Le opere pubbliche nei comuni Bilanci dei comuni

Anche i comuni possono promuovere la costruzione di opere pubbliche, necessarie per la vita nella comunità.

|

Il paese sta vivendo da anni una fase prolungata di crisi economica. Si sono infatti susseguiti dei periodi molto complessi: nel 2007 c’è stata la grande recessione, tra il 2012 e il 2013 c’è stata la crisi dei debiti sovrani e in anni recenti la crisi dovuta all’emergenza pandemica.

Contestualmente, gli investimenti pubblici da parte dello stato sono calati. Sono quindi diminuiti tutti quegli importi che non incidono sulla gestione ordinaria ma sulla programmazione a medio e lungo termine. In base ai dati Eurostat, il valore più alto registrato è quello del 2009, anno nel quale gli investimenti ammontavano al 3,66% del Pil. Il dato è poi diminuito fino a raggiungere il 2,13% nel 2018. Negli anni successivi si è registrata una crescita fino a raggiungere il 2,85% nel 2021.

La mancanza di investimenti pubblici rappresenta un problema in un paese come l’Italia, caratterizzato da profondi divari infrastrutturali. Lo scenario economico sfavorevole ha infatti colpito in misura maggiore quelle aree che già erano svantaggiate da questo punto di vista, come viene analizzato dalla Banca d’Italia. I ritardi nella dotazione delle infrastrutture hanno infatti pesato ulteriormente sulla condizione del mezzogiorno, incidendo anche sullo sviluppo economico dei territori.

Le opere pubbliche sono necessarie per la vita di una comunità.

In questo scenario, i comuni hanno un ruolo per quel che riguarda il potenziamento infrastrutturale. Possono infatti promuovere la costruzione delle opere pubbliche, ovvero delle strutture che possono risultare utili a tutta la comunità. Possono rientrare ad esempio la costruzione di nuove strade di competenza dell’ente ma anche costruzione o ristrutturazione di strutture sportive comunali, asili nido e altri edifici di appartenenza del comune.

Le procedure di affidamento delle opere pubbliche dei comuni

Per quel che riguarda i comuni, le procedure hanno subito delle variazioni durante gli anni. Si può vedere questo dai dati forniti da Openbdap sull’attribuzione delle opere pubbliche ai comuni tra il 2013 e il 2019. Sono considerati i bandi superiori ai 40mila euro e i corrispettivi importi investiti, che prevedono sia uscite dei comuni che utilizzo di fondi predisposti da altri enti della pubblica amministrazione.

23.742 il numero di procedure di affidamento fatte dai comuni nel 2019 (Openbdap).

La zona italiana con più procedure avviate è quella del nord-ovest, con 6.584 progetti. Seguono il nord-est (6.360), il sud (5.101), il centro (3.586) e le isole (2.111).

Per quel che riguarda gli importi, nel 2015 si è registrato sul territorio nazionale un valore pari a 5,61 miliardi di euro a cui è seguita una battuta d’arresto. Dal 2016 si può invece vedere una crescita negli importi, superando il picco del 2015 solo nel 2019 con 5,88 miliardi di euro.

Il dato rappresenta l’importo in miliardi di euro che corrisponde alle opere affidate a comuni e unioni di comuni.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Openbdap.
(consultati: martedì 29 Novembre 2022)

Andando ad analizzare le macroaree, il valore più alto si è registrato nel 2014 nel sud, con 2,5 miliardi di euro. Al 2019, l’area che riporta gli affidamenti più corposi è il sud con 1,67 miliardi di euro. Seguono nord-est (1,44 miliardi di euro), nord-ovest (1,43), centro (0,87) e isole (0,47).

Tra il 2013 e il 2019 si registra una crescita dell’importo delle procedure. A livello nazionale è pari al 68%. Anche in questo caso, le percentuali del territorio italiano sono in linea con questo valore ad eccezione delle isole (+6,8%). Tra il 2015 e il 2016 si può vedere una contrazione, che è stata particolarmente intensa nel sud (-59%), nelle isole (-48%) e nel nord-ovest (-47%).

Il dato rappresenta l’importo assoluto, pro capite e l’incidenza sul Pil nazionale per le opere pubbliche affidate a comuni e unioni di comuni.

FONTE: elaborazioni openpolis su dati Openbdap.
(consultati: martedì 29 Novembre 2022)

La regione in cui in termini assoluti si registra l’importo maggiore è la Lombardia (0,77 miliardi di euro). Seguono Campania (0,68), Veneto (0,48) e Emilia-Romagna (0,41). In fondo alla classifica troviamo Basilicata (0,08), Molise (0,05) e Valle d’Aosta (0,03).

Per quel che riguarda i valori pro capite, le aree caratterizzate dalle cifre maggiori sono Trentino-Alto Adige (357,2 euro), Valle d’Aosta (222,8) e Liguria (186,4) mente quelle che registrano i valori minori sono Lombardia (76,5), Lazio (57) e Sicilia (52,6). L’unica regione in cui l’incidenza degli importi di investimento supera l’1% del Pil regionale è la Calabria (1,04%).

Foto: rhythmuswegelicenza

PROSSIMO POST