Neet, l’Abruzzo è ancora distante dagli obiettivi europei Abruzzo Openpolis

Nel 2024 i giovani abruzzesi che non si formano, non hanno un lavoro né lo cercano erano il 17,2%. Uno dei livelli più contenuti del mezzogiorno ma superiore alla media nazionale e ancora lontano dagli obiettivi comunitari in materia.

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Dopo la pandemia, la discussione riguardante le condizioni delle giovani generazioni è tornata a dare molta rilevanza al fenomeno dei cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training). Vale a dire i ragazzi e le ragazze che non hanno un impiego, non lo cercano attivamente né sono inseriti in percorsi di istruzione o formazione.

Le difficoltà nel trovare un impiego – anche successivamente alla fine della pandemia – infatti sembrerebbero aver scoraggiato molti giovani spingendoli verso l’inattività. Si tratta di un vero e proprio problema sociale. Anche per questo motivo l’Unione europea si è posta l’obiettivo di ridurre la quota di giovani Neet sotto il 9% entro il 2030.

Sotto questo profilo l’Italia, pur in un percorso di miglioramento, nel 2024 risultava ancora molto lontana dall’obiettivo Ue. I dati più recenti disponibili ci parlano infatti di una quota di Neet fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni del 15,2%. L’Abruzzo è tra le regioni del mezzogiorno in cui la situazione risultava meno critica. Tuttavia si trova ancora al di sopra della media nazionale e molto lontano dall’obiettivo Ue.

17,2% la quota di Neet in Abruzzo nella fascia di età compresa tra i 15 e i 29 anni nel 2024.

Spesso il dibattito pubblico tende a trattare il fenomeno in maniera semplicistica, etichettando i Neet come giovani che non hanno voglia o bisogno di lavorare. In realtà, questa è solo una delle molteplici sfaccettature del fenomeno. Ad esempio, alcuni studi evidenziano come le giovani donne, pur avendo risultati scolastici migliori, sono più colpite da tale dinamica, probabilmente a causa dei carichi di cura familiare che le portano ad abbandonare studio o lavoro.

It will be critical […] for EU policy to focus on young mothers, who are now the most likely to not be in education, employment or training, and severe regional disparities.

La mancata partecipazione al mercato del lavoro o a percorsi di istruzione e formazione sembrerebbe quindi più dovuta a problemi sistemici che non alle scelte individuali. Non si tratta solo di un problema legato alle legittime aspirazioni di ragazze e ragazzi: aumentare la quota di giovani attivi infatti rappresenta un obiettivo cruciale sia per la crescita economica che per la sostenibilità del sistema previdenziale, in Italia come in Abruzzo. Si tratta quindi di un tema di interesse generale, per questo è fondamentale analizzare il fenomeno e attuare politiche mirate per contrastarlo.

Perché approfondire il fenomeno dei Neet in chiave territoriale

Il termine Neet è stato introdotto tra gli anni ’80 e ’90 nel Regno Unito con l’obiettivo di identificare e studiare il fenomeno dei giovani (tendenzialmente di età compresa tra i 16 e i 18 anni) che, una volta terminato il percorso scolastico, non lavoravano e non seguivano corsi di formazione professionale. 

Nel corso del tempo, la definizione di Neet si è evoluta e c’è dibattito in letteratura, in particolare rispetto alla fascia d’età da considerare. A livello Ue, si è optato per un ampliamento significativo del perimetro dell’indicatore e, di conseguenza, anche della definizione degli obiettivi in materia. La Commissione europea ha infatti esteso i limiti di età dai 15 ai 29 anni, anche in ragione dell’eterogeneità del fenomeno tra i 27 paesi membri.

Ampliare così tanto il perimetro naturalmente fa sì che la categoria dei Neet diventi molto eterogenea e comporti la necessità di adottare politiche pubbliche differenziate. Ovviamente infatti gli adolescenti che abbandonano la scuola hanno caratteristiche e necessità molto diverse rispetto ai giovani adulti che si ritrovano senza lavoro.

In Italia i Neet sono prevalentemente disoccupati di lungo periodo o lavoratori scoraggiati.

Non si tratta però solamente di differenze legate all’età. Ci sono molti altri fattori che incidono sulle caratteristiche dei Neet. Uno studio realizzato dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) ha infatti individuato ben 7 diverse categorie. Secondo lo studio, in Italia i Neet sono prevalentemente disoccupati di lungo periodo o lavoratori scoraggiati, con un forte squilibrio di genere dovuto alle responsabilità di cura familiari. Una realtà molto diversa rispetto all’immagine del giovane apatico.

Un altro elemento da tenere in considerazione nell’analisi è il contesto territoriale di riferimento. Ancora nel 2023 infatti Eurofound valutava come essenziale, con specifico riferimento al caso italiano, un approfondimento territoriale date le significative differenze nel mercato del lavoro locale. Le discrepanze interne, sia a livello nazionale che regionale, possono essere attribuite a molteplici fattori, tra cui le condizioni economiche e socio-educative dei vari territori. È pertanto fondamentale analizzare approfonditamente la situazione di partenza dei giovani potenzialmente a rischio di diventare Neet, al fine di sviluppare politiche pubbliche efficaci e mirate.

I Neet in Abruzzo

Descritto il quadro a livello generale, entriamo più nel dettaglio del contesto italiano. Nel 2024 i giovani che non lavoravano né erano inseriti in percorsi di istruzione o formazione rappresentavano il 15,2% delle persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni. Scindendo il dato nelle varie componenti territoriali si riscontrano delle significative differenze rispetto alla media nazionale.

Si va infatti da una quota di giovani Neet del 7,7% fatta registrare dal Trentino-Alto Adige al 26,2% della Calabria. Oltre al Trentino, anche Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte avevano una quota di Neet inferiore al 10%. Tutte le regioni del mezzogiorno invece riportavano un dato superiore alla media. In questo quadro articolato, l’Abruzzo risultava essere comunque una delle regioni meridionali con la percentuale di Neet più bassa (17,2%), superato solamente della Basilicata (17%).

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati Istat
(consultati: lunedì 11 Agosto 2025)

Un elemento interessante da evidenziare riguarda la capacità dei territori di riassorbire la quota di Neet dovuta alla pandemia. Pur in un quadro di generale miglioramento rispetto al 2020 infatti, le regioni sono uscite dal Covid in maniera diversa. Con specifico riferimento all’Abruzzo, la regione nel 2020 faceva registrare una quota di Neet del 20,8% (inferiore alla media nazionale di quell’anno). L’anno successivo la percentuale era salita al 21,1% per poi iniziare un percorso discendente. Tra il 2020 e il 2024 si nota un calo nel tasso di Neet in Abruzzo di 3,6 punti percentuali. Si tratta di un dato tutto sommato contenuto se si considera che solo il Friuli-Venezia Giulia riporta un saldo inferiore (-3,1 punti percentuali).

-3,6 la riduzione, in punti percentuali, della quota di Neet in Abruzzo considerando gli anni 2020 e 2024.

D’altra parte bisogna anche considerare che molte delle regioni che hanno evidenziato una capacità di riassorbimento maggiore partivano da percentuali molto più alte. Ad esempio, la Sicilia ha visto una riduzione della quota di Neet di 12,7 punti percentuali ma partiva da una quota del 38,4%. Allo stesso modo, la Campania ha ridotto i propri Neet nel periodo considerato di 10,4 punti percentuali ma partendo da una quota del 35,3%.

Singolare invece il caso del Piemonte. Questa regione infatti nel 2020 aveva fatto registrare una quota di Neet del 20%, non dissimile da quella dell’Abruzzo. Nel 2024 però tale quota era scesa al 9,8% (-10,2 punti percentuali). Un dato che evidenzia ancora una volta i significativi divari territoriali che caratterizzano il nostro paese, anche per quanto riguarda la capacità di offrire opportunità, educative e occupazionali, per i più giovani.

Inattivi a livello locale

Anche per quanto riguarda il fenomeno dei Neet le differenze sul territorio nazionale sono quindi molto significative. Fermarsi al livello regionale però non è sufficiente. Come abbiamo visto infatti le caratteristiche dei Neet possono essere anche molto eterogenee e possono essere influenzate da molti fattori. Per questo è di fondamentale importanza spingere l’analisi al livello locale.

A livello comunale, i dati più recenti e dettagliati sui Neet risalgono al 2020 e sono stati elaborati dall’Istat come statistiche sperimentali. È importante considerare che questo indicatore non è direttamente comparabile con i precedenti, sia per l’anno di riferimento sia per la differente metodologia di calcolo. Per questo livello di analisi, infatti, la quota di giovani tra i 15 e i 29 anni che non risultano avere un’occupazione regolare e non seguono un percorso di studio viene ricostruita a partire dalle anagrafi, fungendo quindi da indicatore proxy dei Neet. Questi dati inoltre sono disponibili solo per i comuni con almeno cinquemila abitanti. Di conseguenza, in Abruzzo le informazioni sono reperibili solamente per 54 comuni.

Le percentuali più elevate in assoluto sono quelle fatte registrare da Luco dei Marsi (27,6%), Celano (26%) e Sulmona (25,4%). Viceversa il dato più contenuto è quello di Bellante (16,6%). Seguono Sant’Egidio alla Vibrata (17,3%) e Corropoli (17,5%). Con riferimento ai capoluoghi di provincia, il dato più basso è quello di Teramo (20,6%). La percentuale più alta invece è quella di Pescara (23,4%). Chieti e L’Aquila si attestano rispettivamente al 22,1% e al 21,6%.

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati Istat (statistiche sperimentali)
(pubblicati: giovedì 19 Giugno 2025)

Servono dati aggiornati e dettagliati per studiare il fenomeno dei Neet e impostare politiche pubbliche mirate.

Il lavoro di Istat sulle statistiche sperimentali offre una base preziosa per comprendere meglio la realtà a livello locale e per arricchire il dibattito pubblico con nuove evidenze. Senza queste informazioni ciò non sarebbe possibile. Purtroppo però, con i dati attualmente disponibili, ampie aree della regione rimangono escluse dall’indagine.

Per poter definire delle politiche mirate che siano guidate dalle evidenze dei dati sarebbe auspicabile garantire una disponibilità più ampia e aggiornata delle informazioni. Disporre di dati aggiornati e granulari infatti non è soltanto una questione tecnica, ma un requisito fondamentale per definire interventi mirati e realmente efficaci.

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Foto: Eugene ChystiakovLicenza

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