I paesi europei e la qualità dell’aiuto pubblico allo sviluppo Cooperazione

L’Europa è ancora distante dagli obiettivi che si era posta in tema di cooperazione allo sviluppo. Oggi tuttavia la crisi da Covid-19 impone anche in questo settore nuove sfide che richiedono un profondo ripensamento sulla quantità e la qualità dell’aiuto.

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In un momento di crisi sanitaria come quello che stiamo attraversando puntare sulla qualità e l’efficacia dei fondi destinati alla cooperazione è ancora più importante. Da anni Concord, la confederazione che riunisce oltre 2.600 Ong europee, pubblica il rapporto AidWatch in cui viene analizzata la quantità e la qualità dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) delle istituzioni europee e degli stati membri dell’Unione.

Quanto vale l’aiuto europeo

L’Unione europea è il maggiore contributore al mondo di fondi per la cooperazione. Considerando complessivamente le istituzioni europee e i 28 paesi membri dell’Unione (per il 2019 il Regno Unito è da considerare ancora un paese Ue) gli importi destinati all’Aps nel 2019 ammontano a circa 78 miliardi di euro. Una cifra che rappresenta circa il 50% dell’aiuto a livello mondiale.

Nonostante un lieve aumento in termini assoluti, l’aiuto europeo si stà in realtà riducendo. Il rapporto tra Aps e reddito nazionale lordo (Rnl) dei paesi europei è infatti in calo costante da ormai diversi anni.

0,46% il rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo dei paesi europei (EU28) nel 2019.

FONTE: AidWatch Report 2020
(ultimo aggiornamento: giovedì 26 Novembre 2020)

La distanza dagli obiettivi

Oltre ad essere in continuo calo il rapporto Aps/Rnl raggiunto dai paesi europei nel 2019 è anche molto distante dall'obiettivo di destinare lo 0,7% entro il 2030. Un obiettivo recentemente riaffermato nell’agenda 2030 e dalle stesse istituzioni europee ma per niente nuovo. Il traguardo è infatti stato posto per la prima volta nel 1970, e dunque quest'anno se ne ricorda il cinquantesimo anniversario. In questi 50 anni tuttavia non sono stati fatti sufficienti progressi. Il rapporto AidWatch stima che ai ritmi attuali l’obiettivo delle 0,7% sarebbe raggiunto nel 2070. Peraltro, come non manca puntualmente di sottolineare il rapporto, se si vuole tenere presente anche la qualità dell'Aps non si può non considerare quello che Concord definisce "aiuto gonfiato".

L’espressione aiuto genuino si riferisce alle risorse effettivamente usate per progetti di cooperazione e sviluppo. Si parla invece di aiuto gonfiato per le risorse contabilizzate come aiuto pubblico allo sviluppo – pur nel rispetto dei criteri e le regole fissate dai paesi dac – ma che in realtà non varcano i confini del paese donatore. Vai a "Che cosa si intende per aiuto genuino e aiuto gonfiato"

FONTE: AidWatch report 2020
(ultimo aggiornamento: martedì 24 Novembre 2020)

Nel 2019 l'aiuto gonfiato dei paesi europei si è leggermente ridotto rispetto all'anno precedente. Questo è dovuto principalmente al calo degli importi destinati alla voce di spesa "rifugiati nel paese donatore, che rimane comunque la componente più rilevante dell'aiuto gonfiato (58%).

Alcune spese sostenute per l'accoglienza dei rifugiati e per seguire le loro richieste di asilo possono essere legittimamente conteggiate all'interno dell'aiuto pubblico allo sviluppo. Queste tuttavia rappresentano la componente più rilevante di quello che è noto come "aiuto gonfiato". Vai a "Che cos’è il capitolo di spesa “rifugiati nel paese donatore”"

In ogni caso nel 2019 si è ridotto anche l'aiuto genuino, che è passato dallo 0,41% dell'Rnl nel 2018 allo 0,40.

Un appello urgente per non lasciare nessuno indietro

È su queste premesse che si è inserita la crisi legata al Covid-19. Un tema con ovvie implicazioni sanitarie ma anche con importanti ricadute economiche e sociali che stanno producendo un drastico aumento delle diseguaglianze sia interne sia tra i paesi a livello globale.

La crisi legata al coronavirus ha effetti multi dimensionali che impattano profondamente sulle diseguaglianze sia interne che internazionali.

Per rispondere anche a questa emergenza l'Unione europea ha predisposto quello che è noto come "EU Global Response to COVID-19". Uno strumento che tuttavia solo in rari casi ha messo a disposizione nuove risorse e che in generale si è limitato a riassegnarle da progetti già stanziati.

Per non far sfumare i traguardi raggiunti negli anni precedenti quindi sarà fondamentale puntare sulla qualità dell'aiuto e su programmi che monitorino l'efficacia delle azioni intraprese, in modo da poter intervenire se necessario per correggerle o migliorarle.

La convinzione è che l'aiuto pubblico allo sviluppo resti uno strumento fondamentale per affrontare gli effetti internazionali della crisi sanitaria. Per questo è importante concentrare le risorse su progetti e programmi dotati di un un chiaro effetto moltiplicatore a livello di impatto e con la capacità di mobilitare risorse interne e sviluppare società inclusive e resilienti.

Tra i molti interventi necessari il rapporto di quest'anno sottolinea l'importanza di investimenti in digitalizzazione che garantiscano società aperte che tutelino il rispetto dei diritti umani oltre a una riforma globale finanziaria per superare i meccanismi di elusione fiscale che penalizzano e sottraggono risorse essenziali ai paesi in cui la cooperazione opera.

I programmi di cooperazione devono poi porsi l'obiettivo di garantire a tutti l'accesso ai farmaci salva vita e promuovere sistemi fiscali progressivi e catene agroalimentari che siano socialmente sostenibili.

Infine, in tempi di pandemia, il rapporto raccomanda non solo un impegno da parte dei paesi europei a proteggere l’Aps o riorientare i fondi esistenti, ma anche ad investire risorse addizionali per contrastare gli impatti sanitari così come quelli economici e sociali, altrettanto devastanti e pericolosi.

Foto Credit: Pablo Tosco - Oxfam

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