Nei mari e negli oceani si trovano milioni di tonnellate di plastica Ambiente

I mari, gli oceani e le zone costiere sono inquinati dai rifiuti umani, in primis dagli oggetti in plastica. Le coste mediterranee e adriatiche sono quelle più contaminate. Parallelamente, la produzione europea di rifiuti è in costante aumento.

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I rifiuti prodotti dagli esseri umani raggiungono ogni ecosistema e la loro presenza è attestata persino sul fondale della fossa delle Marianne, depressione oceanica profonda quasi 11.000 metri e uno dei luoghi più remoti e irraggiungibili della terra. I mari e gli oceani in particolare contengono già una grande quantità di rifiuti, che spesso si depositano anche negli ambienti costieri.

Si tratta di un fenomeno che ha conseguenze estremamente nocive per gli equilibri degli ecosistemi oceanici e marini e per le specie che li abitano, che spesso ingeriscono oggetti estranei o vi rimangono intrappolati. Ma a subirne le ripercussioni è anche la nostra salute, visto che attraverso la catena alimentare veniamo a contatto con una serie di agenti chimici i cui effetti nel medio e lungo termine sono ancora poco conosciuti.

Si tratta inoltre di un problema che, senza forti e immediate risposte politiche, è destinato a peggiorare. Come riporta il parlamento europeo, uno studio dimostra che nel 2050 potrebbero esserci più rifiuti in plastica che pesci nell’oceano. I materiali più problematici in questo contesto sono le plastiche monouso, che compongono bottigliette, posate usa e getta e sacchetti. Si stima che almeno 150 milioni di tonnellate di plastica si trovino oggi negli oceani, e ogni anno altri milioni fanno il loro triste ingresso.

49% dei rifiuti marini è composto da plastica usa e getta, secondo il parlamento europeo.

Nel 27% dei casi invece sono materiali che derivano dalla pesca, anch’essi in plastica. Appena nel 18% di tratta invece di materiali diversi dalla plastica.

I rifiuti spiaggiati in Italia

Spesso i rifiuti che dispersi nelle acque marine finiscono, a causa di maree e correnti, per ritrovarsi negli ambienti litoranei, spiaggiati.

In applicazione della direttiva europea sulla strategia marina per la salvaguardia degli ecosistemi marini, l’Italia conduce dal 2015 un monitoraggio dei rifiuti marini, inclusi anche quelli spiaggiati. Misurando in particolare la loro composizione, quantità e distribuzione sul litorale.

Meno di 20 rifiuti marini ogni 100 metri di costa è il valore massimo individuato a livello comunitario per definire il buono stato ambientale dell’habitat marino e costiero. Un traguardo che però risulta ambizioso, come evidenzia l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), soprattutto per i paesi dell’area mediterranea, che hanno riportato per gli anni 2015-2016 una densità molto superiore.

Nel triennio 2015-2017, la mediana dei rifiuti marini totali spiaggiati sui litorali italiani è stata pari a 415 rifiuti ogni 100 metri. Nel 2018 il valore è stato più elevato (462) mentre nel 2019 si è riavvicinato alla mediana degli anni precedenti.

413 rifiuti ogni 100 metri di costa in Italia nel 2019.

I valori si riferiscono rispettivamente ai rifiuti generati da oggetti di plastica monouso (Sup), dalla pesca e dall’acquacoltura (Fish), da borse e sacchetti di plastica (Bag) e dal fumo (Smoke). Viene riportato il numero di oggetti ritrovati in rapporto all’estensione dell’area costiera. I dati rappresentano il valore mediano del primo e del terzo quartile dell’anno di riferimento.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(consultati: lunedì 7 Agosto 2023)

L’Adriatico è il mare italiano dove sono stati ritrovati più rifiuti in rapporto all’estensione dell’area litoranea (in totale 547 oggetti ogni 100 metri), seguito dal Mediterraneo occidentale (525). Ultimo invece il mar Ionio con 229 oggetti ritrovati.

La tipologia di rifiuto più frequente è quella della plastica monouso, che ammonta al 25,3% dei rifiuti totali nel Mediterraneo occidentale, al 26,2% nello Ionio e nel Mediterraneo centrale e al 28,9% nell’Adriatico. In quest’ultimo, ci sono 158 oggetti di plastica ogni 100 metri di costa. Anche per quanto riguarda i rifiuti provenienti dalle attività di pesca i valori risultano molto più elevati nell’Adriatico rispetto agli altri mari italiani (43 oggetti contro i 9 di Mediterraneo occidentale e centrale). Meno marcate invece le differenze nel caso dei sacchetti di plastica, mentre i rifiuti derivanti dal fumo hanno una distribuzione simile alle altre categorie.

Il Mediterraneo è il mare europeo più inquinato di plastica.

Come riporta Ispra, le densità dei rifiuti totali riscontrate in Italia risultano marcatamente più elevate rispetto a quelle di altri mari europei. Per confrontare i valori, nel mar Baltico sono stati ritrovati 40 oggetti ogni 100 metri, nel mar Nero 106 e nel mare del nord 233. Secondo l’organo ambientale delle Nazioni unite (Unep), ogni giorno si depositano nel Mediterraneo 730 tonnellate di plastica. La concentrazione di micro-plastiche sulla superficie del mare supera in alcune zone i 64 milioni di particelle per chilometro quadrato.

In Europa si producono sempre più rifiuti in plastica

La penetrazione dei rifiuti umani negli ecosistemi più lontani e apparentemente irraggiungibili dipende in primo luogo dalla loro massiccia diffusione.

Ogni anno i paesi membri dell’Unione europea producono milioni di tonnellate di rifiuti composti di imballaggi in plastica, tra le principali forme di plastica monouso. Un dato che, inoltre, anziché calare risulta marcatamente in aumento. E che è solo molto marginalmente controbilanciato da un maggior ricorso alle pratiche di riciclo, oggi ferme in Europa a meno del 40%.

I dati si riferiscono ai rifiuti prodotti in Ue, in questo caso specificamente agli imballaggi in plastica, in termini assoluti. Il dato relativo al 2020 costituisce una stima.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: martedì 21 Marzo 2023)

Dal 2013 a oggi i rifiuti costituiti da imballaggi in plastica sono costantemente aumentati, fino a superare le 15 milioni di tonnellate (+25% tra 2010 e 2020). Ovvero quasi 35 chili l’anno per abitante, una cifra molto più alta rispetto ai 28 chili riportati nel 2010.

Con 2,2 milioni di tonnellate, l’Italia è il terzo paese Ue per contributo al totale, dopo Germania (3,3 milioni) e Francia (2,4). Rispetto alla situazione complessiva, ha registrato un aumento che però risulta più contenuto. Considerando invece i kg pro capite, al primo posto si trova l’Irlanda, con un valore pari a 61,5. Da questo punto di vista l’Italia è ottava in Ue, con poco più di 37 kg pro capite – un dato superiore alla media di più di 2 kg. Circa il 44% di questi rifiuti viene riciclato, in questo caso più del valore medio europeo (38%).

Foto: Angela Compagnonelicenza

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