L’Italia è il paese Ue dove i neolaureati faticano di più a trovare lavoro Europa

Capire la condizione dei neolaureati è importante per ridurre i divari ma anche per sostenere la crescita economica. L’Italia è il paese Ue con meno laureati occupati (65,2%), mentre in Lussemburgo il dato supera il 93%.

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Avere accesso a una buona istruzione è di importanza cruciale per l’individuo: oltre a comprendere maggiormente il mondo e le relazioni, permette di sviluppare quelle capacità che un giorno saranno necessarie per trovare un’occupazione all’interno del mondo del lavoro.

In un quadro educativo in cui è sempre più fondamentale insegnare l’importanza dell’apprendimento permanente a qualsiasi età, le università continuano a giocare un ruolo importante per garantire un’occupazione. A livello europeo, ci sono delle iniziative per sostenere e indirizzare l’ambito dell’istruzione superiore per fornire le competenze che sono direttamente spendibili sul mercato del lavoro.

È importante capire quanto la laurea aiuta i giovani a trovare lavoro.

In particolare, è bene valutare quanto la laurea consenta ai più giovani di ottenere un’occupazione. Secondo la banca mondiale, la recente crisi pandemica ha inasprito ulteriormente le disuguaglianze economiche già presenti tra le economie globali. Sono quindi necessarie delle azioni sul lungo periodo per garantire un accesso all’occupazione produttiva: maggiore è il tempo passato senza un lavoro, più è difficile rientrare all’interno di questo mondo. Per capire come muta l’accesso occupazionale dei giovani neolaureati è importante monitorare frequentemente questo fenomeno.

Quanti sono in Europa i giovani occupati con una laurea

Eurostat mette a disposizione dei dati relativi agli europei che hanno un’età compresa tra i 20 e i 34 anni e che hanno trovato lavoro in un periodo compreso tra un anno e tre anni successivi al conseguimento del titolo di studio più alto. Sono quindi compresi i lavoratori che sono in possesso di una laurea sia triennale che magistrale ma anche coloro che hanno ottenuto un titolo di scuola superiore al di fuori del percorso dell’obbligo. Non è facile stabilire l’incidenza di questi ultimi dal momento che i dati sono solo disponibili in forma aggregata. Nel presentare questi dati però l’istituto statistico europeo considera comunque trascurabile l’incidenza di questa categoria parlando di neolaureati.

82,4% quota di neolaureati con età compresa tra 20 e 34 anni che risulta occupata (2022).

A livello europeo, circa 8 giovani in possesso di laurea su 10 hanno ottenuto un’occupazione in una fascia di tempo che va da 1 a 3 anni dal conseguimento del titolo di studio più alto. Si tratta però di un dato che varia significativamente da paese a paese.

Il dato rappresenta la divisione dei giovani occupati (20-34 anni) dopo un percorso di educazione almeno pari al terzo livello isced (scuola secondaria superiore). Sono quindi compresi sia i neolaureati che i neodiplomati che sono rientrati dall’uscita precoce dal sistema scolastico ma l’incidenza di questo ultimo gruppo è considerata trascurabile. Sono considerati i lavoratori europei che hanno conseguito il titolo tra 1 e 3 anni precedenti alla rilevazione.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(consultati: lunedì 4 Settembre 2023)

Tra gli stati membri, l’occupazione più alta si registra in Lussemburgo, dove il 93,4% dei lavoratori che hanno ottenuto recentemente il titolo ha un posto di lavoro. Seguono Paesi Bassi (92,9%), Germania (92,2%) e Malta (90,8%). I paesi che invece riportano l’incidenza minore sono Romania (69,9%), Grecia (66,1%) e Italia (65,2%).

Il dato rappresenta la divisione dei giovani occupati (20-34 anni) dopo un percorso di educazione almeno pari all’istruzione secondaria superiore (livello 3 isced). Sono quindi compresi sia i neolaureati che i neodiplomati che sono rientrati dall’uscita precoce dal sistema scolastico ma l’incidenza di questo ultimo gruppo è considerata trascurabile. Sono considerati i lavoratori europei che hanno conseguito il titolo tra 1 e 3 anni precedenti alla rilevazione.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(consultati: lunedì 4 Settembre 2023)

I dati sono coerenti con l’andamento generale dell’economia, con un aumento del tasso di occupazione fino al 2019. In quell’anno, l’80,9% dei giovani europei che hanno conseguito il titolo entro i tre anni precedenti risulta occupato. Si assiste a un calo nel 2020 in seguito all’emergenza sanitaria, a cui segue una crescita negli anni successivi fino ad oltrepassare i livelli pre pandemici. Nel 2022 si raggiunge l’82,4%.

C’è un divario di genere ma si sta riducendo.

Vi sono però delle differenze in base al genere. Il tasso di occupazione è infatti sempre maggiore tra i maschi, con differenze che però vanno appiattendosi lungo il corso degli anni. Nel 2019 infatti la differenza era pari a 4,7 punti percentuali, la maggiore nel periodo considerato. Questo dato è in calo fino a raggiungere i 2,2 punti percentuali nel 2022, l’anno che registra il valore minore.

Questo divario può essere spiegato dalla natura differente degli studi intrapresi da uomini e donne: il settore più tecnico dell’ingegneria, della manifattura e delle costruzioni vede, a livello di istruzione terziaria, una larga maggioranza di uomini iscritti a percorsi di formazione (73,1%) mentre in altri campi come quello della salute, quello economico o legale è maggiore l’incidenza femminile. Questi ambiti sono legati a differenti esigenze di mercato a livello di domanda.

Foto: Samuele Gigliolicenza

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