Quanto spendono i comuni per la rete idrica Bilanci dei comuni

Per garantire questo fondamentale servizio, le regioni organizzano i comuni in ambiti territoriali ottimali che a loro volta si occupano della gestione della rete idrica e delle tariffe.

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Il problema della siccità sarà sempre più importante. Come evidenzia uno studio della commissione europea, gli effetti della mancanza di precipitazioni saranno sempre più visibili. In questo scenario, la riduzione delle perdite di acqua è un tema importante. Si tratta di un problema che ha delle ripercussioni non soltanto sul lato ambientale ma anche su quello economico e sociale.

42,2% perdite tra i volumi immessi in rete e i volumi erogati (Istat, 2020).

Per fronteggiare le potenziali situazioni di carenza di acqua, aggravate anche dagli effetti dei cambiamenti climatici, una rete idrica capillare ed efficiente è fondamentale. I comuni possono intervenire con la costruzione e la manutenzione delle strutture necessarie. Questi interventi possono avere un ruolo importante per migliorare l’efficienza dei sistemi di approvvigionamento idrico. È fondamentale però capire anche qual è il ruolo delle amministrazioni a livello istituzionale.

La spesa dei comuni per il servizio idrico integrato

La materia è di competenza comunale ma è comunque una questione complessa da analizzare. Il servizio viene organizzato a livello di ambiti territoriali ottimali (Ato) definiti dalle regioni secondo alcuni criteri legati ai bacini idrografici e alla capacità di gestione. Per ciascun Ato deve essere istituito il relativo ente di governo (Egato) che ha funzioni organizzative, dalla scelta della forma di gestione alla tariffa applicata.

A livello pratico, questo ambito può essere anche gestito attraverso l’esternalizzazione dei servizi, società in-house o miste pubblico-privato. Per questo motivo, anche se i comuni possono contabilizzare le uscite relative a questo ambito, si tratta di una voce complessa da interpretare.

Il sistema idrico integrato è compreso all’interno della nona missione, dedicata allo sviluppo sostenibile e alla tutela del territorio e dell’ambiente. Si includono le spese legate alla fornitura di acqua potabile, dai processi di fornitura non industriali ai controlli sulla qualità, oltre alla manutenzione degli impianti.

Inoltre, sono inserite anche le uscite legate agli impianti di smaltimento e trattamento delle acque reflue, incluse le attività di controllo e di raggiungimento degli standard ambientali e sanitari previsti dalla legge.

I dati mostrano la spesa per cassa per il servizio idrico integrato. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Le uscite di una missione o di un programma possono essere relative a più assessorati. Tra le città italiane con più di 200mila abitanti non sono disponibili i dati di Palermo perché alla data di pubblicazione non risulta accessibile il bilancio consuntivo 2021.

FONTE: openbilanci – consuntivi 2021
(consultati: giovedì 6 Aprile 2023)

Considerando le città con più di 200mila abitanti, è Venezia quella che spende di più: 27,88 euro pro capite. Un valore più che doppio rispetto alla seconda (Milano, 12,63). Sono invece tre i comuni in cui le uscite non superano l’euro: Bari (0,94 euro pro capite), Firenze (0,54) e Genova che non riporta spese.

Sono invece pari a 36,84 euro pro capite le uscite medie dei comuni italiani. I territori autonomi della provincia di Bolzano (240,05), della Valle d’Aosta (185,40) e di Trento (154,48) sono quelli in cui le amministrazioni spendono di più. Al contrario, registrano minori spese i comuni emiliano-romagnoli (6,56 euro a persona), umbri (4,49) e veneti (3,37).

FONTE: openbilanci – consuntivi 2021
(consultati: giovedì 6 Aprile 2023)

Se esaminiamo il territorio all’interno del quale i comuni spendono di più in Italia, la provincia autonoma di Bolzano, possiamo notare che sono 41, circa 1 amministrazione su 3. Nel dettaglio, tre passano i mille euro pro capite. Si tratta di Anterivo (1.518,51 euro pro capite), Corvara in Badia (1.105,34) e Predoi (1.094,85). Il capoluogo si colloca ultimo con una spesa pari a 0,35 euro a persona.

Per sapere quanto viene speso nel tuo territorio, clicca sulla casella Cerca… e digita il nome del tuo comune. Puoi cambiare l’ordine della tabella cliccando sull’intestazione delle colonne.

I dati mostrano la spesa per cassa per il servizio idrico integrato. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Le uscite di una missione o di un programma possono essere relative a più assessorati.

FONTE: openbilanci – consuntivi 2021
(consultati: giovedì 6 Aprile 2023)

Fascia, in provincia di Genova, è il comune italiano che spende di più per il servizio idrico integrato, con 4.476,36 euro pro capite. Seguono Valprato Soana (Torino, 2.035,06), Paupisi (Benevento, 1.977,07) e Anterivo (Bolzano, 1.518,51).

Sono in tutto 10 le amministrazioni in cui si superano i mille euro a persona.

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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da Openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Noi estraiamo i dati, li elaboriamo e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Attraverso openbilanci svolgiamo un’attività di monitoraggio civico dei dati, con l’obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.

Foto: Jonathan delangelicenza

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