Cos’è il costo del lavoro

Sono tutte le uscite sostenute dall’ente che ha assunto il lavoratore in cambio della sua prestazione. Sono inclusi non solo gli stipendi ma anche tutti gli oneri tributari connessi al lavoro.

Definizione

Il lavoro sta alla base delle economie. Dal punto di vista del lavoratore, rappresenta una fonte di entrata ma dal lato del datore di lavoro è invece un’uscita che prevede dei costi specifici:

  • i salari lordi, ovvero gli stipendi percepiti dal lavoratore comprensivi di tutte le tasse, le imposte e i contributi che ricadono sugli occupati;
  • i contributi sociali pagati dal datore di lavoro;
  • le uscite legate a specifici aspetti come i corsi di aggiornamento e la fornitura di dispositivi di protezione individuale.

Per l’occupato, la fonte di sostentamento è il reddito netto, che incide sulla sua capacità di spendere e mettere da parte dei risparmi. La differenza tra il costo del lavoro e lo stipendio netto è il cosiddetto cuneo fiscale, che comprende tutte le imposte e tutti i contributi legati all’attività lavorativa.

Dati

A livello comunitario, questo dato viene raccolto all’interno dell’indagine sui costi del lavoro (labour cost survey), una rilevazione quadriennale che fornisce dei dati a livello dettagliato sui diversi tipi di costi sostenuti dai datori. I dati annuali aggregati per macro categorie sono invece elaborati dall’indice trimestrale dei costi del lavoro (labour cost index, Lci).

30,5 € il costo del lavoro orario nei paesi dell’Unione europea (2022).

Si tratta di un dato che varia considerevolmente tra i paesi comunitari, a seconda anche delle diversità dei sistemi lavorativi e delle imposte applicate al lavoro.

I dati annuali aggregati sono elaborati dall’indice trimestrale dei costi del lavoro (labour cost index, Lci). Si tratta di costi orari stimati su tutti i lavoratori ad esclusione di quelli agricoli, quelli del settore della sicurezza e degli enti sovranazionali. Sono incluse tutte le imprese con almeno 10 dipendenti.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(consultati: venerdì 28 Luglio 2023)

I paesi in cui il costo del lavoro è maggiore si trovano nell’area centro-settentrionale dell’Unione: Lussemburgo (50,7 euro all’ora), Danimarca (46,8) e Belgio (43,5). Sono invece minori in Ungheria (10,7), Romania (9,5) e Bulgaria (8,2). In Italia, il costo medio del lavoro è pari a 29,4 euro all’ora, in linea con la media europea.

Come abbiamo detto, i costi del lavoro sono composti sia dai salari che da tutti quegli importi non legati agli stipendi come le imposte pagate dal datore di lavoro. L’incidenza nel 2022 di questa componente su tutto il costo del lavoro è in media pari al 24,8% per i paesi dell’Unione europea. Si tratta comunque di un dato che varia particolarmente tra stato e stato, con i valori più alti registrati in Francia (32%), Svezia (31,9%) e Italia (27,8%) e quelli più bassi in Lituania (5,4%) e Romania (5,3%).

Analisi

Monitorare il costo del personale è importante per gestire al meglio l’attività. È importante trovare un equilibrio che consenta la sostenibilità dell’impresa e un’adeguata retribuzione dei lavoratori, coerente con la prestazione di lavoro fornita e la mansione per cui si è assunti.

Sono questi temi ampiamente discussi, soprattutto per quel che riguarda l’aspetto dei costi non legati ai salari: avere un cuneo fiscale eccessivamente pesante potrebbe infatti incidere sulla domanda e sull’offerta di lavoro attraverso una riduzione di incentivi ma anche di assunzioni, aumentando le ore lavorate da chi è già assunto. Imposte e contributi sono entrate necessarie per il funzionamento dello stato ma bilanciare numerose fonti di entrata è importante per garantire il finanziamento della macchina pubblica, l’efficienza dei servizi e l’equità tra le diverse condizioni economiche dei cittadini.

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