Il 2×1000 e la scelta del M5s Numeri alla mano

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I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Leggi l’approfondimento sul 2×1000 e la complessità organizzativa del M5s.

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le riforme del sistema del finanziamento pubblico alla politica intervenute nell’ultimo decennio. La prima è la legge 96 del 2012, durante il governo Monti, in cui fu dimezzato l’importo dei rimborsi elettorali (da 180 a circa 90 milioni di euro) e venne introdotto un sistema più rigido di controlli sulle rendicontazioni dei bilanci. La seconda è il decreto 149 del 2013 (governo Letta), che ha abolito i rimborsi elettorali sostituendoli con il 2×1000. È il contribuente che può scegliere se destinare una quota dell’Irpef a un partito anziché allo stato. Vai al glossario.

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le forze politiche ammesse al riparto del 2×1000 nel 2021. La richiesta del 2×1000 comporta l’iscrizione preliminare nel registro nazionale dei partiti politici riconosciuti. Ciò significa avere degli obblighi ulteriori rispetto a una qualsiasi associazione, ad esempio quello di uno statuto conforme a principi di democrazia interna. Obblighi che se non rispettati possono portare all’esclusione dai benefici dell’iscrizione, deliberata da una apposita commissione di garanzia. Vai al registro.

€ 18,9 mln

il valore del 2×1000 erogato nel 2020 alle forze politiche. Una cifra cresciuta negli ultimi anni (sono aumentati i contribuenti che lo utilizzano), ma molto più contenuta rispetto a quanto stanziato prima dei tagli. Di conseguenza i partiti politici hanno visto una contrazione drastica delle proprie entrate. A fronte di formazioni che perdono progressivamente rilevanza politica e risorse, si affacciano nel sistema politico una pluralità di organizzazioni diverse: fondazioni, associazioni, comitati, non sempre facili da tracciare. Inoltre, aumenta la rilevanza dei gruppi parlamentari, ancora titolari di un finanziamento pubblico cospicuo rispetto a quello ricevuto dai partiti attraverso il 2×1000. Mentre il finanziamento pubblico ai partiti è calato con l’abolizione dei rimborsi, quello ai gruppi è rimasto pressoché invariato. Modificando anche i rapporti di forza tra gli attori politici. Vai al grafico.

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i soggetti legati al M5s nel biennio 2019-20. È in questo quadro generale che va inserito il caso particolare del M5s. Il Movimento 5 stelle è in realtà costituito oggi da una galassia di comitati, associazioni, gruppi. Tra questi, due associazioni politiche omonime, una attualmente presieduta da Giuseppe Conte, l’altra da Beppe Grillo (storicamente depositaria del simbolo), entrambe con bilanci pari a 0 nel 2020. Quindi l’associazione omonima – che ci si aspetterebbe essere il soggetto più rilevante – ha in realtà bilanci privi di risorse. In parallelo, vi sono altri soggetti nell’alveo del movimento che svolgono attività politiche, come comitati per l’organizzazione di eventi e altri costituiti per la raccolta fondi in occasione delle elezioni. Si tratta di scelte consentite dalle regole esistenti, ma che chiaramente non agevolano il monitoraggio. Vai al grafico.

€ 14,4 mln

i contributi di camera e senato ai gruppi parlamentari del M5s nel 2020. Già solo questa cifra, se paragonata ai bilanci dell’associazione (pari a 0), consente di valutare i rapporti di forza interni. Ovviamente, va specificato che le risorse erogate ai gruppi sono finalizzate alle attività istituzionali. Un confine tuttavia storicamente labile: solo per fare un esempio è difficile porre una separazione netta tra la comunicazione istituzionale delle iniziative del gruppo in parlamento e quella più propriamente politica. Anche per questo motivo il controllo dei gruppi parlamentari assume un valore così rilevante per i leader politici. È forse anche in quest’ottica che può essere letta la scelta di richiedere il 2×1000 da parte dell’associazione presieduta da Giuseppe Conte. Vai al grafico.

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