In Ue le donne sono più esposte alla povertà Europa

La parità di genere è uno degli obiettivi fondamentali promossi dalle istituzioni europee. Negli anni però il divario retributivo si è ridotto appena, e le donne sono tuttora significativamente più esposte a povertà e esclusione sociale.

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Nonostante le numerose politiche in favore della parità di genere, ancora oggi in Europa le donne guadagnano meno degli uomini. Un divario che varia sensibilmente tra i vari paesi membri e anche tra i lavoratori più o meno giovani.

L’Europa è ancora lontana da un’effettiva parità tra i sessi

È dal 1957, con il trattato di Roma, che l’Unione europea ha adottato il principio di pari retribuzione per pari lavoro.

Ciascuno Stato membro assicura l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore.

Eppure, anche a fronte di un progressivo allargamento del dibattito sull’uguaglianza di genere che è andato a coprire via via sempre più temi di riflessione, questo traguardo così fondamentale ancora non è ancora stato raggiunto. Stando all’ultimo aggiornamento relativo al 2019, le donne ancora guadagnano meno degli uomini.

14,1% il divario retributivo (come salario lordo orario) di genere nei paesi dell’Ue-27.

Si tratta di un dato fortemente variabile all’interno dell’Unione, con alcuni paesi in cui supera il 20% e altri in cui invece si attesta su cifre inferiori al 5%.

I dati si riferiscono alla differenza di salario lordo orario tra uomini e donne, indicata come percentuale sul salario orario medio maschile, e riguardano le persone impiegate in aziende (pubbliche e private) con più di 10 dipendenti. Non sono disponibili i dati di Irlanda e Grecia per il 2019.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: lunedì 14 Febbraio 2022)

Estonia e Lettonia, in particolare, sono i primi paesi Ue per disparità salariale oraria tra uomini e donne, pari rispettivamente al 21,7% e al 21,2%. Seguono sotto questo aspetto i paesi dell'Europa centrale, Austria (19,9%), Repubblica Ceca e Germania (entrambe a quota 19,2%), Slovacchia (18,4%) e Ungheria (18,2%).

Mentre in Lussemburgo, il paese europeo con il divario più contenuto, la cifra si abbassa a 1,3%. Segue la Romania, con una disparità salariale pari appena al 3,3% e l'Italia (4,7%).

I dati sul divario retributivo di genere vanno interpretati con attenzione.

Si tratta però di dati da interpretare con una certa accortezza, visto che oltre al salario ci sono altri fattori da considerare. Come il tasso di occupazione, mediamente più alto per gli uomini e la tendenza tra le donne a un maggiore ricorso al lavoro part-time. Quindi il divario più ridotto in alcuni paesi, tra cui il nostro, potrebbe essere spiegato almeno in parte dalla minoranza di donne che lavorano rispetto agli uomini.

Le donne sono più esposte a povertà e esclusione sociale

Questo divario a livello salariale ha conseguenze molto significative sulla vita delle donne. In primis le espone maggiormente alla povertà e all'esclusione sociale. Le linee guida Ue definiscono il rischio di povertà come la condizione in cui si guadagna un salario inferiore al 60% del salario mediano del paese in cui si vive.

The at-risk-of-poverty rate is the share of people with an equivalised disposable income (after social transfer) below the at-risk-of-poverty threshold, which is set at 60% of the national median equivalised disposable income after social transfers.

Lo scarto tra uomini e donne ha registrato un lieve miglioramento, ma dal 2015 ha ripreso a peggiorare.

A partire dal 2010, il divario tra uomini e donne rispetto all'esposizione a povertà e esclusione sociale ha iniziato a rimarginarsi. Si è trattato però di un processo dai ritmi molto lenti. In 10 anni, la disparità si è infatti ridotta di appena 0,3 punti percentuali, passando da un divario di 2,7 punti nel 2010 a uno di 2,4 nel 2019. Peraltro con una recente inversione di tendenza. Mentre infatti nel 2015 la differenza era scesa a 1,6 punti percentuali, negli anni successivi questa cifra ha ripreso a salire, ritornando, nel 2019, ai livelli del 2012.

I dati sono riferiti alle persone di età oltre i 16 anni, nei paesi dell’Ue-28.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: venerdì 11 Febbraio 2022)

In generale, il tasso di esposizione a povertà e esclusione sociale ha registrato un calo negli ultimi anni, seppur contenuto, ma il miglioramento ha riguardato soprattutto gli uomini (-2,1 punti percentuali, passando dal 21,7% nel 2010 al 19,6% nel 2019).

Nel 2019, il 22% delle donne è esposto a povertà e esclusione sociale, mentre tra gli uomini lo è il 19,6%. Uno scarto che sale poi ulteriormente se consideriamo solo le persone di età superiore ai 65 anni.

Anche in questo caso si è registrata una graduale riduzione negli anni, ma ancora una volta si è trattato di un miglioramento di entità piuttosto contenuta - si è infatti passati da 6,4 punti percentuali di differenza nel 2010 a 5,3 nel 2019. Una contrazione pari ad appena 1,1 punti percentuali.

5,3 punti percentuali di differenza tra uomini e donne di più di 65 anni, per esposizione a povertà e esclusione sociale (2019).

I dati sono riferiti alle persone di più di 65 anni, nei paesi dell’Ue-28.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: venerdì 11 Febbraio 2022)

Anche in questo caso il 2015 è stato l'anno in cui la disparità tra uomini e donne si è ridotta maggiormente, arrivando a 5 punti percentuali. Ma negli anni successivi ha ripreso ad aumentare (5,6 punti nel 2016), pur con un ritmo irregolare.

L'età risulta quindi essere un fattore determinante nella disparità di genere a livello economico e sociale.

 

Foto: Andreea Popa - licenza

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