Il teleriscaldamento, un sistema a minore impatto ambientale Innovazione

Il teleriscaldamento è un sistema di produzione di calore che permette di risparmiare energia e ridurre fortemente le emissioni di Co2 nell’atmosfera. Attualmente si sta diffondendo anche in Italia, ma la sua presenza è limitata al nord e al centro della penisola.

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Il teleriscaldamento, o riscaldamento urbano a rete, è un sistema che genera energia termica a distanza grazie a una rete di condutture interrate che porta il calore alle strutture abitative in maniera alternativa rispetto alle caldaie.

Si tratta di un sistema a minore impatto ambientale, in quanto garantisce un contenuto spreco di energia oltre a un uso ridotto di combustibili fossili. Per questo, può essere uno strumento utile per contrastare il problema delle emissioni e quindi del cambiamento climatico, e infatti il Pnrr prevede investimenti pari a 200 milioni di euro in questo settore. In Italia è ormai consolidato, ma ancora diffuso in maniera diseguale nella penisola.

Un sistema di riscaldamento più sostenibile

Il decreto legge 102 del 2014 per il miglioramento dell’efficienza energetica definisce teleriscaldamento e teleraffreddamento come

qualsiasi infrastruttura di trasporto dell’energia termica da una o più fonti di produzione verso una pluralità di edifici o siti di utilizzazione, […] per l’approvvigionamento di energia termica per il riscaldamento o il raffreddamento di spazi, per processi di lavorazione e per la copertura del fabbisogno di acqua calda sanitaria.

Per la sua capacità di ottimizzare l’uso di combustibile, gli è stato riconosciuto un ruolo significativo nelle politiche ambientali nazionali ed europee.

-38% le emissioni di Co2 conseguibili dalle reti di teleriscaldamento, secondo Legambiente. Il risparmio di energia sarebbe invece pari al 26%.

Il piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) che il governo italiano ha presentato nel 2020 alla commissione europea infatti gli assegna un ruolo importante nel perseguire gli obiettivi nazionali di sviluppo sostenibile, auspicandone un’estensione delle reti. Particolare rilievo ha la necessità di diffondere i sistemi cosiddetti “efficienti”, ovvero, come riporta il gestore servizi energetici (Gse) nel report del 2019, sistemi alimentati da:

  • il 50% di energia da fonti rinnovabili
  • il 50% di calore di scarto
  • il 75% di calore cogenerato
  • il 50% di una combinazione delle precedenti.

L’Italia perseguirà un obiettivo di espansione dell’uso del teleriscaldamento e teleraffrescamento efficiente, sfruttando il potenziale economico residuo in modo coerente con gli altri obiettivi di politica energetica e ambientale, quali la riduzione del fabbisogno di termovalorizzazione dei rifiuti e la limitazione dell’uso delle biomasse per motivi di riduzione delle emissioni.

Grazie alla sua centralizzazione, il riscaldamento urbano a rete costituisce un’alternativa più sostenibile rispetto alle caldaie progettate per singoli edifici o unità immobiliari, che comportano ingenti perdite energetiche. Questo è particolarmente significativo nel caso delle centrali cosiddette “cogenerative“, ovvero capaci di produrre allo stesso tempo calore e energia elettrica.

Secondo il Gse, attualmente circa il 68% della potenza installata si concentra in impianti di sola produzione termica e il restante 32% in impianti che operano in assetto cogenerativo.

La diffusione delle reti di teleriscaldamento in Italia

Stando agli ultimi dati del 2019, sono attive in Italia 331 reti di teleriscaldamento (attualmente più diffuso del teleraffreddamento), distribuite in 282 comuni. Queste strutture soddisfano circa il 2% della domanda complessiva a livello residenziale.

A esserne forniti sono soprattutto i comuni di dimensioni ridotte. L’84% di tutti i comuni coperti ha infatti una popolazione inferiore ai 60mila abitanti.

Sono indicate alcune variabili per misurare la distribuzione dei sistemi di teleriscaldamento nei comuni a seconda delle loro dimensioni. La potenza termica è misurata in megawatt (Mw), l’estensione delle reti in chilometri (km) e la volumetria in milioni di metri cubi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Gse
(ultimo aggiornamento: martedì 18 Gennaio 2022)

I comuni di meno con 10mila abitanti sono i più coperti, ma quelli di dimensioni maggiori hanno reti più potenti.

Il 62% dei comuni teleriscaldati sono comuni con meno di 10mila abitanti, per circa il 30% dell'estensione totale delle reti. Si tratta però chiaramente di sistemi anch'essi di dimensioni ridotte. Infatti, a fronte di queste cifre elevate, solo il 14% della potenza termica installata è localizzata nei comuni più piccoli, per appena il 9% della volumetria riscaldata (35 dei 375 milioni di m3 a livello nazionale). Al contrario, i centri di dimensioni maggiori (con più di 250mila abitanti) sono caratterizzati da reti più potenti e da una maggiore volumetria riscaldata.

È importante evidenziare che questi dati riguardano solo 13 regioni italiane. Il sud, in maniera particolare, risulta ad oggi completamente sprovvisto di reti di riscaldamento urbano a rete, che attualmente esistono solamente nel centro e soprattutto nel nord della penisola.

50% delle reti di teleriscaldamento, come estensione, si trova in Lombardia e Piemonte, secondo i dati del Gse.

Tra il 2017 e il 2019 l'estensione delle reti è aumentata dell'8,3% e la volumetria riscaldata del 8,7%. Anche il numero dei comuni forniti è cresciuto (nel 2017 erano 238, una cifra che nel 2019 è salita a 282), ma questo progressivo miglioramento ha riguardato quasi esclusivamente la parte settentrionale del nostro paese.

Sono indicati sia la volumetria (in milioni di metri cubi) riscaldata che il numero di comuni coperti dalle reti di riscaldamento urbano a rete.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Gse
(ultimo aggiornamento: martedì 18 Gennaio 2022)

Più del 20% di tutti i comuni italiani forniti di reti di teleriscaldamento si trova in Lombardia (59), seguita in questo senso dalla provincia autonoma di Bolzano e dal Piemonte, entrambe con 54 comuni forniti.

Anche come volumetria la Lombardia è la prima regione italiana, con 159 milioni di metri cubi riscaldati grazie a questo sistema (il 43,2% di tutta la volumetria riscaldata in Italia). La segue anche in questo caso il Piemonte con 100,8 milioni di metri cubi (26,8%) e l'Emilia-Romagna con 44,6 (l'11,9% del totale).

La Lombardia è però anche una delle prime regioni in Italia per quota di sistemi di teleriscaldamento alimentati con combustibili fossili (oltre il 97%). Una cifra che invece si abbassa al 52% nel caso della provincia autonoma di Bolzano. Mentre a riportare il numero più elevato di reti alimentate da fonti rinnovabili è la Toscana, per l'80% del totale.

 

Foto credit: Viktor Kiryanov - licenza

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