I progetti inclusi ed esclusi dal Pnrr #OpenPNRR

Con l’ultimo aggiornamento di settembre, i progetti finanziati dal Pnrr non sono solo aumentati, com’è naturale che sia. Oltre mille interventi infatti non esistono più. Abbiamo cercato di ricostruire il quadro e di avanzare delle ipotesi.

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Lo scorso 8 settembre Italia domani ha pubblicato dei dataset di aggiornamento relativi ai progetti. Cioè le opere e gli interventi concreti finanziati da misure del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Come per i precedenti rilasci, abbiamo aggiornato a nostra volta la piattaforma OpenPNRR, con cui monitoriamo ogni aspetto del piano nazionale, inclusi i progetti. Dalla loro distribuzione sui territori alle risorse investite, dalle misure che li finanziano ai soggetti coinvolti.

Al di là dell’aumento del numero di progetti e delle risorse allocate, con questo ultimo aggiornamento è emersa una circostanza particolarmente interessante. Confrontando la base dati “nuova” con quella precedente, ci siamo resi conto che diversi progetti non risultano più inclusi tra quelli finanziati dal Pnrr. È come se da un aggiornamento all’altro fossero stati esclusi dal piano.

Partendo dal quadro complessivo, abbiamo provato ad approfondire questa fattispecie attraverso i dati a disposizione. Individuando i territori più coinvolti, le risorse in gioco e ipotizzando i motivi di questi sfasamenti.

L’aggiornamento dei dati

A settembre 2023 gli interventi finanziati, cioè selezionati tramite bandi e procedure di gara, superano i 200mila. Per un ammontare di risorse Pnrr pari a 120,35 miliardi di euro. Si tratta di poco più della metà (63%) dei 190,5 miliardi complessivi assegnati al piano italiano da Bruxelles.

219.837 progetti selezionati nell’ambito del Pnrr, distribuiti lungo tutto il territorio nazionale.

Come per i precedenti aggiornamenti, non sono ancora disponibili informazioni sullo stato di avanzamento di questi interventi. Potrebbero essere ancora da avviare, in corso o in alcuni casi completati.

I dati mostrano le risorse Pnrr legate a progetti selezionati nei comuni indicati. Molti progetti si estendono su più di un comune, ma poiché non è disponibile l’informazione sulla suddivisione del finanziamento, gli importi vengono contati interamente per ciascun territorio coinvolto.

FONTE: elaborazione e dati OpenPNRR
(pubblicati: venerdì 8 Settembre 2023)

Finora gli importi maggiori risultano, da un lato, quelli di grandi città e capoluoghi e dall’altro, quelli di piccoli comuni perlopiù situati nel sud e nelle isole.

Non ci sono divari territoriali nella distribuzione di risorse ai capoluoghi.

Ai primi posti troviamo Roma con 4,9 miliardi di euro, Milano e Napoli entrambe con 2,8 miliardi e Bologna e Bari con 1,7 miliardi ciascuna. Seguono altre città capoluogo di regione o di provincia, senza particolari distinzioni tra nord, centro e sud.

Insieme ai capoluoghi, spiccano per finanziamenti Pnrr alcuni territori più piccoli, con popolazioni tra i 20mila e i 50mila abitanti. Belpasso, in provincia di Catania, è il 15esimo comune per importo assegnato con 893 milioni di euro. Seguono altre due amministrazioni del catanese – Misterbianco con 873 milioni e Paternò con 795 – e una in provincia di Bari: Noicattaro, con 629 milioni.

Oltre alla distribuzione territoriale è interessante osservare i settori di intervento finora più toccati da questi 220mila progetti. La digitalizzazione è il principale, con circa 75mila interventi, seguito dai progetti su scuola, università e ricerca (49.501) e transizione ecologica (49.220). Con un divario più ampio troviamo anche i settori di impresa e lavoro (16.992) e cultura e turismo (9.017).

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Gli interventi che non esistono più

Come abbiamo anticipato, nel confrontare i dati precedentemente a disposizione, aggiornati a giugno, con quelli di settembre, ci siamo resi conto di una differenza singolare. Non abbiamo registrato solo un naturale aumento numerico – col tempo vengono completati più bandi pubblici e quindi selezionati più progetti – ma ci siamo accorti che 1.228 interventi non esistono più nella nuova base dati. Come se fossero stati stralciati o comunque in qualche modo esclusi dal Pnrr.

Dopo ulteriori analisi, abbiamo ricondotto 213 interventi (su 1.228) a progetti in realtà ancora esistenti nella base dati, ma che per variazioni di testo, importi o misura di appartenenza sono identificati in modo nuovo e diverso. Approfondendo ulteriormente, abbiamo notato che di questi 213, 54 sono in realtà dei “sotto interventi”. Cioè facevano parte insieme ad altri di opere più ampie, che continuano a essere incluse nei finanziamenti ma senza quegli specifici sotto interventi.

1.015 progetti non risultano più selezionati e finanziati dal Pnrr, con l’aggiornamento di settembre.

Escludendo queste due fattispecie, i progetti di cui effettivamente non c’è più traccia sono quindi poco più di un migliaio. Anche se non si tratta di una cifra elevata, è comunque utile indagare questo dato per approfondirne cause e implicazioni.

Nell’ultimo aggiornamento dei dataset sui progetti finanziati dal Pnrr, sono “scomparsi” 1.015 interventi. Oltre a quelli distribuiti a livello regionale e rappresentati nella mappa a livello di risorse, non risultano più anche 2 progetti ad ambito nazionale, per un ammontare di 30.516 euro.

FONTE: elaborazione e dati OpenPNRR
(ultimo aggiornamento: venerdì 8 Settembre 2023)

Stando alla base dati aggiornata, non sono più inclusi progetti per un ammontare complessivo di oltre 250 milioni di euro. La regione che registra una maggiore perdita di risorse Pnrr è la Puglia (-62 milioni €). Seguono con ampio distacco il Piemonte (-24,28), la Lombardia (-22,37) e il Veneto (-18,72).

Non sappiamo se questi progetti saranno realizzati.

Il fatto che il Pnrr non finanzi più questi interventi non significa che le istituzioni non possano trovare (o non abbiano già trovato) altre fonti da cui trarre le risorse necessarie. Abbiamo parlato di questa eventualità in un articolo precedente, riguardo i progetti che il governo aveva espressamente chiesto a Bruxelles di rimuovere dal piano nazionale. Richiesta che per altro la commissione europea sta ancora valutando.

Sul perché di tali proposte l’esecutivo aveva dato delle spiegazioni che, almeno in parte, possono aiutarci a ipotizzare i motivi per cui oltre mille interventi sono stati esclusi dalla base dati.

I vincoli del Pnrr

Sappiamo che la realizzazione del piano nazionale e il conseguente rilascio di risorse da parte dell’Unione europea sono vincolati a una serie di regole precise.

Altre fonti di finanziamento sono meno vincolanti.

In primis i tempi particolarmente serrati. L’articolo 18 del regolamento europeo sul Pnrr stabilisce infatti che tutti i lavori per i progetti finanziati debbano concludersi entro il 2026. Inoltre, in diversi passaggi del regolamento viene chiarita con forza la necessità che tutte le misure in agenda e tutti i progetti rispettino gli obiettivi europei sull’ambiente. In particolare il principio “non arrecare danno significativo”.

Nella proposta di revisione del piano, il governo aveva chiesto di stralciare numerosi progetti, proprio perché non sono in linea con tale principio e dunque rischiano di non superare il vaglio della commissione europea. Il motivo per cui non rispettano i criteri ambientali sarebbe, secondo quanto dichiarato anche dall’esecutivo, che sono stati ideati prima dell’avvio del Pnrr.

Si tratta per lo più di progetti in essere che sono confluiti nel PNRR […] Per tali progetti, in particolare, la maggiore problematica è rappresentata dal rispetto delle importanti condizionalità imposte dal Piano, che includono […] quelle riconducibili al principio del ‘Non Arrecare Danno Significativo’ (Do-No-Significant-Harm, DNSH).

Questa stessa spiegazione potrebbe applicarsi agli interventi “scomparsi” da un aggiornamento all’altro della base dati. Di fronte alla possibilità di ricorrere ad altre fonti di finanziamento, un soggetto attuatore potrebbe decidere di rinunciare ai fondi Pnrr, piuttosto che modificare il proprio progetto per adattarlo ai criteri ambientali. O rischiare di vederlo bocciato in fase di rendicontazione e non ricevere i fondi. Inoltre, ricorrere a finanziamenti alternativi al Pnrr potrebbe aiutare anche a superare la rigidità delle scadenze e l’obbligo di completamento dei lavori entro il 2026.

In altre parole – anche se occorre ribadire che si tratta di ipotesi – i criteri europei, considerati rigidi, potrebbero aver portato alcuni soggetti attuatori a rinunciare alle risorse Pnrr per finanziare i propri progetti con fonti alternative meno vincolanti.

Se la difficoltà di rispettare un cronoprogramma così serrato è almeno in parte comprensibile, fa quantomeno riflettere la numerosità – ammessa dallo stesso governo – di progetti che solo perché ideati prima del Pnrr non rispettano i criteri ambientali europei. E la possibilità effettiva di portarli comunque a termine con risorse meno vincolate al rispetto dell’ambiente.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: ShotShare da Getty Images Signature

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