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La fotografia che abbiamo presentato sullo stato della cooperazione italiana e dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps), mette in evidenza una serie di tendenze involutive che si riproducono in modo preoccupante da alcuni anni, certamente aggravate dalla congiuntura prodotta dalla crisi pandemica.

Alla vigilia di un fondamentale passaggio, come quello costituito dalla discussione e approvazione della nuova legge di bilancio, una svolta e un’inversione delle tendenze rispetto al declino e alla perdita di rilevanza politica è necessaria e irrimandabile, se non si vuole condannare il ruolo della cooperazione all’irrilevanza e con essa una parte qualificante delle politiche internazionali dell’Italia.

Queste alcune delle principali indicazioni e raccomandazioni.

La quantità delle risorse

Anche in recentissime dichiarazioni il ministro degli esteri e della cooperazione Di Maio si è impegnato ad “un aumento del 30% delle risorse Aps per il prossimo anno e del 50% nei prossimi anni, cosi da riportarci alla media dei paesi europei”. Ciò consentirebbe il certo raggiungimento dello 0,30% di Aps/Rnl già nel 2022. Si tratterebbe di recuperare, seppure in ritardo, l’obbiettivo intermedio mancato nel 2020.

Se questo impegno si realizzasse, sarebbe un segnale importante. Sarà possibile verificarlo in tempi brevi, già dall’ dall’approvazione della prossima legge di bilancio.

La qualità delle risorse

Assieme alla quantità la qualità e la trasparenza nell’uso delle risorse per l’Aps sono le condizioni determinanti per una vera svolta. Si deve trattare di risorse reali aggiuntive e non di una comparazione con la percentuale di una ricchezza nazionale che dopo essere andata a picco con la pandemia, solo ora mostra segni di ripresa. Accanto alla qualità la trasparenza rimane un problema fondamentale. Come chiediamo da anni la prossima legge di bilancio deve riflettere i fondi realmente destinati alla cooperazione rimuovendo gli importi eccessivi che ogni anno vengono attribuiti al ministro dell’interno per la gestione dei migranti e che solo in minima parte sono poi rendicontate all’Ocse come Aps.

Il ruolo del parlamento

Abbiamo più volte chiesto che il parlamento eserciti un effettivo ed efficace ruolo d’indirizzo e controllo per garantire la coerenza delle politiche della cooperazione italiana. Nel rapporto poniamo in evidenza il caso del dibattito sulle deliberazioni per le missioni internazionali che rappresenta nei temi e nella modalità una evidente contraddizione con la possibilità di esercitare questo ruolo da parte del Parlamento. Prima ancora che nel merito delle scelte, denunciamo che si tratta di una discussione e di un processo decisionale che costringe il parlamento a una ratifica a posteriori di scelte in gran parte già compiute. Le missioni internazionali riguardano aspetti rilevantissimi di politica internazionale, che hanno grande rilevanza e molteplici implicazioni con le politiche di cooperazione nella componente civile delle missioni. Chiediamo quindi che il processo che porta alla deliberazione da parte del consiglio dei ministri si completi nel primo mese dell’anno, o meglio ancora alla fine di quello precedente, per permettere al dibattito di svilupparsi in tempi congrui, garantendo ai parlamentari di svolgere ed esercitare a pieno le loro funzioni.

Il sistema della cooperazione

Infine in vista di un auspicabile aumento di risorse diventa essenziale garantire l’aumento delle capacità operative dell’intera struttura della cooperazione italiana a partire dall’agenzia della cooperazione (Aics). Per questo aspetto è assai preoccupante che non si sia realizzato il mancato allargamento dell’organico dell’agenzia, nonostante l’indizione del concorso di reclutamento sia avvenuto quasi un anno fa. Le capacità operative della cooperazione bilaterale, che vive uno stato di forte deperimento, rischiano in questo modo di esserne definitivamente compromesse.

 

Foto Credit: Oxfam Italia – Mahmoud Khattab, Quds Net News via ZUMA Wire_Shutterstock

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