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Dichiarazione di Silvio BERLUSCONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Pres. del Consiglio   (Partito: PdL) 


 

Pdl. «Puntiamo al 51%, mentre la sinistra non è mai cambiata»

  • (28 marzo 2009) - fonte: Il Gazzettino - Andrea Bianchi - inserita il 28 marzo 2009 da 31

    «Oggi si apre un’importante pagina di storia, noi puntiamo al 51 per cento», mentre la sinistra «non è mai cambiata»: Silvio Berlusconi avvia a modo suo, in una cornice che definire fastosa è dir poco, il congresso fondativo del Pdl.
    Prima l’inno alla gioia, l’abito bianco di Annagrazia Calabria, 25 anni, la più giovane deputata del Pdl che fa da maestra di cerimonie, gli interventi di quattro giovani militanti, quello del presidente del Ppe Martens che dà al Pdl la patente di «continuità con la tradizione Dc». Ma il congresso inizia davvero solo con l’ingresso di Berlusconi nel padiglione 8 della Nuova Fiera, al suono di «Meno male che Silvio c’è», il jingle che An non avrebbe voluto sentire. Come al solito ha vinto «re Silvio», che spiega con una punta di autoironia: «Mi hanno assegnato due interventi, uno all’inizio e l’altro alla fine... sempre che mi eleggiate». È difficile parlare due volte in tre giorni. In attesa del discorso di Fini, che parla oggi alle 12.30, il Cavaliere divide la materia in due parti riservando il primo intervento all’analisi del passato e il secondo alle prospettive del futuro. «Oggi - ricorda il premier - si avvera un grande sogno, siamo il partito degli italiani liberi che vogliono restare liberi. I sondaggi, quelli veri, dicono che siamo al 43,2 per cento, ma noi vogliamo arrivare al 51 per cento. Gli italiani hanno condiviso il bipolarismo e ci auguriamo in prospettiva il bipartitismo». Poi, per un’ora e mezza, Berlusconi rifà la storia degli ultimi quindici anni, dal punto di vista di chi - più di qualunque altro - ha contribuito a plasmarla. Prima i valori e egli elementi fondanti del nuovo partito, con un rapido omaggio alle icone di De Gasperi e di don Sturzo. «Popolo e libertà - sottolinea - definiscono esattamente chi siamo, come dice il primo articolo della Costituzione».

    Costante, prima sottotraccia, poi aperta e virulenta, la polemica contro la sinistra: «La libertà - ricorda il Cavaliere - va difesa ogni giorno. Va custodita come una religione, la nostra religione laica. Qui sta la differenza tra noi e la sinistra: loro pensano che i cittadini debbano essere al servizio dello Stato. La concezione dello Stato della sinistra ci allontana dalla libertà e dalla civiltà. Per noi invece è lo Stato che deve essere servitore del cittadino». Già, i «comunisti», la sinistra, il suo vano mimetismo: «Nonostante i tanti camuffamenti negli anni, la sinistra non è mai cambiata sotto l'occhio benevolo e complice della assoluta maggioranza della stampa e delle loro proprietà azionarie, dei circoli intellettuali militanti, dei "salotti buoni" e delle loro ramificazioni all'estero. La sinistra monopolizza tuttora i talk-show mentre i nostri governi erano e sono impegnati a lavorare. I comunisti prendevano i soldi da Mosca e ora chiedano scusa agli italiani». Veltroni, ammette il Cavaliere, per un attimo aveva dato speranza. Niente da fare: «Ci era sembrato sincero, invece il Pd, che democratico ancora non è, non ha mai rotto con l'estremismo giustizialista e il conservatorismo della Cgil. Il Pd, in una crisi economica grave come quella attuale, continua a insultarci mentre noi stiamo agendo e anche per questo continua a perdere voti». Ecco perché, attacca il premier, «la sinistra sta uscendo di scena e non ha più un volto, la parola "sinistra" non piace più neanche a sinistra. Noi però continueremo ad aspettare pazienti l'arrivo di una vera socialdemocrazia nel nostro Paese». Ecco perché «siamo l’unico governo oggi possibile in Italia».

    Berlusconi non dimentica ovviamente di rendere omaggio a chi ha compiuto con Fi il percorso di questi quindici anni. A Fini e a Bossi, entrambi presenti, applauditissimo il primo, oggetto di un applauso appena appena cortese il secondo. Al termine è ormai tempo di Tg e Berlusconi chiama sul palco tutti i contraenti del nuovo patto. I leader di An, Dca, nuovo Ps e chi più ne ha più ne metta. Fini non commenta con i giornalisti, fa filtrare una certa soddisfazione perché il Cavaliere non ha disegnato una «Fi allargata», ma è spesso apparso rigido e i suoi applausi non convintissimi.

    Fonte: Il Gazzettino - Andrea Bianchi | vai alla pagina

    Argomenti: Berlusconi, sinistra, pdl, partiti, Ppe, presidenzialismo | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 28 marzo 2009 da 861
    Caro Silvio, sarebbe bello credere a ciò che dici. Sarebbe bella la socialdemocrazia, intesa come unione della condivisione sociale e democratica, ma con te, puntualmente, tutto questo non si avvera. Non si capisce poi come fai a parlare di Costituzione, quando per primo l'hai aggirata e non si capisce come puoi parlare di «libertà custodita come una religione, la nostra religione laica». Anzitutto la frase non sta in piedi. Non è una semplice contraddizione in termini (o il "combinato disposto" come va di moda dire adesso). E' un vero e proprio prendere per il culo chi ti ascolta e ti crede. I filosofi, o forse, meglio i filologi, potrebbero parlare e dibattere di religione e laicità al contempo. Ma tu non sei né l'uno né l'altro. Sei una persona che è partita da un'accumulazione primaria di capitale fatta non da te. Per cui non sei nemmeno un imprenditore. Oltretutto il tuo governo è riuscito ad emanare una legge che mortifica la libertà di ogni singolo individuo che non è più nemmeno proprietario del suo fine vita. Sei il prototipo dell'italiano che va scomparendo e che pensa solo al proprio orticello. E questa crisi servirà a tutti gli italiani - di sinistra, di centro e di destra - per capire gli errori propri e i danni che vanno facendosi quando ascoltano ma non pensano o non sentono ciò che stai dicendo. Caro Silvio, la Democrazia è un'altra cosa.

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