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Dichiarazione di Giuliano Pisapia

Alla data della dichiarazione: Sindaco  Comune Milano (MI) (Partito: Sel)  - Consigliere  Consiglio Comunale Milano (MI) (Lista di elezione: CEN-SIN(LS.CIVICHE))  - Consigliere  Consiglio Comunale Milano (MI)


 

«Berlusconi si sconfigge con la buona politica non con i pm» - INTERVISTA

  • (31 maggio 2011) - fonte: Il Messaggero - Renato Pezzini - inserita il 31 maggio 2011 da 31

    Tutta colpa di Pisapia se il centro città, a metà pomeriggio, si paralizza. Corteo di moto e bici, di bandiere arancioni, di gente a piedi che marcia lesta e felice verso piazza Duomo. Strade bloccate, ingorghi, clacson. «Tutta colpa di Pisapia», proprio come la pagina di Facebook inventata da chissà chi per rispondere con ironia ai veleni distillati dal centrodestra contro il nuovo sindaco di Milano durante la campagna elettorale.

    Sindaco Pisapia, cominciamo dall’ironia. E’ stata la vostra arma vincente?

    «Ci hanno deriso, ci hanno irriso e ci hanno insultato. E noi abbiamo risposto con l’ironia e il sorriso. Soprattutto i nostri sostenitori. Non so se sia stata l’arma vincente, ma di sicuro è una cosa nuova e inedita della politica».

    E’ stata una strategia pianificata, quella dell’ironia?

    «E’ nata spontaneamente dai tantissimi giovani che hanno partecipato alla campagna elettorale. Quando hanno visto che lo strumento usato dal centrodestra nei miei confronti era quello dell’insulto, attraverso la rete hanno trasformato quegli insulti in sberleffi ironici».

    Anche la mobilitazione dei giovani, effettivamente, è una cosa che non si vedeva da molto tempo. Solo merito suo?

    «Senza i ragazzi e i giovani non ci sarebbe stata questa campagna elettorale, anche perché se ho deciso di candidarmi è stato soprattutto per loro. Francesco, il figlio di mia moglie Cinzia, è stato il motore di questo coinvolgimento. Tutto è partito da lui e dal gruppo dei suoi amici della Facoltà di Scienze Politiche. In poche settimane la cosa si è allargata a centinaia di coetanei che poi sono diventati migliaia».

    Ironia, giovani. E poi?

    «Poi abbiamo fatto quello che si dice sempre di fare, ma non si fa mai. Abbiamo lavorato sul territorio, sono andato nei quartieri, ho ascoltato, ho cercato di capire, ho parlato con le persone, ho preso atto dei loro problemi. Ho evitato lo contro e ho cercato il confronto».

    Quali scontri ha evitato?

    «Alcuni mi suggerivano di rispondere colpo su colpo alle accuse degli altri. Non ci voleva molto a farlo, ma non era quello che volevo. Ho preferito ascoltare e affrontare i problemi».

    Quando ha capito che la vittoria era possibile?

    «Poco per volta, andando in giro per la città e cominciando quello che nessuno si aspettava di vedere: entusiasmo, passione, gioia di esserci e di partecipare. Credo che questo sia il grande cambiamento che è stato attuato».

    Ma un momento particolare non c’è stato?

    «Dieci giorni prima delle elezioni davanti alla Stazione Centrale c’erano decine di migliaia di ragazzi per ascoltare musica ma anche per sentir parlare di politica. Mai visto prima, e credo che questo possa essere un esempio per tutta Italia».

    Vuol dire che la sua vittoria avrà effetti immediati sulla politica nazionale?

    «Non penso che ci sarà un risultato immediato perché ci sono quelli che non se ne vogliono andare. Le conseguenze immediate ci sono già con questa nuova modalità di fare politica»

    Non ha mai voluto parlare di Berlusconi, perché?

    «Erano elezioni per il Comune di Milano, di quello volevo parlare: dei problemi della città, di come risolverli».

    Però sapeva che una sua vittoria avrebbe inevitabilmente messo in crisi il governo, e il premier.

    «Io ho sempre sostenuto che Berlusconi si combatte con la buona politica, e non ci si può aspettare che il lavoro lo facciano i processi. Ecco, abbiamo dimostrato che è possibile, ed è la strada giusta».

    Chi esce sconfitto: il premier o la Moratti?

    «Il voto è stato un voto contro la Moratti che non poteva essere rieletta visto come ha governato la città in questi cinque anni. Berlusconi ci si è messo in prima persona proprio per cercare di superare la debolezza della Moratti e ha trasformato il voto in un referendum su di lui. Doppia sconfitta».

    C’è chi dice che lei è il nuovo antiberlusconi. E’ d’accordo?

    «Non mi interessa questo. So che siamo diversi. Io mi sono sempre occupato in politica del bene di tutti, lui principalmente del bene suo».

    Adesso viene il difficile.

    «In che senso, scusi?».

    Dovrà fare i conti con i partiti che l’hanno sostenuta, c’è la giunta da fare, molti appetiti da soddisfare.

    «Credo di aver sempre dimostrato la mia autonomia e il mio senso di indipendenza, sarà così anche nel momento di fare la Giunta. Ho il massimo rispetto per i partiti, sia chiaro, e sono il fondamento della nostra democrazia, così come le associazioni, i movimenti civili. Però sceglierò sulla base di criteri base: competenza e onestà».

    Non sarà facile.

    «In due settimane faremo la giunta, penso che sia un tempo ragionevole anche perché fino a questo momento non ci ho ancora pensato. Cominceremo da domani».

    Il vice-sindaco sarà una donna?

    «E’ molto probabile anche se, ripeto, cominceremo a pensarci da domani».

    Lo slogan dei suoi sostenitori, anche durante la festa di piazza Duomo, le chiede di «liberare Milano».

    «E’ uno slogan vecchio, fortunatamente. Milano adesso è stata liberata. Ora abbiamo il compito di ricostruirla, renderla una città vivibile, allegra, gentile e affettuosa, e solidale. Se io ho tutto e tu non hai niente non possiamo essere felici né io né te. E noi vogliamo essere felici».

    De Magistris, a Napoli, ha avuto percentuali più alte di lei.

    «Mi fa piacere la vittoria di De Magistris. Mio padre era di Napoli, mia made di Milano. C’è come un filo familiare che lega le due città».

    Qual è la prima cosa che ha fatto quando è stato certo della vittoria?

    «Una delle prime cose che ho fatto è stata quella di chiamare il presidente Napolitano. L’ho ringraziato per il suo rigore morale e per la sua saggezza: è stato ed è un grande esempio per me».

    Fonte: Il Messaggero - Renato Pezzini | vai alla pagina

    Argomenti: internet, Berlusconi, giovani, partecipazione, partiti, territorio, rete, presidente Napolitano, milano, sindaco di Milano, Bene Comune, moratti, ironia | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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