Cosa sono le società a controllo pubblico

Sono aziende partecipate a maggioranza dallo stato o da enti locali, che offrono servizi di interesse pubblico. Divise in varie tipologie e regolamentate in modo diverso, sono determinate dalle amministrazioni pubbliche che ne scelgono i vertici.

Definizione

Le società partecipate sono aziende di cui lo stato, attraverso il ministero dell’economia e finanze, o gli enti locali (regioni, province, comuni) detengono una quota di proprietà. Se la quota è superiore al 50% si tratta di società a controllo pubblico. Un’azienda è controllata anche quando la maggioranza delle quote è in mano a più amministrazioni pubbliche.

Possono essere partecipate le società per azioni (s.p.a.) o a responsabilità limitata (s.r.l.) che offrono servizi di interesse generale o mirati a una missione di pubblico interesse. Si parla di partecipazione diretta se l’ente possiede direttamente le quote, o indiretta se le possiede attraverso un’altra partecipata. Le società possono essere quotate in borsa, non quotate o avere solo i propri strumenti finanziari quotati.

Le partecipate e le controllate pubbliche sono regolamentate dalle norme del codice civile che disciplinano le società commerciali (libro V, titolo V), dalle norme sulle società quotate in borsa, nel caso lo siano, e da decreti legislativi ad hoc, come quelli raccolti nel testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (Tusp).

I compiti delle amministrazioni pubbliche relativi alle società controllate comprendono:

  • la definizione delle regole che disciplinano la gestione e la direzione;
  • l’analisi dei bilanci;
  • la determinazione di obiettivi annuali e pluriennali sulle spese di funzionamento, come quelle per il personale;
  • le decisioni sulla composizione e sui compensi degli organi sociali.

L’art.11 del Tusp regola la composizione degli organi amministrativi (consiglio d’amministrazione) e di controllo (collegio sindacale) delle società a controllo pubblico, attraverso alcuni punti principali:

  • L’organo amministrativo è costituito, di norma, da un amministratore unico, ma è prevista la possibilità di istituire un consiglio di amministrazione;
  • il cda può attribuire le deleghe di gestione a un solo amministratore (l’amministratore delegato), salva l’attribuzione di deleghe al presidente;
  • nella scelta degli amministratori, gli enti devono assicurare il rispetto del principio di equilibrio di genere, almeno nella misura di un terzo, come stabilito dalla legge n. 120/2011;
  • gli amministratori nominati non possono essere dipendenti delle amministrazioni pubbliche controllanti;
  • le società sono divise in 5 fasce che determinano il trattamento economico complessivo annuo degli amministratori.

Ulteriori dettagli sulla composizione degli organi sociali e il sistema di nomina dei membri variano ampiamente a seconda delle numerose tipologie di società e dell’ente pubblico coinvolto. A seconda che la società sia quotata o no, partecipata dallo stato o da un ente locale.

Dati

Le nomine dei vertici delle società a controllo pubblico rappresentano una delle questioni più critiche sul tema. Per approfondire il meccanismo, data la numerosità delle aziende in questione, consideriamo una particolare categoria di controllate, quelle partecipate dal Mef e tra queste, quelle quotate in borsa. Si tratta di Eni, Enel, Leonardo, Enav, Poste italiane e Banca Monte dei Paschi di Siena (Banca Mps). Distinte da altre aziende come Rai e Ferrovie dello stato, che hanno solo gli strumenti finanziari quotati, e Consip e Equitalia che non sono quotate.

Prendiamo quindi come esempio la procedura di nomina del cda e del collegio sindacale delle società a controllo pubblico del Mef, quotate in borsa.

La nomina degli organi sociali delle controllate avviene mediante il meccanismo del voto di lista (articoli 147-ter e 148 del decreto legislativo n. 58/1998). Lo stato e gli altri azionisti, quelli in possesso di una determinata quota fissata dai singoli statuti, presentano una lista di candidati. Ogni azionista può presentarne una sola, individualmente o insieme ad altri, e ogni candidato può presentarsi in una sola lista, a pena di ineleggibilità. Per i collegi sindacali le liste si dividono in due sezioni, una per i candidati a sindaco effettivo e l’altra per i candidati a sindaco supplente. Tutte le liste vengono depositate e poi rese pubbliche almeno 21 giorni prima dell’assemblea degli azionisti della società, chiamata a votare le nomine degli organi sociali.

Dalla lista che ha ottenuto il maggior numero di voti dall’assemblea degli azionisti vengono nominati, nell’ordine in cui sono indicati:

  • i sette decimi degli amministratori da eleggere (Eni ed Enel);
  • i due terzi (Leonardo);
  • i tre quarti (Enav e Poste italiane);
  • un numero di amministratori pari a quelli da eleggere diminuito di tre (Banca Mps).

I restanti amministratori vengono tratti dalle altre liste di minoranza, per garantirne rappresentatività.

Le procedure seguite dal Mef per l’individuazione dei candidati ai consigli di amministrazione e ai collegi sindacali sono sottratte al diritto di accesso (decreto n. 561/1995), non sono pubbliche.

Per capire chi sono queste personalità, è interessante osservare se ricoprono o hanno ricoperto altri incarichi, sia in altre società che nel mondo della politica. Per farlo, abbiamo considerato i membri dei cda nominati a maggio 2020 delle società a controllo pubblico del Mef, segnalando se hanno o hanno avuto incarichi in altri organi sociali di società, o incarichi politici.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Giugno 2020)

Oltre la metà dei consiglieri di Banca Mps, Enav, Eni e Leonardo ricoprono o hanno ricoperto ruoli negli organi sociali di altre società. Inoltre, in tre dei cda considerati c'è un membro che ha avuto in passato un incarico politico. Si tratta dell'ex deputato di Unione di centro Roberto Rao, nel cda di Bmps, l'ex assessora e vice sindaca di Milano Ada Lucia De Cesaris, in quello di Eni e Federica Guidi, ex ministra dello sviluppo economico del governo Renzi, nel cda di Leonardo.

Analisi

La partita delle nomine negli organi sociali di queste società controllate ha una grande rilevanza per i governi del nostro paese. Si tratta di stabilire le priorità e influenzare le dinamiche delle aziende italiane più importanti in termini di fatturato e di servizi offerti.

Ogni governo cerca quindi di individuare personalità di fiducia da nominare ai vertici. Una tendenza che spesso sfocia nella scelta di personalità che ruotano da una società all'altra, come emerge anche dal grafico sopra. Persone che hanno già avuto incarichi di rilievo in altre aziende e che in molti casi hanno evidenti legami politici.

Può trattarsi anche di persone esterne al mondo delle società, che per diversi motivi sono considerate di fiducia dal governo in carica. Un esempio recente è la nomina, durante il governo Renzi, di Alberto Bianchi al cda di Enel nel 2014. Bianchi è l'avvocato personale di Renzi, oltre a essere stato presidente dal 2017 al 2018 della fondazione Open, che si occupa di sostenere le iniziative politiche del leader di Italia Viva.

Non esiste una chiara regolamentazione di come questi grandi dirigenti pubblici debbano essere selezionati, né trasparenza sui meccanismi di scelta messi in atto dai governi. Una mancanza che dà origine alla formazione di circoli di potere dirigenziale, strettamente legati e influenzati dalla politica.

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