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Berlusconi e il Pdl. «Un’autoapoteosi. Ma non una risposta alla crisi dell’Italia» - INTERVISTA
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(30 marzo 2009) - fonte: l'Unità - Federica Fantozzi - inserita il 30 marzo 2009 da 31
Il PdL? Un tritasassi ideologico del berlusconismo dove An sarà biodegradata in 15 giorni. Ma sul fronte laico Fini ha aperto una breccia». Pier Luigi Bersani analizza il nuovo partito dal punto di vista del Pd: «Al congresso dovremo organizzare il campo o ci sorbiremo a lungo le prediche del Cavaliere».
Che chiama «a raccolta il suo popolo» e sfida Franceschini a imitarlo alle Europee. Populista o avveduto?
«Berlusconi sa sempre ciò che fa, ma non sempre sta in una logica democratica piena. Nessun leader in Europa chiede un voto inutile e una preferenza ingannevole. È l’ennesima distorsione: i meccanismi democratici prevedono eletti, non bandiere».
Rivendica il rapporto senza mediazioni con gli elettori: il PdL «nasce dal popolo per il popolo». Cosa cambia rispetto a Forza Italia?
«Niente. Il congresso è stato un rito autocelebrativo, un’auto-apoteosi che è nelle corde eterne del berlusconismo. Non è qualcosa di nuovo per il Paese ma ha introdotto novità da non sottovalutare. Una: la vocazione maggioritaria che gli porterà spine».
Il partitone del 51% fa più paura agli alleati che all’opposizione?
«L’appello di Berlusconi è destinato a creare fibrillazioni con la Lega e l’Udc. La nascita del PdL porterà movimenti in politica ma la distanza dai problemi reali è siderale».
Annunciando la «terza ricostruzione» il premier ha ammesso la gravità della crisi. Una svolta realista?
«È la solita retorica: usciremo dalla crisi e sarà merito del governo. Un messaggio privo di rilievo per chi la vive già: operai, cassintegrati non hanno voce. Il premier ha annunciato una misura, un’iniziativa, una proposta, un atto, un gesto che incida sulla crisi? Nulla: solo parole».
Ha lanciato il premierato forte. Da solo se l’opposizione non collabora. Cosa farete?
«Anche qui, nessuna novità. Ha aggirato gli argomenti di Fini sia sulle riforme che sulla laicità dello Stato. Le riforme che gli interessano per rinsaldare i suoi poteri se le fa».
Qual è la posizione del Pd sulle riforme costituzionali?
«Anche noi vogliamo revisione del bicameralismo, rafforzamento dei poteri di bilanciamento e ammodernamento dei poteri del governo. Però Berlusconi va avanti a colpi di decreti e voti di fiducia ma si lamenta che gli impediscono di governare. È falso e mistificatorio».
Fini è stato coraggioso, un uomo di Stato come ha scritto Scalfari, o gioca una partita sua?
«Semplicemente ha intuito che per fare un partito conservatore di stampo europeo non si possono coltivare i riti di An né affidarsi al populismo. Fini insegue il profilo di una forza emancipata dalle arretratezze storiche e dall’ipoteca di Berlusconi. Tentativo intellettualmente apprezzabile ma in pratica velleitario: il leader ha fatto valere il predellino».
Non è detto che alla Camera la partita del testamento biologico non andrà diversamente che al Senato.
«Sì, su quel fronte Fini ha aperto una breccia. Ha fatto un’avance consapevole dell’aria che tira: nel centrodestra ci sono perplessità. Restare attaccati al sondino 15 anni per Quagliariello e Gasparri è un po’ esagerato».
Coglierete la sponda di An sul referendum sulla legge elettorale?
«È chiaro che ne uscirebbe una legge pessima, ma il testo Calderoli è due volte pessimo. Sarà l’occasione per il Pd di annunciare che legge vogliamo e, dopo le Europee, riflettere su come rappresentare un’alternativa alla cappa del berlusconismo».
Da ieri il PdL è realtà. Vi spaventa?
«Il loro abbrivio gli porterà problemi. C’è un troppo pieno. Detto questo, dobbiamo prendere atto che il sistema politico si evolve. Il nostro ruolo è crescere e organizzare il campo sennò ci sorbiremo a lungo le prediche del Cavaliere».
Significa: appuntamento al congresso? Per quale piattaforma?
«Una riflessione di fondo sul profilo politico e organizzativo che vogliamo dare al partito, sulla società, sulle alleanze, sulla costruzione di uno schieramento e rapporti di forza».
Tutti i ministri, da Berlusconi e Tremonti, hanno dedicato gli interventi ai guasti della sinistra. Un’ossessione?
«No, una tecnica connaturata al berlusconismo: ha bisogno del nemico per veicolare un messaggio ideologico».
Loro si ritengono post-ideologici..
«Macché. C’è un sistema concettuale e di pensiero che viene prima e a prescindere dall’azione di governo. E noi dobbiamo ribadire il nostro sistema ideologico: regole, civismo, uguaglianza. Esserne orgogliosi. Avere un programma non basta: la questione in gioco è culturale».
Cosa l’ha colpita della kermesse?
«I ragazzi sul palco. Berlusconi sta organizzando le truppe. Facce fresche in prima fila. È un tritasassi ideologico che assorbe tutto: An sarà biodegradata in 15 giorni».
Fonte: l'Unità - Federica Fantozzi | vai alla pagina » Segnala errori / abusi