In Italia continuano a diminuire le nascite #conibambini

Nel 2024 sono scesi a 370mila i nuovi nati nel paese, circa 10mila in meno rispetto al 2023. Anche per cause strutturali, gli anni recenti hanno segnato nuovi record di denatalità, con implicazioni su politiche pubbliche e condizione dei territori.

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Non accenna a interrompersi il calo delle nascite in Italia. È quanto certificano gli ultimi dati disponibili recentemente pubblicati da Istat. Nel 2024 infatti i nuovi nati sono stati circa 370mila, cioè 10mila in meno rispetto al 2023, con una riduzione del 2,6% in un solo anno. Rispetto al 2008 il calo è addirittura di oltre 200mila nati. Vale a dire oltre un terzo in meno dell’anno che ha segnato il “picco” nella serie storica recente.

-206mila nati in Italia nel 2024 rispetto al 2008.

Un percorso di denatalità che ha in primo luogo cause strutturali: sono diminuiti i potenziali genitori, perché l’attuale generazione di adulti in età riproduttiva è meno numerosa di quelle precedenti. A questo si accompagna un minor tasso di fecondità rispetto al passato, che anche in questo caso ha raggiunto il minimo storico.

La fecondità, nel 2024, è stimata in 1,18 figli per donna, sotto quindi il valore osservato nel 2023 (1,20) e inferiore al precedente minimo storico di 1,19 figli per donna registrato nel 1995.

Abbiamo approfondito le possibili implicazioni di questa tendenza nelle politiche rivolte alla povertà educativa; nonché la dimensione nazionale e territoriale del progressivo calo delle nascite.

La dimensione della denatalità in Italia

In Italia nel 2024 sono nati circa 370mila bambini secondo le stime provvisorie rilasciate a fine marzo da Istat. Un calo del 2,6% rispetto all’anno precedente, con circa 10mila nuovi nati in meno.

Rispetto al 2008 parliamo di oltre 200mila nuovi nati in meno. Dai quasi 577mila di allora ai 370mila attuali, si tratta di un calo del 35,8% da quello che era stato un anno di relativo picco per la serie storica recente. Il grafico mostra chiaramente la tendenza alla decrescita negli ultimi 15 anni.

FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: lunedì 31 Marzo 2025)

Le cause di questo declino sono di due tipi. Vi sono in primo luogo ragioni strutturali, collegate alla situazione demografica della popolazione residente in Italia.

La tendenza al calo delle nascite non è infatti un fenomeno nuovo e ha avuto un impatto sulla diversa numerosità delle generazioni. Risalendo indietro nella serie storica si osserva come fossero circa un milione i nati all’anno verso la metà degli anni ’60. Dopo il picco di quel periodo (definito baby boom), il numero di nati – pur in calo – ha continuato a superare gli 800mila all’anno fino alla fine degli anni ’70.

La struttura demografica contribuisce a spiegare il calo della natalità.

Da allora il trend discendente è stato piuttosto nitido: a metà degli anni ’80 i nuovi nati erano scesi sotto la soglia dei 600mila annui e poi sotto i 550mila nei ’90. Solo dopo i 2000, per l’apporto delle donne con cittadinanza straniera, il numero è tornato a crescere, fino al già citato picco demografico del 2008. Da allora il calo è stato costante.

Questa propensione di lungo periodo ha modificato la struttura demografica del paese: con la progressiva uscita dall’età riproduttiva dei cosiddetti baby boomers, la ridotta numerosità delle generazioni successive ha reso strutturale la tendenza al calo delle nascite.

La rilevanza dell’aspetto strutturale è ben evidente: considerando che la popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (15- 49 anni) è passata da 14,3 milioni di unità al 1° gennaio 1995 a 11,4 milioni al 1° gennaio 2025. Gli uomini nella stessa fascia di età, pari a 14,5 milioni trenta anni fa, sono oggi circa 11,9 milioni. In tali condizioni, nel 1995, con una fecondità solo poco superiore a quella odierna di 1,18 figli per donna, le coppie misero comunque al mondo 526mila bambini, ossia 156mila in più di quelli nati nel 2024.

A questo si aggiunga che – come si vede dai dati più recenti, seppur ancora provvisori – la fecondità è comunque in diminuzione, e nel 2024 ha superato il minimo storico registrato nel 1995: 1,18 figli per donna residente, in ulteriore flessione rispetto agli 1,20 del 2023 e agli 1,24 del 2022.

Cosa implica questa tendenza nelle politiche per i minori

È proprio su questa parte non strutturale del fenomeno che devono concentrarsi gli sforzi delle politiche pubbliche nel facilitare la genitorialità, anche attraverso l’attivazione delle tutele e dei servizi per la prima infanzia.

Come abbiamo avuto modo di raccontare in passato, circa una donna su 5 fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità. Nel contesto europeo, il nostro paese è tra quelli con il minor tasso di occupazione tra le madri, anche in ragione di una diffusione di asili nido e servizi per la prima infanzia fortemente disomogenea sul territorio nazionale. Oggi è soprattutto nei comuni con più disparità di genere nell’occupazione che i servizi per l’infanzia risultano maggiormente carenti.

Il calo delle nascite rischia di comportare una riduzione della priorità attribuita ai minori nel nostro paese.

Incentivi in questa direzione potrebbero almeno contribuire rispetto alla parte non strutturale del fenomeno, nel tentativo di mitigare la tendenza al declino delle nascite in corso. Una questione che è importante tenere viva nel dibattito pubblico: il rischio infatti è che il calo delle nascite e dei minori residenti in Italia comporti anche una minore percezione dell’importanza dei bambini e delle famiglie nelle politiche pubbliche, nazionali e locali.

In una tendenza complessiva al calo delle nascite, la situazione infatti oggi appare molto differenziata nei diversi territori.

La situazione delle nascite sui territori

Nel 2024, il tasso di natalità è stato di 6,3 nati ogni mille residenti, in calo rispetto ai 6,4 registrati nel 2023 e ai 6,7 del 2022.

Rispetto al pre-Covid, tra il 2019 e l’ultimo anno consolidato (il 2023) il calo è stato ancora più dirompente. Dai 7 ai 6,4 nati ogni mille residenti. In termini assoluti significa oltre 40mila nati in meno rispetto a quell’anno: dalle 420mila nascite registrate nel 2019 a meno di 380mila oggi.

-9,6% i nati in Italia tra l’ultimo anno prima del Covid e il 2023.

Attraverso i dati sulle nascite a livello locale, è possibile ricostruire la tendenza al declino demografico sul territorio nazionale. La regione Sardegna, insieme alla Basilicata, è l’area del paese maggiormente colpita dal fenomeno negli ultimi anni. Nell’isola, i nati sono passati da quasi novemila nel 2019 a circa 7.200 nel 2023 (in media -18,2%). Cali attorno al 15% anche in Basilicata, Umbria e Valle d’Aosta. Nessuna regione italiana mostra una tendenza di segno diverso rispetto a quanto rilevato a livello nazionale.

A livello locale, Gorizia è invece l’unica provincia in Italia dove il numero di nati tra 2019 e 2023 non è diminuito, passando nel periodo da 845 a 918 nati. Il dato resta tutto sommato stabile, sebbene in leggera diminuzione, anche nel casertano (con un calo nel periodo considerato dello 0,5%).

FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(consultati: martedì 29 Aprile 2025)

Al contrario, si registrano cali vicini al 20% in diverse province sarde (Sud Sardegna, Sassari, Nuoro, Cagliari); soglia superata nel territorio di Isernia (-21,6% di nuovi nati tra 2019 e 2023). Anche altre province, nel mezzogiorno e non solo, superano ampiamente la media nazionale. Tra queste si possono citare Pescara (-15,5%), Potenza, Perugia, Lucca (-15%) e Matera (14,8%).

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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La variazione percentuale del numero di nuovi nati tra 2019 e 2023 è stata elaborata a partire da dati di fonte Istat.

Foto: Freepik (licenza)

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