Le aziende partecipate e il nuovo dipartimento dell’economia Mappe del potere

Nel corso del 2023 oltre 50 società partecipate hanno rinnovato i propri organi di amministrazione. Nella maggior parte dei casi a essere coinvolto è il ministero dell’economia che recentemente ha visto un profondo rinnovamento della sua organizzazione interna.

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Secondo il testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (art. 4) lo stato italiano può detenere quote di società private esclusivamente nel caso in cui questo sia strettamente necessario al perseguimento delle sue finalità istituzionali.

Le società partecipate sono aziende di cui lo stato, attraverso i ministeri o gli enti locali, detiene una quota di proprietà. Vai a “Cosa sono le società a controllo pubblico”

Società a partecipazione pubblica e ricognizione degli assetti organizzativi.

Come è normale, nel corso del tempo la partecipazione pubblica a queste aziende può variare. Inoltre periodicamente gli organi societari devono essere rinnovati. Un processo che ovviamente coinvolge in modo diretto i soggetti pubblici che detengono quote di queste organizzazioni.

Nella maggior parte dei casi è il ministero dell’economia e delle finanze (Mef) a detenere partecipazioni pubbliche, a maggior ragione se limitiamo l’analisi alle partecipazioni dello stato centrale. Per questo è importante tenere presenti le novità che hanno riguardato il Mef e in particolare la nascita di un nuovo dipartimento al suo interno, con competenze proprio in materia di partecipate.

Un nuovo dipartimento per il ministero dell’economia

Come abbiamo visto in precedenti approfondimenti, il governo Meloni ha iniziato un percorso di riorganizzazione di diversi dicasteri. Percorso in cui il Mef è profondamente coinvolto, visto che ai suoi tradizionali 4 dipartimenti ne sono stati aggiunti altri 2: il dipartimento per la giustizia tributaria, previsto dal decreto legge 44/2023 ma non ancora operativo, e il dipartimento dell’economia.

Quest’ultima struttura invece è almeno in parte attiva a partire dallo scorso 5 ottobre, quando sono entrate in vigore le modifiche al regolamento organizzativo del ministero. Tuttavia dovranno essere adottati altri regolamenti prima che diventi completamente operativa. Proprio per questo a oggi tale struttura non è inclusa nella ripartizione delle risorse prevista dal disegno di legge di bilancio 2024-2026.

In ogni caso il nuovo dipartimento assumerà alcune delle competenze già in capo al dipartimento del tesoro, tra cui appunto quelle relative alle società partecipate. Al suo interno infatti sarà suddiviso in 3 direzioni generali:

  • direzione I – Interventi finanziari in economia;
  • direzione II – Partecipazioni societarie e tutela attivi strategici;
  • direzione III – Valorizzazione del patrimonio pubblico.

Nello specifico quindi sarà la seconda direzione ad avere competenza in materie quali l’analisi, la gestione e la valorizzazione delle partecipazioni, nonché l’indirizzo, il monitoraggio e il controllo sull’attuazione del testo unico.

Malgrado il dipartimento non sia ancora del tutto operativo, alla nomina di Marcello Sala quale nuovo direttore generale dell’economia si è provveduto già lo scorso settembre. Sarà lui dunque il principale responsabile, assieme al ministro Giorgetti, delle scelte che riguarderanno le partecipazioni pubbliche. Sia per quanto riguarda le quote detenute dallo stato, sia quando il ministero dovrà esprimere la sua posizione in merito al rinnovo degli organi di amministrazione.

Le società partecipate dallo stato centrale

Come anticipato è il Mef il principale attore pubblico in questo campo. Infatti su 42 società partecipate direttamente da ministeri, 35 sono sotto il controllo del ministero delle finanze.

42 le società partecipate direttamente da ministeri, di cui 35 dal Mef.

Le società partecipate sono aziende di cui lo stato, attraverso i ministeri o gli enti locali, detiene una quota di proprietà. Se la quota è detenuta direttamente da un ente pubblico si parla di società partecipate direttamente o di primo livello. Possono essere società quotate in borsa, società con strumenti finanziari quotati o società non quotate.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Servizio per il controllo parlamentare
(consultati: lunedì 20 Novembre 2023)

Si tratta in particolare di 6 società quotate in borsa (ovvero Enel, Eni, Leonardo, Poste italiane, banca Mps e Enav) a cui si aggiungono altre 6 società con strumenti finanziari quotati (tra cui Cassa depositi e prestiti, Invitalia, Rai e Ferrovie dello stato) e 23 società non quotate.

Le partecipazioni degli altri ministeri invece riguardano esclusivamente società non quotate. Nello specifico il ministero dell’ambiente e quello dell’agricoltura partecipano ciascuno a 2 società, mentre il ministero della cultura, quello delle imprese e quello della difesa a una.

Come abbiamo visto, l’ente pubblico può detenere direttamente quote di un’azienda. È importante sottolineare però che lo stato può partecipare a delle società anche in modo indiretto: si tratta delle partecipate di secondo e terzo livello. Quelle di secondo livello sono aziende di cui detengono quote altre società partecipate direttamente partecipate dallo stato.

Le società partecipate sono aziende di cui lo stato, attraverso i ministeri o gli enti locali, detiene una quota di proprietà. Se la quota è detenuta direttamente da un ente pubblico si parla di società partecipate direttamente o di primo livello. Sono invece società indirettamente partecipate quelle di secondo livello. Ovvero aziende partecipate da società direttamente partecipate.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Servizio per il controllo parlamentare
(pubblicati: martedì 31 Ottobre 2023)

La società partecipata direttamente che detenere più quote di altre aziende è senza dubbio Eni (35 partecipate di secondo livello), seguita da Invitalia (24), Poste italiane (19) e Ferrovie dello stato (18).

Volendo approfondire l’analisi si possono poi considerare anche le partecipate di terzo livello, guardando ad esempio alle aziende partecipate da società di Cassa deposti e prestiti.

Le nomine nelle partecipate

Come anticipato, le competenze del dipartimento del tesoro in materia di aziende partecipate saranno assorbite dal nuovo dipartimento dell’economia.

I funzionari del Mef devono fare l’istruttoria e sottoporre ai vertici politici gli elementi necessari per procedere con le nomine.

Quest’organo avrà dunque il compito di gestire il rinnovo degli organi in scadenza nelle aziende partecipate. Il dipartimento del Mef dovrà quindi occuparsi dell’istruttoria tecnica da sottoporre all’organo di indirizzo politico così da poter esercitare i suoi diritti di socio. È previsto inoltre che alcuni passaggi di questa istruttoria debbano essere seguiti anche dalle aziende controllate in fase di rinnovo degli organi di società indirettamente partecipate.

Nel 2023 il Mef controllava direttamente 19 società con organi in scadenza nel corso dell’anno. Di queste 16 dovevano rinnovare, in tutto o in parte, il consiglio di amministrazione (Cda) oltre che, in alcuni casi, anche il collegio sindacale. A queste si aggiungono poi 2 società controllate dal ministero della difesa e da quello delle Infrastrutture.

Inoltre dovevano rinnovare gli organi anche 54 società partecipate indirettamente, rinnovo che in 49 casi riguardava il consiglio di amministrazione.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Servizio per il controllo parlamentare  
(pubblicati: martedì 31 Ottobre 2023)

Nel corso dei primi 10 mesi dell’anno sono stati rinnovati gli organi di società importanti. In alcuni casi, come Eni e Poste Italiane, l’incarico di amministratore delegato (Ad) è stato confermato agli Ad uscenti, rispettivamente Claudio Descalzi e Matteo Del Fante. In altri invece sono stati nominati nuovi Ad come Paolo Scaroni a Enel e Roberto Cingolani a Leonardo.

Sono 2 invece le società direttamente partecipate in cui deve essere ancora rinnovato, in tutto o in parte, il Cda. Si tratta di Cinecittà, limitatamente a un consigliere, e delle Ferrovie Appulo lucane.

Foto: ministero dell’economia

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