Le Ong e la propaganda sulla pelle dei migranti Migranti

Il nuovo decreto sui flussi migratori cerca di ostacolare l’attività delle navi umanitarie, in violazione di varie norme nazionali e internazionali. Senza peraltro tenere conto del fatto che la maggior parte dei migranti arriva in Italia con mezzi autonomi.

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Il primo atto normativo del 2023 contiene “disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori”. Si tratta di un decreto legge, ancora non convertito in legge (qui il disegno di legge di conversione alla camera), rinominato anche “codice di condotta per le Ong“, che regolamenta le attività di soccorso in mare compiute dalle navi umanitarie. Di fatto cerca di ostacolarle, in un modo che secondo l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) sarebbe inapplicabile, in quanto in violazione di una serie di norme europee e internazionali, oltre che del codice di navigazione e della costituzione.

Questa scelta sembra piuttosto manifestare una volontà di contrastare a tutti costi l’immigrazione “illegale”. Senza però considerare che le navi umanitarie sono coinvolte in una percentuale molto bassa degli arrivi sulle coste italiane, e che non costituiscono un pull factor (fattore di attrazione) per i migranti che vogliono raggiungere l’Europa. A dimostrarlo, le cifre purtroppo molto elevate di decessi nel mediterraneo.

Le novità introdotte dal decreto sui flussi migratori

Il decreto legge 1/2023, ancora non convertito in legge, modifica in parte il decreto 130/2020, anche conosciuto come “decreto Lamorgese”, che a sua volta modificava parte del decreto sicurezza (113/2018). Nello specifico, esso permette all’esecutivo di vietare il transito o la sosta di navi umanitarie all’interno del mare territoriale. Salvo il caso in cui le operazioni di soccorso siano segnalate tempestivamente e in presenza delle seguenti condizioni:

  • la nave opera in conformità con tutte le autorizzazioni dello stato di bandiera ed è idonea e sicura dal punto di vista della navigazione;
  • le persone a bordo sono immediatamente informate delle modalità di richiesta di asilo;
  • è immediatamente richiesta l’assegnazione di un porto di sbarco;
  • la nave raggiunge il porto di sbarco senza ritardi;
  • sono fornite a polizia e autorità marittime tutte le informazioni necessarie per ricostruire l’operazione di soccorso;
  • l’attività di ricerca e soccorso non crea situazioni di pericolo a bordo e non impedisce di raggiungere tempestivamente il porto.

Secondo la ricostruzione di Asgi, buona parte di queste condizioni erano già vigenti prima dell’introduzione del nuovo decreto. La novità risiede in particolare nei punti relativi al raggiungimento del porto senza ritardi e alla creazione di situazioni di pericolo. Che di fatto servono a impedire alle navi umanitarie di svolgere soccorsi plurimi, o di spostare i migranti da una nave all’altra. Ovvero fa sì che una nave che trasporta migranti non possa fermarsi a soccorrere altre persone, se nel frattempo ha ricevuto un’indicazione sul porto da raggiungere.

Le nuove norme violano la legge nazionale, europea e internazionale

Come afferma Asgi, tali regole, che impediscono alle navi delle Ong di aiutare altri migranti in difficoltà se è stato loro già assegnato un porto, non possono essere rispettate. Se non in violazione della convenzione Onu sul diritto del mare e della convenzione Solas, oltre che dello stesso codice di navigazione italiano. A cui si aggiungono gli articoli 10 e 117 della costituzione, che riaffermano l’obbligo di soccorso imposto dal diritto internazionale.

Per quanto riguarda invece la condizione di informare tempestivamente i migranti presenti a bordo delle modalità di richiesta di asilo, anche questo è in violazione di norme internazionali, sempre secondo Asgi. Infatti il codice di navigazione prevede che la nave battente bandiera debba seguire la legge del suo stato.

I comandanti delle navi non possono occuparsi di accesso all’asilo.

Oltre al fatto che il comandante esercita funzioni di pubblico ufficiale solo con riguardo ad atti di stato civile e per la ricezione di testamenti sulla nave. A cui si aggiunge che, secondo la direttiva europea 2013/32, ogni stato membro nomina una sua autorità competente in materia di accesso alla protezione internazionale. In Italia sono le commissioni territoriali, l’unità Dublino presso il ministero dell’interno, la polizia di frontiera e la questura territorialmente competente.

Infine, la legge 147/1989 impone il soccorso in mare indipendentemente dallo status giuridico della persona e afferma che quest’ultimo si può valutare soltanto una volta completata l’operazione di soccorso.

Pochi migranti approdano grazie alle navi umanitarie

Il decreto, con le sue nuove regole di difficile applicazione, sembra più che altro manifestare una volontà di fermare a ogni costo l’immigrazione “illegale”.

Da quando si è insediato infatti il nuovo governo si è impegnato notevolmente su questo fronte. Prima ha cercato di impedire ai migranti sulle navi Humanity I, Geo Barents e Ocean Viking di raggiungere le coste italiane. E nelle ultime settimane ha indicato come porto sicuro per la nave Sos Mediterranée la città di Ancona. Il che ha costretto l’imbarcazione a sostenere diversi giorni di navigazione in più, con conseguenze anche sulla salute delle persone a bordo.

Tuttavia sono pochi gli arrivi sulle coste in cui risultano coinvolte le navi umanitarie. La maggior parte avviene con mezzi autonomi o grazie alle imbarcazioni dello stato italiano. Grazie ai dati forniti da Ispi possiamo ricostruire la proporzione.

10,1% i migranti approdati da navi di Ong nel 2022.

Parliamo di meno di 11mila migranti su un totale di oltre 105mila.

Le quote sono riferite al numero di migranti, non al numero di sbarchi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’interno e Ispi
(consultati: mercoledì 18 Gennaio 2023)

Solo nel 2019 la quota ha raggiunto quasi il 20% del totale, mentre in tutti gli altri anni si è attestata intorno al 10%, con lievi oscillazioni.

Le navi umanitarie non costituiscono un fattore di attrazione

Spesso in riferimento alle navi delle Ong si parla pull factor, lo ha fatto lo stesso ministro dell’interno Piantedosi nel corso della sua informativa in senato.

Oltre al fatto che le navi umanitarie trasportano una quota molto contenuta di persone, a oggi non esistono prove per sostenere che la presenza di navi umanitarie attragga i migranti. A differenza di altre variabili per le quali invece si può riscontrare una correlazione, come il meteo. Risulta invece molto più evidente che esiste un push factor, costituito dalle difficoltà incontrate nel paese di provenienza. Tali difficoltà portano le persone a fuggire dal loro paese anche a costo di affrontare un viaggio molto pericoloso. Sono infatti molti ogni anno i decessi nel mediterraneo.

I dati si riferiscono sia ai decessi che alle persone scomparse. Si tratta di stime.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Oim
(consultati: mercoledì 18 Gennaio 2023)

L’anno con più decessi e scomparse è stato il 2021 (più di 1.500) e soltanto nel 2020, anno in cui il numero di arrivi è calato significativamente anche a causa dello scoppio della pandemia, è sceso sotto i mille.

Foto: ResQ

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