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Dichiarazione di Marco PANNELLA

Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU  (Gruppo: ALDE) 


 

"Domanda e Risposta." - Intervista

  • (09 maggio 2008) - fonte: Left - Carlo Patrignani - inserita il 12 maggio 2008 da 31

    Mette le mani avanti, Marco Pannella «io non ho proprio fatto niente» ben sapendo che un'immediata scossa la garibaldina "Assemblea dei Mille", convocata con il liberal-socialista Mauro Del Bue (dal 2 al 4 maggio a Chianciano) prima della "Water­loo" elettorale del 13 e 14 e del 27 e 28 aprile, l’ha già prodotta: Massimo D'Alema ha bollato la scelta del Pd di andare "da soli" al voto "un errore" e anche per il futuro «con il 33 o il 37% non si va da nessuna parte».
    Ma se D'Alema queste cose le avesse dette otto mesi fa, ci saremmo risparmiati la sconfitta che è figlia dell'inadeguatezza del Pd.
    E forse ci sarebbe ancora il governo di Romano Prodi.
    I novisti del Pd avevano fretta di andare al voto come avevano fretta i reazionari, gli sfascisti di Berlusconi: e noi lì a difendere Prodi come gli ultimi giapponesi.
    E da ultimi giapponesi siete stati anche con Rutelli, lo farete con Valter Veltroni messo sotto accusa da D'A­lema e Bersani?
    L'abbiamo gia fatto: i rapporti col Pd ora sono solidi e di collaborazione, ciascuno nella sua autonomia. Per me la leadership di Walter non è in discussione per­ché questo non interessa. A Ru­telli è mancato quel 5% di Anto­nio Di Pietro: antropologicamente gli elettori dell'Idv sono più vicini al giustizialismo di Alemanno.
    Oggi mi interessa aiutare i liberali, i radicali, i socialisti, i laici chestanno nel Pdl, nella maggioranza berlusconiana, per portare avanti la rivoluzione liberale.
    Gianfranco Fini presidente delta Camera, Gianni Alemanno sindaco di Roma, per non dire dei fucili di Bossi: c'e una brutta aria in giro, c'e da aver paura?
    Ne ho cosi tanta di paura che me ne sto sotto le coperte, sto tremando tutto: è Berlusconi il grosso problema, il vero problema storico del nostro Paese, ecco perché bisogna aiutare, dar una mano a tutti i laici, i liberali, i so­cialisti, i radicali, che stanno di là.
    A sinistra si è ipotizzata una Epinay italiana per poter rifare un nuovo centrosinistra. E per il Mitterand italiano le speranze sono ripo­ste su Fausto Bertinotti e lo stesso D'Alema.
    Tante cose mi uniscono a Fausto: il progetto della Sinistra europea; la non-violenza, lo Stato di diritto, l'umanità femminile, la laicità...
    Però la struttura dell'Epinay ita­liana c'è già ed è la galassia radicale dove c'è spazio per tutti: e c'è la Rosa nel pugno che Mitterand mi regalò.
    Fausto ancora lo aspetto dopo averlo invitato a Chianciano, io non dispero, ma la cosa più importante è portare avanti la rivoluzione liberale.
    Eppure dopo l'intervento di Cesare Salvi a Chianciano è circolata l'ipotesi di una tua avance a costruire quel nuo­vo soggetto politico della sinistra...
    I Radicali ci sono da 54 anni e continuano a vivere nonostante tanti li vorrebbero morti: per l'alternativa a Berlusconi si deve pri­ma elaborare un programma chiaro con idee nuove per poi fare le aggregazioni: la Sa ha perso perché non c'era la politica, per­ché la battaglia vera non l'ha fatta con quella naturale durezza secondo la migliore tradizione: meglio un reazionario (Berlusconi) o un socialdemocratico (Veltroni)?
    A capo naturalmente del governo o di una grande metropoli.

    Fonte: Left - Carlo Patrignani | vai alla pagina
    Argomenti: governo, centrodestra, centrosinistra, voto, elezioni politiche 2008, pd, radicali, sindaco di Roma, opposizione | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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