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L’abbandono deliberato di esseri umani (per uso privato)
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(06 aprile 2011) - fonte: Il Fatto Quotidiano - inserita il 06 aprile 2011 da 31
Lampedusa: la vergogna che non si può vedere.Lampedusa è un’isola splendida e deserta, il giorno dopo. Le grandi navi che per due mesi non sono mai arrivate, alla fine, come in una fiaba, sono arrivate. Hanno portato via gli immigrati a migliaia per volta. È stato il giorno della rivolta dei bambini, lasciati soli e prigionieri in cima a una collina, mentre vedevano le navi allontanarsi, senza una voce o una spiegazione.
E finalmente oggi, è il giorno dopo, le grida degli abitanti disperati per l’invasione senza soccorsi, dei sopravvissuti dal mare che non potevano né restare né andar via, che l’abbandono preordinato stava trasformando in nemici e pericolo.
Ma adesso, per qualche ora, per qualche giorno, l’isola è un grande museo a cielo aperto, una mostra dal vero, strana e impressionante, che potrebbe avere un titolo semplice: “Stupidi e cattivi”. Non le vittime, che sono state insieme, per quattro insopportabili settimane, gli scampati, che si sono sentiti prima miracolati e poi in un incubo, e gli abitanti dell’isola, che non avrebbero mai immaginato un simile turpe gioco con i corpi e l’ingombro fisico degli scampati, usati contro di loro.
No, sto parlando del governo italiano, misera e pietosa coalizione di gente inutile però dannosa, che non ha visto, non ha capito e ha disonorato il Paese, facendolo apparire incapace e in preda al panico di fronte a una emergenza grande per la piccolissima isola, però minuscolo rispetto a un Paese fra i dieci più importanti del mondo.
Vi dico quel che si vede: su uno spiazzo molto grande di terra e di pietre inclinato verso il mare, c’è ancora una tendopoli da fine del mondo, migliaia e migliaia di rifugi contro il freddo e la pioggia fatti senza l’aiuto di nessuno, con un assemblaggio di rifiuti, di stracci, di bastoni, con le inferriate che mancano ai cancelli vicini di alcuni depositi, con tovaglie o coperte rubate e indurite dall’acqua e bruciate dal sole, piene di resti di un disgraziato passaggio umano che deve essere stato colmo di corpi e di disperazione.
C’è l’odore della miseria, il vuoto della paura, con vista su una impenetrabile e incomprensibile assenza di qualunque forma di guida, di decisione, di governo, che certi giorni avrà avuto la forza della allucinazione.
Se fosse possibile lasciare intatta quella collina (invece di ricostruirla, come accadrà, in una prossima Biennale d’arte, in qualche parte del mondo) resterebbe la documentazione di una accusa legittima e pesante: abbandono deliberato di esseri umani (gli abitanti di Lampedusa e i migranti scampati al mare) per uso privato (contributo versato da migliaia di persone agli interessi politici di un gruppo estraneo con lo scopo preciso di portare allo scontro per troppa disperazione).
Il gruppo estraneo è la Lega Nord, che ha infettato con la sua follia da respingimento in mare una parte di italiani confusi dalle contraddizioni, stremati dal non governo, costretti al numero comico del padrone troppo sfasato con la storia e troppo ricco che, come soluzione, viene a portare a Lampedusa un casinò e a comprare una villa (che, finito lo spettacolo, non compra).
Che documento televisivo sarebbe stato sovrapporre al discorso stralunato di Berlusconi le immagini della tendopoli disperata, vissuta come fine della vita nell’immondizia, e indicata come accampamento di forze nemiche pronte a quell’attacco finale tante volte predicato con furore da menti oscurate (Bossi, Borghezio) però rese potenti, con uno spazio esclusivo di dominio garantito dal servo-padrone che paga qualunque prezzo (nel suo giro la reputazione non conta), pur di tenersi la Lega accanto.
Quando lunedì 4 aprile sono arrivato a Lampedusa, avevo preannunciato e spiegato a Prefettura e Carabinieri: due deputati (Andrea Sarubbi e io), che pure sono autorizzati dalla Costituzione a qualunque visita improvvisa a luoghi di detenzione e a strutture di dubbia natura giuridica (prigionia o protezione) come i cosiddetti “centri di accoglienza” e quelli, comunque peggiori, detti “di identificazione e di espulsione” (entrambi senza leggi o regolamenti o rapporto con il rispetto dei diritti umani) tutto era predisposto per la nostra visita, compresa la cordialità competente di chi ci ha accolto.
Ma nel Paese del presunto federalismo, disgraziatamente avallato finora anche dal Pd, niente, nell’isola di Lampedusa, dipende da Lampedusa, o dalla Provincia di Agrigento, o dalla Regione. In auto, mentre stavamo andando a incontrare gli immigrati arrivati nella notte (da 300 a 900, le notizie, in questa Repubblica democratica, viaggiano solo per sentito dire) la telefonata che ci ha fermati è giunta “dal Gabinetto del ministro dell’Interno”, come ci hanno detto con immenso imbarazzo il funzionario della prefettura e i Carabinieri che, conoscendo la legge e i diritti di un deputato, ci stavano facilitando tutto.
L’espressione usata, e riferita, era “divieto assoluto sull’isola anche se trattasi di parlamentari”. In quel momento soltanto due parlamentari (Pd) erano presenti a Lampedusa, con una visita deliberatamente preannunciata.
Maroni, il quadrumviro leghista che nel tempo libero dagli impegni di partito padano (oscura definizione del suo partito che, invece che alla Narnia si ispira alla Padania) fa il ministro dell’Interno della Repubblica italiana, non è tipo da imbarazzarsi. Non si è imbarazzato per il fatto di sapere prima e per tempo della nostra visita, con tutto il tempo di parlarne direttamente con gli interessati. Non si è imbarazzato del fatto che quella stessa mattina il deputato Pdl Fontana era andato su e giù per Lampedusa come e dove voleva, con visite ai luoghi “assolutamente proibiti” per altri membri del Parlamento. E non si imbarazza a non farsi vedere nel giorno e nell’ora che risultano nel calendario pubblico e ufficiale della Camera (martedì 5 aprile, ore 10).
Infatti gli basta scomparire per non dover rispondere della nostra “assoluta” esclusione. E lo fa con la disinvoltura maleducata verso il Parlamento che è ormai un marchio di fabbrica dei ministri Bossi-Berlusconi in questa legislatura.
Eppure c’è un senso, sia pure primitivo e alquanto disumano in questa strategia, che rimbalza fra il clown finto giocoso e finto benevolo, e il boss leghista, stretto osservante di leggi inventate che hanno creato un enorme problema umano. Credo si possa riassumere e spiegare così:
1) È necessario creare la finta divisione fra “clandestini” e “profughi”. Una legge senza fondamenti giuridici già preparata in proposito e incostituzionale ha inventato il reato di clandestinità. Il reato consente di definire “criminali” i presunti colpevoli. Chi si offre per ospitare “criminali”? E con le parole si diffonde meglio la paura.
2) Ma occorrono i fatti. Questi tunisini sono troppo europei, parlano francese, si spiegano in italiano e fra loro puoi trovare dei laureati. Imbarazzante per Bossi e per il figlio di Bossi, dato il loro curriculum scolastico. Bisogna che diventino bestie da temere. Basteranno venti giorni di navi che ci sono ma non arrivano, di luoghi dove mandarli che non si trovano, di piani che non esistono, di incapacità di trattare (o anche solo di farsi rispettare) con il presidente francese o anche solo con il governo provvisorio tunisino? Intanto proviamo, a spese della paura di Lampedusa e del terrore dei migranti.
3) Bisogna riconoscere a Maroni il merito, non proprio umanitario, di avere resistito nel prolungare il più possibile sia il colpo inferto a Lampedusa, immagine e turismo, sia alla sofferenza dei nuovi arrivati, privi di tutto, dai bagni alle bottigliette d’acqua. Alla fine ha ceduto, ma dopo avere fatto tutto il danno possibile a Lampedusa, agli scampati dalla guerra e dal mare e a quel che resta, dopo Berlusconi, dell’immagine dell’Italia.
4) Ora che girano sempre più storie sui migranti morti in mare, e giungono numeri sempre più alti, forse non è prudente che vi siano incontri fra deputati infidi e “clandestini” come Sarubbi e me, e gli scampati al mare appena arrivati. Potrebbero sapere o avere visto storie che non sono utili al pacchetto elettorale della Lega per la liberazione della Padania, come lo è stato il disastro umano di Lampedusa. Ma l’evidenza tragica di ciò che è successo per cinismo, stupidità e cattiveria, abbiamo fatto in tempo a constatarlo sul posto.
Fonte: Il Fatto Quotidiano | vai alla pagina » Segnala errori / abusi