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Dichiarazione di Romano PRODI


 

Su Veltroni: «Io potevo andare avanti».

  • (16 marzo 2009) - fonte: Corriere della Sera - Francesco Alberti - inserita il 16 marzo 2009 da 31

    La verità di Romano Prodi sulla fine di Romano Prodi arriva sul binario di RaiTre (Fabio Fazio, "Che tempo che fa") con un ritardo di 13 mesi, ma l`impatto è comunque pesante.

    Il Professore, la cui ultima comparsa in una trasmissione tv risaliva al dicembre del 2007 (sempre da Fazio), stavolta qualche sassolino se l`è tolto, indicando in Walter Veltroni e nella sua decisione di far correre il Pd da solo alle elezioni una delle principali cause della caduta del suo governo, nel gennaio di un anno fa.
    «Il mio esecutivo - ha detto l`ex premier - poteva andare avanti, perché dopo una Finanziaria durissima il Paese avrebbe finalmente potuto raccogliere i frutti di quei sacrifici. E invece, come successe anche con il mio primo esecutivo, dopo l`ingresso nell`euro, il governo è stato fatto cadere».

    Prodi ha quindi rievocato l`esatto momento in cui le sorti dell`Unione sono precipitate nell`abisso: La scintilla fu l`annuncio di Veltroni, da poco eletto al vertice del Pd, di andare soli alle elezioni, senza Rifondazione, senza ali.
    Domanda di Fazio: «Cosa ha pensato in quel momento, Professore?».
    Risposta: «Non ebbi bisogno di pensare. Ricordo che si affacciò Mastella alla porta del mio ufficio a Palazzo Chigi. Teneva la testa piegata da un lato e urlò: se voi volete fare fuori me, sono io che faccio fuori prima voi. Per la verità la frase di Clemente era un po` più colorita, ma la sostanza non cambia...». Fu la fine del governo. Ma anche dell`impegno politico del Professore, che da quel momento prese le distanze dal Pd, da lui fondato.

    Ieri, per la prima volta, Prodi ha pubblicamente spiegato i motivi: «La linea politica adottata da Veltroni nel partito non era la mia e per questo mi sono fatto da parte». Il punto centrale del dissenso riguardava la politica delle alleanze e in particolare la cosiddetta vocazione maggioritaria. Ora che Veltroni è stato costretto ad alzare bandiera bianca, il Professore, nella speranza che il successore Dario Franceschini abbia orecchie più attente («Ci siamo sentiti spesso negli ultimi tempi» ha tenuto a sottolineare Prodi), è tornato a rilanciare la sua tesi "unionista", la necessità di una rete di alleanze: «Ho sempre sostenuto - ha detto che il Pd non deve andare da solo alle elezioni, essendo stato costruito per divenire il nucleo fondante della coalizione».
    Un punto d`equilibrio tra le varie componenti: «Ritengo che sia compito della democrazia portare nella cultura di governo anche le ali estreme». Un Pd, quello che sogna l`ex premier, impregnato di spirito ulivista e in grado di recuperare terreno su temi- classici del centrosinistra come la giustizia sociale ("In Italia è aumentato il divario tra ricchi e poveri"), i giovani e la scuola, la democrazia dei partiti ("Basta con il gioco delle tessere").

    Impermeabile a qualsiasi offerta, Prodi ha ribadito di «aver chiuso con la politica», ha escluso di poter ritirare le dimissioni da presidente del Pd e ha rivelato «di aver ricevuto in Belgio un`offerta di candidatura alle Europee», cortesemente respinta.

    Sui temi etici, che tanto sconquassano il Pd, ha rilanciato l`importanza di «una mediazione nobile, senza urla». E quando Fazio gli ha chiesto qual è stato il prezzo di questo anno senza politica, ha risposto: «Essere totalmente dimenticato. Anche se me ne sono fatto una ragione positiva».


    Fonte: Corriere della Sera - Francesco Alberti | vai alla pagina

    Argomenti: sinistra, veltroni, centrosinistra, crisi governo prodi, pd, governo prodi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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