Il clima inospitale nelle città con sindaci anti-immigrazione Stranieri

Una ricerca rivela che nei comuni italiani dove governa una coalizione di partiti anti-immigrazione scatta un “effetto inospitalità” che influenza sulla scelta degli stranieri di rimanere in quei territori. Anche in assenza di politiche discriminatorie si genera un clima meno accogliente.

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Nei comuni italiani dove viene eletto un sindaco sostenuto da una coalizione composta anche da partiti anti-immigrazione scatta un “effetto inospitalità“, che influenza la scelta dei cittadini stranieri di vivere in quei territori.

È questo, in estrema sintesi, uno dei risultati più rilevanti dello studio “Atti o parole? L’influenza locale dei partiti anti-immigrati sui flussi degli stranieri”, condotto dai ricercatori Augusto Cerqua e Federico Zampollo e pubblicato sulla rivista European Journal of Political Economy.

È sufficiente la propaganda

La ricerca prende in considerazione oltre 2mila elezioni amministrative avvenute in Italia dal 2000 al 2018 in 1.652 comuni, pari a circa il 21% del totale del paese.

2.669 elezioni comunali considerate nello studio, avvenute dal 2000 al 2018.

Su queste tornate elettorali sono stati individuati i partiti politici anti-immigrazione sulla base delle valutazioni del chapel hill expert survey (Ches), un’organizzazione internazionale di esperti che stima il posizionamento dei partiti su ideologie e questioni politiche in tutto il mondo.

Successivamente Cerqua e Zampollo hanno analizzato le elezioni comunali in cui questi partiti – che negli anni più recenti sono stati rappresentati principalmente da Lega e Fratelli d’Italia – hanno contribuito all’elezione del sindaco. 

In questo modo è stato rilevato che la presenza di un’amministrazione comunale guidata da partiti anti-immigrazione ha un impatto reale sulla decisione di vivere o lasciare quel territorio da parte di cittadini stranieri.

Questo, tuttavia, avviene solo negli anni più recenti, dal 2014 al 2018, ossia a partire dalla cosiddetta “crisi europea dei migranti”. Il periodo in cui è esplosa la propaganda anti-immigrazione e il tema è diventato uno dei più discussi e divisivi nelle agende politiche e nel dibattito pubblico.

Tuttavia, la “freddezza” di alcuni territori nei confronti della popolazione straniera non sarebbe dovuta ad atti amministrativi o politiche locali discriminatorie, quanto alla percezione degli stranieri di un ambiente reso meno ospitale dalla propaganda anti-immigrazione.

Questo risultato non sembra essere dovuto all’attuazione di politiche locali che favoriscono direttamente la popolazione autoctona, quanto piuttosto alla percezione da parte degli stranieri di un ambiente meno ospitale, generata da una più marcata strumentalizzazione politica della questione, che porta allo sviluppo di un clima generalmente inospitale nei comuni guidati da una coalizione anti-immigrati.

D’altro canto abbiamo già raccontato di quanto gli italiani sovrastimino la presenza di stranieri nel nostro paese.

31% la quota di stranieri sulla popolazione totale nella percezione degli italiani, secondo uno studio di Ipsos del 2019. In realtà gli stranieri rappresentano meno del 9% della popolazione.

La propaganda anti-immigrazione, insomma, contribuisce a costruire una percezione distorta della realtà. Negli ultimi anni questo è accaduto anche nei singoli territori del paese, come si afferma anche nello studio su citato.

La diffusione dei centri di accoglienza

La costruzione di questo clima d’odio si riscontra anche quando parliamo di richiedenti asilo e rifugiati, che rappresentano una parte ultra-minoritaria degli stranieri in Italia. 

Infatti, nonostante media e cittadini tendano spesso a confondere il cittadino straniero con il richiedente asilo, nel 2021 le richieste di asilo erano poco più di 56mila, a fronte di 5,2 milioni di stranieri residenti nel paese.

56.388 domande di asilo inoltrate nel 2021 in Italia.

Da anni monitoriamo il sistema dell’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Italia, anche attraverso la piattaforma interattiva Centri d’Italia, lanciata con ActionAid Italia lo scorso febbraio.

Attraverso questo monitoraggio possiamo analizzare i territori comunali all’interno dei quali sorgono centri di accoglienza, rilevando che se nel 2018 in Italia i comuni interessati da centri erano il 38,5% del totale, questa percentuale è scesa al 25% a fine 2020.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Centri d’Italia
(ultimo aggiornamento: venerdì 4 Febbraio 2022)

Il calo di comuni coinvolti nell’accoglienza è certamente dovuto a una riduzione generale delle presenze di richiedenti asilo e rifugiati, ma anche probabilmente al clima di ostilità che talvolta si genera nelle comunità quando istituzioni sovracomunali (come la prefettura, nei casi di centri di accoglienza straordinaria) propongono l’apertura di un nuovo centro.

Le strutture per richiedenti asilo e rifugiati.
Esplora il sistema di accoglienza. Scarica i dati.
Le strutture per richiedenti asilo e rifugiati.
Esplora il sistema di accoglienza. Scarica i dati.

In questo senso, le notizie di proteste da parte di abitanti e partiti anti-immigrazione sono state numerose negli ultimi anni.

Eppure i comuni, attraverso il sistema di accoglienza e integrazione (Sai), potrebbero ospitare centri di accoglienza orientati all’inclusione sociale e all’orientamento lavorativo, con evidenti vantaggi sia sulle migliori condizioni di vita dei migranti presenti sul territorio che sulla percezione del fenomeno migratorio da parte delle comunità ospitanti.

Al contrario, come è stato evidenziato anche dalla ricerca di Cerqua e Zampollo, spesso si preferisce la propaganda alle politiche pubbliche, con l’effetto di generare una percezione distorta della realtà e quindi un contesto generalizzato di inospitalità.

Foto: Kilarov Zaneitlicenza

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