Aumentano gli incidenti sul lavoro in Europa Europa

Gli infortuni sul luogo di lavoro possono essere invalidanti e talvolta anche avere esiti fatali. Come rilevano gli enti statistici, la portata del fenomeno può essere sottostimata a causa degli scarsi incentivi a denunciare.

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Il ritorno sul luogo di lavoro dopo le restrizioni legate alla pandemia ha determinato, almeno in parte, un incremento degli incidenti sul lavoro in Europa. Si tratta di tutti quegli infortuni che portano a un danno fisico o mentale durante l’esecuzione di un processo lavorativo oppure durante il tragitto tra la casa e il luogo di lavoro.

Le conseguenze di questi episodi possono essere particolarmente invalidanti per il lavoratore, forzandolo ad esempio a una disabilità permanente, a cambiare lavoro oppure a non poter più avere un’occupazione. Vanno quindi comunicati in modo tempestivo e il lavoratore o la famiglia hanno diritto a ricevere un indennizzo e un eventuale risarcimento, come definito in Italia dal decreto legislativo 81/2008.

Gli infortuni sul lavoro in Europa

A livello europeo, vengono registrati sia gli incidenti mortali che quelli con esito non fatale. I primi si definiscono quando il lavoratore muore entro l’anno solare in cui è stato registrato l’evento a causa di dinamiche legate allo stesso. Per i secondi invece si comprendono solo quelli che causano almeno 4 giorni di assenza dal luogo di lavoro.

2,88 milioni gli incidenti sul lavoro registrati in Europa nel 2021. Di questi, 3.347 sono fatali.

Tra il 2020 e i 2021 il dato degli incidenti è aumentato di 150.941 casi, un incremento pari al 5,5%. Questo in parte può essere spiegato dall’attenuarsi progressivo dell’emergenza sanitaria e il rientro degli occupati nelle sedi abituali di lavoro. Quelli mortali registrati sono invece 11 in meno (-0,3%).

Gli infortuni sul lavoro possono essere sottostimati.

Eurostat mette però in luce un aspetto importante legato a questi numeri che va tenuto in considerazione quando si analizzano. Non sempre il lavoratore è incentivato dal proprio stato a denunciare gli infortuni sul lavoro, a causa di sistemi di denuncia poco sviluppati, di leggi che non tutelano sufficientemente il lavoratore o da scarsi incentivi finanziari. Di conseguenza, potrebbero esserci dei problemi di under-reporting, ovvero di sottostima di questo fenomeno. È però una questione che riguarda principalmente gli eventi dall’esito non fatale, dal momento che gli incidenti mortali sono più difficili da nascondere o alterare.

1.516,43 infortuni non fatali ogni 100mila occupati in Ue nel 2021.

Per quel che riguarda gli incidenti fatali, si attestano a 1,76 casi ogni 100mila occupati. Sono comunque dati che variano molto tra i paesi europei.

I dati illustrano l’incidenza degli infortuni sul totale della popolazione occupata (ogni 100mila persone), per tutti i settori Nace. Sono indicati sia gli incidenti seri (ovvero che hanno causato un’assenza di 4 o più giorni) che quelli fatali. Come evidenzia Eurostat, laddove sono riportate cifre molto basse potrebbe esserci un problema di under-reporting.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(consultati: lunedì 6 Novembre 2023)

Per quel che riguarda gli infortuni severi sul lavoro, il paese con l’incidenza maggiore è la Francia (3.227,24 casi ogni 100mila occupati) a cui seguono Danimarca (2.814,35) e Portogallo (2.368,43). Sono tutti dati superiori alla media europea. Valori minori invece in Grecia (117,38), Bulgaria (79,51) e Romania (50,32).

Andando invece ad analizzare gli incidenti mortali, i tre paesi caratterizzati dalle cifre maggiori sono Lettonia (4,29 ogni 100mila lavoratori), Lituania (3,75) e Malta (3,34). Si registra invece l’incidenza minore in Finlandia (0,75), Grecia (0,58) e Paesi Bassi (0,33).

In questo scenario, l’Italia registra 1.209,49 casi di incidenti sul lavoro ogni 100mila occupati, 2,66 per quelli mortali. Nel primo caso, il valore è inferiore rispetto alla media europea mentre nel secondo è superiore.

La situazione delle regioni italiane

È possibile analizzare il dato italiano a livello regionale, con il rilascio più recente che fa riferimento all’anno successivo, il 2022. In questo caso, i dati sono relativi alle denunce, quindi le segnalazioni che sono state fatte dai lavoratori. In particolare, si considerano gli infortuni definiti, quelli per cui l’iter sanitario e amministrativo si dichiara concluso da parte dell’Inail. Quelli totali comprendono numerose casistiche:

  • positiva, ovvero l’attività lavorativa è riconosciuta come causa dell’infortunio che supera i 3 giorni di malattia;
  • negativa, quando il lavoro non è riconosciuto come motivo dell’incidente;
  • in franchigia, con episodi che non hanno determinato un’assenza lavorativa superiore ai tre giorni di lavoro nonostante sia riconosciuta un’inabilità temporanea;
  • in istruttoria nel caso in cui l’evento sia ancora in fase di accertamento.

Nel 2022 in Italia si registrano 703.423 denunce per infortunio sul lavoro, di cui 429.004 con esito positivo. Sono legate a eventi fatali 1.209 segnalazioni, 606 sono positive. È possibile considerare l’incidenza a livello regionale, calcolata ogni 100mila occupati.

I dati si riferiscono al numero di denunce (prima degli accertamenti) per infortunio (fatale e non), in termini assoluti. Il rapporto al numero di occupati (Istat 2021) è stato fatto per i casi postivi, ovvero denunce accertate e riconosciute dall’istituto. Laddove le cifre sono molto basse, nel caso degli incidenti non fatali, potrebbe esserci un problema di under-reporting.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Inail
(consultati: lunedì 6 Novembre 2023)

Le tre regioni italiane con l’incidenza di infortuni positivi sul lavoro maggiori sono Liguria (3.050,56 ogni 100mila occupati), provincia autonoma di Bolzano (2.722,27) e Veneto (2.484,48). Valori minori invece in Sardegna (1.343,30), Calabria (1.270,47) e Campania (1.179,92). Anche in questo caso, può essere sottostimato il fenomeno dal momento che non tutti denunciano. Inoltre, non è da sottovalutare l’incidenza di lavoro irregolare.

Per quel che riguarda invece gli incidenti mortali positivi, la Valle d’Aosta è il territorio in cui si registra il dato maggiore (9,29 ogni 100mila occupati), seguita dalla provincia autonoma di Bolzano (4,33) e dall’Umbria (4,11). È invece più bassa in Campania (1,88), Friuli-Venezia Giulia (1,79) e Abruzzo (1,50).

Foto: Aurelien Romainlicenza

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