Come verrà ripagato il Pnrr

I paesi membri dovranno direttamente restituire i prestiti, cosa che non avverrà con le sovvenzioni. Ma per finanziare il Pnrr c’è stato anche il ricorso al mercato libero, con titoli che verranno ripagati dall’Unione.

Definizione

I progetti compresi all’interno del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) vengono sostenuti principalmente dal recovery and resilience facility (Rrf, dispositivo di ripresa e resilienza), uno strumento finanziario che è stato istituito dall’Unione europea per sostenere gli investimenti del piano e per l’accesso degli stati membri ai fondi del Next generation Eu.

Il Rrf è stato finanziato attraverso due principali strumenti:

  • entrate tradizionali dell’Unione europea (contributi sull’Iva, ad esempio);
  • obbligazioni a titolo europeo.

L’Unione europea ha quindi inserito dei suoi titoli sul mercato libero, con condizioni più favorevoli rispetto ai titoli degli stati membri. Per questo motivo, l’Europa ha aumentato le risorse permanenti versate dai paesi. Si passa dall’1,4% del reddito nazionale lordo (Rnl) al 2%. Questo incremento cesserà nel momento in cui tutti i prestiti saranno ripagati e tutte le sovvenzioni saranno scadute.

Dal punto di vista degli stati, ci saranno dei pagamenti a seconda del tipo di finanziamento ricevuto. I singoli paesi possono infatti accedere ai fondi attraverso due strumenti finanziari:

  • i prestiti (grants);
  • le sovvenzioni (loans).

I secondi sono definiti “a fondo perduto”, ovvero sono capitali dei quali non verrà richiesta la restituzione ai governi nazionali. Chi invece ha beneficiato dei primi ha l’obbligo di ripagarli all’Unione europea, in un lasso di tempo che andrà dal 2028 al 2058. Sui prestiti questi si applica un tasso di interesse a condizioni agevolate.

Dati

Il piano Next Generation Eu comprende complessivamente 806,9 miliardi di euro, 723,8 di questi provengono dal Rrf: questo strumento è quello più corposo e compone il 90% delle risorse previste.

Come abbiamo detto, gli stati possono ottenere sia sovvenzioni che prestiti: i primi sono pari a 338 miliardi mentre le seconde circa 385,8 miliardi. La loro distribuzione è stata definita dai piani nazionali di ripresa e resilienza presentati dai singoli paesi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati commissione europea
(consultati: mercoledì 11 Ottobre 2023)

I paesi che hanno richiesto un prestito sono 7. Al primo posto figura l’Italia (122,6 miliardi di euro), seguita da Romania (14,92) , Grecia (12,73) e Polonia (11,51). Italia e Romania sono pure i due stati in cui la componente dei prestiti supera il 50%. Anche in questo caso l’Italia riporta il valore maggiore, con una composizione di circa il 64% delle risorse assegnate. Per quel che riguarda invece le sovvenzioni, gli stati che risultano beneficiari in maggior misura sono Spagna (69,51 miliardi di euro), Italia (68,9) e Francia (40,27).

Analisi

L’Italia è il paese per cui sono previsti più fondi e, più in particolare, è lo stato che ha richiesto la quota di prestito maggiore. Quindi avrà un certo onere rispetto agli altri stati per quel che riguarda il pagamento diretto del debito. Sul tema della quantità di risorse ottenute, si è aperto un dibattito negli scorsi mesi, anche in relazione alla situazione finanziaria del paese e alle prospettive di crescita. Questi introiti infatti dovrebbero aiutare il rilancio del paese in termini di servizi e produttività economica, livellando le differenze presenti all’interno dei territori della penisola e alla fine del periodo di attuazione dei progetti l’economia nazionale dovrebbe essere in grado di sostenere il pagamento dei debiti. Per questo è cruciale che gli interventi abbiano un reale impatto sui territori.

In questo scenario, è importante considerare anche le proposte di revisione del piano stesso. Tra le modifiche richieste, una parte riguarda la possibilità di accedere a crediti d’imposta alle industrie invece della distribuzione ai comuni che si occupano della gestione dei progetti. L’obiettivo è quello di facilitare l’esecuzione degli interventi. Il rischio però potrebbe essere quello di non permettere ai fondi di raggiungere le zone più critiche del paese: verrebbe quindi a meno la riduzione dei divari tra i territori, una delle priorità trasversali considerate nel Pnrr.

PROSSIMO POST