro ieri, scontata. La sicumera del centrodestra, capeggiata dalla propaganda leghista, descriveva una realtà diversa, inattaccabile, consegnata al dominio della Lega, senza incrinature.

    Non è più questa la opinione dei veneti. Per la verità non lo è mai stata: non dimentichiamo che le grandi città di Venezia, Padova, Vicenza, la provincia di Rovigo e tanti altri importanti centri, medi e piccoli, sono già guidati dal centrosinistra, dal Pd in particolare.

    Eppure la percezione era diversa. Non solo in Veneto. Anche “a Roma” si è stati portati a pensare che quelle siano “tere perse”. Ora, anche questa percezione può cambiare. La Lega, infatti, non sfonda; anzi, rispetto alle regionali di un anno fa, perde consensi dappertutto; anche se si “mangia” il Pdl, che resta imprigionato nella crisi che lo attanaglia da quando il suo gruppo dirigente veneto si è arreso, senza colpo ferire, alla candidatura di Zaia a presidente della regione, costringendo Galan a… emigrare.

    Il centro, da parte sua, non offre quella novità promessa da quanti, in questi mesi, anche lasciando il Pd, hanno illuso (e si sono illusi), lanciando alternative. Cosicché, dal voto, ne esce un centro politico che può giocare su qualche ballottaggio, ma marginale a qualsiasi equilibrio di prospettiva. Il Pd, invece, inverte la tendenza rispetto alle regionali e cresce, consolidandosi strutturalmente come il secondo partito della Regione, a una distanza siderale dalle altre formazioni, compresi gli emergenti di Grillo.

    I dati delle specifiche realtà confermano questo quadro. A Treviso, a esempio, il centrodestra vince, ma se guardiamo alle sigle dei partiti (oltre la pletora delle liste di comodo) troviamo la Lega al 29%, ma il Pd è quasi al 22 (dal 18 dello scorso anno), mentre il Pdl si ferma al 13%. La coalizione di centrosinistra, guidata dalla schietta popolarità di Floriana Casellato, arriva a un interessante 33%. A Venezia, su 7 comuni a turno unico, il centrosinistra ne vince 4, di cui 3 a guida Pd, con due donne sindaco. Nei due comuni grandi (Chioggia, Cavarzere) si parte avvantaggiati nel ballottaggio, al quale arriviamo negli altri comuni più significativi (Rovigo, Adria, Este, Abano, Montebelluna...), talvolta contro un leghista, talvolta no.

    Non serve continuare coi numeri. Lo scenario è simile a quello nazionale, ma è importante la sua specificità in questa area del paese. La crisi del centrodestra va ricercata nella carenza di risposte a una realtà dinamica, che è stata, invece, scambiata, per una realtà statica. Dove sono finite la rivoluzione liberale di Berlusconi o la riduzione delle tasse? La sola grande opera già realizzata: il Passante di Mestre, ha una storia lunga che va oltre il governo della destra e per quanto riguarda le altre in via di realizzazione, il Mose e la tav, a esempio, i cittadini sanno bene che i soldi da Roma arrivano col contagocce o che i progetti della regione di centro destra sono contestati dalle stesse amministrazioni di centro destra.

    Ancora, quanto può ancora durare la doppiezza della Lega che fa la populista col popolo in Veneto e la realista col re a Roma? O, ancora, quanto può dare sicurezza, e non, al contrario apprensione, una cultura fondata soprattutto sulla paura e non sulla speranza. A una società scossa per la sua rapida crescita economica, può appagare, per un po’, un idea sociale egoista e individualista, ma, alla lunga, la stessa società, che è tra le più solidali d’Italia e tra le più aperte al mondo globale, col quale interagisce ogni giorno, non può soddisfare la sola proclamazione di confini chiusi, che poi non vengono nemmeno difesi.

    Insomma, la strategia del centrodestra è alle corde proprio nel cuore del suo sviluppo politico e culturale. Ma guai a confondere il segnale delle urne come un risultato acquisito. È solo l’inizio di un cammino che va intrapreso con intelligenza e coraggio. Altri due dati, infatti, dimostrano quanto sia scivolosa la strada. Il primo l’alto tasso di assenteismo: il fatto che sia un dato nazionale non consola, ma qui preoccupa di più, perché alta è la sfida dello sviluppo ed ancora più necessaria, dunque, la partecipazione civica di tutti. Il secondo è l’alto numeri di liste e di candidati. Frantumazione o partecipazione? Probabilmente entrambi. Ma, se è partecipazione è al di fuori dei grandi partiti, che, però, restano di gran lunga i più rappresentativi. Insomma, anche la politica veneta, non solo la società, è finalmente in movimento.

    Ma la direzione di marcia è tutta aperta. Serve una classe dirigente rinnovata nella mentalità e capace di pensare al Veneto del futuro. Tra dieci anni dove saremo? Il voto non poteva dare risposte, ma ha posto la domanda.

    Fonte: Europa | vai alla pagina

    Argomenti: Donne, nord est, centrodestra, centrosinistra, partecipazione, pd, partiti, veneto, rinnovamento, Lega Nord, classe dirigente, provincia di Venezia, donne e politica, elezioni amministrative 2011 | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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