I costi dell’affitto e il rischio povertà nei paesi europei Europa

Nel vecchio continente è più comune vivere in una casa di proprietà anziché in affitto, anche se la situazione varia molto tra i paesi dell’est e quelli dell’ovest. Come in un circolo vizioso, l’affitto contribuisce al disagio economico di chi già si trova a rischio povertà.

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Il tema della casa è sentito ovunque ed è trasversale alle classi sociali. Negli ultimi tempi, infatti, il mercato immobiliare (soprattutto degli affitti) nelle grandi città è bloccato, con prezzi più alti rispetto ai redditi medi che si traducono nell’impossibilità per molti di trovare un’abitazione dignitosa in locazione. Una questione che negli ultimi anni ha generato anche proteste diffuse, portando molti media a parlare di una vera e propria “emergenza abitativa”.

Il diritto alla casa è fondamentale. Lo affermano le Nazioni unite, evidenziando anche l’importanza dell’adeguatezza dell’abitazione. Quest’ultima si compone di numerosi indicatori quali la sicurezza legale del contratto d’affitto, l’accessibilità economica dell’alloggio per tutte le categorie sociali, l’abitabilità della struttura e la disponibilità di servizi e infrastrutture non troppo lontani.

In Europa è ancora prevalente la proprietà rispetto all’affitto. Tuttavia si possono notare differenze consistenti a seconda della condizione socio-economica. L’affitto ha infatti un’incidenza molto maggiore tra chi è a rischio povertà, un fattore che è sì direttamente collegato (chi ha una minore disponibilità economica ha maggiori difficoltà ad acquistare un immobile) ma allo stesso tempo contribuisce al disagio economico, come in un circolo vizioso.

Le condizioni abitative dei cittadini europei

In Europa circa 7 persone su 10 abitano in una casa di proprietà. Si tratta di un dato che è rimasto relativamente costante negli anni – diminuendo in oltre un decennio di soli 2 punti percentuali – e che appare molto diversificato da paese a paese.

30,9% delle persone in Ue abita in case in affitto (2022).

I dati si riferiscono alla quota di persone che hanno dichiarato, nel sondaggio Eu-Silc, di vivere in abitazioni in affitto.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: venerdì 2 Febbraio 2024)

La Germania è l’unico stato membro in cui l’affitto è più comune rispetto alla proprietà (riguarda il 53,3% delle persone). Segue l’Austria con il 48,6%. Molto meno frequente invece nei paesi dell’est Europa, soprattutto in Romania dove quasi il 95% delle persone è proprietario. Anche in Slovacchia, Croazia e Ungheria i valori superano il 90%.

L’affitto è quindi relativamente più prevalente nell’Europa nord-occidentale, mentre il sud è più sbilanciato verso la proprietà. Verso est, raggiunge ancora percentuali minime. L’Italia, con il 25,7% della popolazione che si dichiara in affitto, è leggermente al di sotto della media Ue.

In 17 stati membri su 27 (fanno eccezione Belgio, Slovacchia, Portogallo, Polonia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Italia, Francia e Croazia) la quota di persone in affitto è aumentata tra 2010 e 2022. Soprattutto in Germania e Danimarca, con 7 punti percentuali di differenza. In Ungheria la situazione è rimasta invariata.

Nei paesi del nord Europa, dove l’affitto è decisamente più comune, sono anche più elevate le quote di persone con case di proprietà che pagano un mutuo. Questo è il caso soprattutto nei Paesi Bassi e in Svezia, dove rispettivamente il 60,3% e il 50,4% delle persone si trovano in questa condizione (rispetto al totale). Valori bassi si registrano, specularmente, nell’est Europa, in particolare Romania (1,2%) e Bulgaria (2,4%).

L’affitto è più frequente tra chi è già a rischio povertà

L’incidenza dell’affitto nella situazione abitativa delle persone è strettamente correlata con la loro situazione socio-economica. Chi ha salari più bassi ha maggiori difficoltà ad acquistare case – e in molti casi può incontrare ostacoli anche nell’ottenimento di un mutuo.

Chi guadagna meno è più spesso in affitto, una spesa gravosa.

Tuttavia anche da questo punto si possono osservare differenze significative tra i vari paesi Ue. Alcuni stati presentano divari molto evidenti e le persone che guadagnano meno e sarebbero a rischio povertà si trovano molto più spesso a sostenere costi che gravano ogni mese sui loro redditi. In questo modo, si crea un circolo vizioso.

In 8 paesi membri (quasi tutti in Europa settentrionale) l’affitto è la condizione prevalente tra le persone a rischio povertà, ovvero, secondo Eurostat, tutti coloro che guadagnano meno del 60% del reddito mediano disponibile.

77,4% le persone a rischio povertà che vivono in affitto in Austria (2022).

I dati si riferiscono alla differenza, in punti percentuali, tra l’incidenza che l’affitto ha nelle due fasce di reddito: chi guadagna meno del 60% del reddito mediano disponibile (ed è quindi a rischio povertà) e chi guadagna di più di tale soglia.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: venerdì 2 Febbraio 2024)

Il divario più ampio si registra nei Paesi Bassi, dove l’affitto incide per il 23,1% tra chi guadagna più del 60% del reddito mediano e per il 66,7% tra chi guadagna meno. Anche in Francia supera i 40 punti percentuali. In otto paesi, quasi tutti nell’Europa orientale, la differenza è invece inferiore ai 10. L’Italia riporta un divario di 16,8 punti: inferiore rispetto a quello degli altri grandi paesi Ue.

Foto: Norbert Levajsics – licenza

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