Che cosa si intende per migranti irregolari, richiedenti asilo o rifugiati

Alcune definizioni per fare chiarezza sulle parole che caratterizzano il dibattito sui flussi migratori in Italia e nel mondo.

Per capire un fenomeno, prima ancora dei dati, sono importanti le parole. A volte infatti vengono fornite cifre esatte abbinate a termini sbagliati, rendendo così l’informazione non corretta o utilizzando alcuni termini impropriamente, per fini strumentali. Vediamo quindi alcune parole da tenere presenti quando parliamo di fenomeno migratorio.

Migrante economico

È una persona che si è mossa dal suo paese di origine per migliorare le sue condizioni di vita, cercando un lavoro. Il termine viene spesso usato per distinguere chi si muove dal proprio paese per migliorare le condizioni economiche con chi si sposta a causa di guerre, conflitti o persecuzioni. In realtà la differenza tra queste due categorie di persone non è sempre distinguibile, perché molti paesi hanno condizioni di vita meno favorevoli a causa di guerre passate ma recenti, o al contrario in altre nazioni ci sono conflitti interni (etnici, tribali, religiosi, etc.) non pienamente riconosciuti a livello internazionale.

Migrante irregolare

Si tratta di una persona entrata nel paese senza un regolare controllo alla frontiera, oppure che è arrivata regolarmente ma a cui è scaduto il visto o il permesso di soggiorno.

Clandestino

Il termine non esiste né nelle definizioni internazionali né nel diritto dell’Unione europea. Si è diffuso in Italia da quando la legge Bossi-Fini ha introdotto alcune disposizioni contro le immigrazioni clandestine. Si distingue dalla migrazione irregolare in quanto riguarda solo coloro che abbiano violato le regole sull’ingresso nel territorio e non abbiano alcun titolo legale per rimanervi. Dunque non riguarda né i richiedenti asilo né chi l’asilo l’ha ottenuto.

Richiedente asilo

Si definisce così una persona che ha richiesto di essere riconosciuta come rifugiato (o altra forma di protezione) e che è in attesa del responso. I richiedenti asilo solitamente entrano nel territorio in modo irregolare, ma dal momento in cui presentano la richiesta sono regolarmente soggiornanti, e quindi non possono essere definiti clandestini. Hanno cioè il pieno diritto di permanenza sul territorio italiano.

Profugo

Un profugo è una persona scappata per ragioni di sopravvivenza, solitamente a causa di guerre o conflitti, ma che non rientra necessariamente nella categoria di rifugiato. Il profugo può essere anche uno “sfollato interno”, ovvero una persona che si è mossa dalla propria abitazione verso un altro luogo, ma all’interno dello stesso paese.

Rifugiato (Unhcr)

In termini generici il rifugiato è una persona che è scappata dal proprio paese per cercare protezione in un altro. L’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite (Unhcr) riconosce come rifugiati coloro che rientrano nei criteri stabiliti dal loro statuto. Questi sono dunque titolari della protezione che l’agenzia Onu può offrirgli. Altra cosa è il riconoscimento dello status di rifugiato da parte di un paese membro della convenzione di Ginevra del 1951.

20,7 milioni di persone nel mondo erano rifugiati sotto il mandato dell’Unhcr, nel 2020.

Status di rifugiato

È la prima e più importante forma di protezione internazionale, e può essere riconosciuta a un richiedente asilo da uno stato membro della convenzione di Ginevra del 1951. La convenzione definisce il rifugiato come:

[…] chiunque, nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato;

Migrazione forzata

Si tratta di una migrazione che deriva da una minaccia alla propria sopravvivenza, indipendentemente che sia causata dall’uomo o da fenomeni naturali. A differenza del rifugiato, il “migrante forzato” oggi non è riconosciuto a livello internazionale, tuttavia il tema è sempre più all’ordine del giorno, soprattuto a causa del cambiamento climatico.

Migrante climatico

Il migrante climatico è una persona costretta a lasciare la propria abitazione e il territorio dove vive, per causa diretta o indiretta di disastri naturali o degrado ambientale. Spesso il migrante climatico è uno “sfollato interno”, ossia si muove dal proprio territorio in un altro luogo, ma all’interno del paese di provenienza. Secondo l’Internal displacement monitoring center (Idmc), solo nel 2020 sono stati 30,7 milioni i nuovi migranti climatici nel mondo. L’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) stima che ci potranno essere 200 milioni di migranti climatici nel mondo, entro il 2050.

Sfollato interno

Lo sfollato interno è una persona costretta o obbligata a lasciare il luogo di residenza abituale, in particolare a causa o al fine di evitare gli effetti di conflitti armati, situazioni di violenza generalizzata, violazioni dei diritti umani, disastri naturali o provocati dall’uomo, e che si è mossa all’interno dello stesso paese di provenienza. Ossia che “non abbia attraversato un confine di stato internazionalmente riconosciuto”, come si afferma nei “Principi guida sugli sfollati interni” scritti dall’Onu nel 1998. Secondo l’Idmc, alla fine del 2019 erano 50,8 milioni le persone a vivere in stato di sfollamento interno a causa di conflitti, violenze e disastri.

Altre forme di protezione

Oltre allo status di rifugiato, esistono altre forme di protezione. Come per esempio la protezione sussidiaria e la protezione speciale in Italia, le cui definizioni sono cambiate negli anni, a causa delle riforme sull’immigrazione operate da alcuni governi. Sulle forme di protezione per gli stranieri in Italia rimandiamo al glossario dedicato.

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