I comuni possono fare molto per sostenere la cultura Bilanci dei comuni

Ristrutturazioni, eventi, monumenti, biblioteche, musei, teatri: le amministrazioni possono svolgere un ruolo strategico nella crescita del patrimonio e delle attività culturali dei territori.

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Il settore culturale è uno di quelli che ha subito più contraccolpi dalle restrizioni dovute alla pandemia. Si tratta di un ambito che già presenta delle peculiari fragilità e che necessita di particolari politiche di tutela e valorizzazione.

Questo rallentamento è trasversale a tutti gli ambiti. Calano ad esempio le persone che hanno partecipato a spettacoli fuori casa.

21,1% le persone che partecipano a una qualche forma di intrattenimento fuori casa (Istat, 2021).

Si tratta di un vero e proprio crollo se si considera che nell’anno precedente questa quota si attestava al 60%. Andamenti simili si registrano anche negli spettacoli cinematografici (-36,2 punti percentuali rispetto al 2020), nelle visite ai musei e alle mostre (-18,4) e la fruizione di spettacoli sportivi (-16,2).

Per contribuire al rilancio di queste attività possono essere fatti degli interventi sia a livello nazionale che a livello locale. In questo i comuni hanno un ruolo importante, effettuando delle spese che vengono poi contabilizzate.

Le uscite per la cultura nei bilanci

Tra le spese delle amministrazioni locali, c’è una missione interamente dedicata alla tutela e alla valorizzazione dei beni e delle attività culturali. Sono comprese al suo interno due voci distinte: “valorizzazione dei beni di interesse storico” e “attività culturali e interventi diversi nel settore culturale”.

Nella prima si considerano tutti gli interventi legati alla ristrutturazione e alla tutela dei luoghi di interesse storico come ad esempio statue e monumenti. Sono comprese inoltre le attività legate alla ricerca e alla divulgazione culturale, oltre ai contributi per la manutenzione e la gestione di biblioteche, musei e teatri.

Nella seconda sono inserite tutte le uscite dedicate alle attività culturali e alla gestione delle biblioteche comunali. Si trovano anche i sostegni economici per le minoranze linguistiche e le attività di culto.

Sono escluse da questa missione tutte le uscite dedicate al turismo, per le quali è presente una sezione a parte.

I dati mostrano la spesa per cassa per tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Le uscite di una missione o di un programma possono essere relative a più assessorati. Tra le città italiane con più di 200mila abitanti non sono disponibili i dati di Palermo perché alla data di pubblicazione non risulta accessibile il rispettivo bilancio consuntivo 2021.

FONTE: openbilanci – consuntivi 2021
(consultati: martedì 21 Febbraio 2023)

Le prime quattro città che spendono di più per i beni culturali sono tutte situate nel centro-nord. Si tratta di Firenze (150,90 euro pro capite), Trieste (104,75), Padova (87,08) e Verona (81,73). Si trovano nel sud invece quelle che riportano le uscite più basse: Messina (35,23), Catania (16,11), Bari (11,73) e Napoli (9,52).

I dati mostrano la spesa per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Le uscite di una missione o di un programma possono essere relative a più assessorati. Tra le città italiane con popolazione superiore a 200mila abitanti, sono state considerate le 5 che hanno speso di più per la voce considerata nel 2021.

FONTE: openbilanci – consuntivi 2016-2021
(consultati: martedì 21 Febbraio 2023)

Le uscite si sono mantenute piuttosto stabili ad eccezione di un aumento di spesa importante registrato a Trieste. Tra 2017 e 2018 passa infatti da 93,49 euro pro capite a 326,5, una crescita del 250%. La città che ha incrementato di più le uscite tra 2016 e 2021 è Firenze (+57,82%). Seguono Padova (46,67%), Verona (20,06%) e Trieste (7,67%). A Milano invece si spende di meno (-7,72%).

Ampliando l’analisi al resto d’Italia, le amministrazioni spendono in media 32 euro pro capite per la tutela e la valorizzazione dei beni e delle attività culturali. Mediamente, i comuni caratterizzati dalle uscite maggiori sono quelli di territori a statuto speciale: provincia autonoma di Bolzano (110,39), Sardegna (93,91) e Valle d’Aosta (87,79). A registrare le spese minori sono invece i comuni campani (18,74 euro pro capite), quelli calabresi (17,77) e quelli molisani (12,34).

I dati mostrano la spesa per cassa per la tutela e la valorizzazione dei beni e delle attività culturali. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Le uscite di una missione o di un programma possono essere relative a più assessorati.

FONTE: openbilanci – consuntivi 2021
(consultati: martedì 21 Febbraio 2023)

Le uscite maggiori a livello locale si registrano a Santo Stefano di Sessanio, in provincia dell’Aquila. In questo piccolo comune montano nel 2021 sono stati spesi oltre 700mila euro, pari a 6.326,49 euro per ognuno dei suoi 110 abitanti. Seguono Moio de’ Calvi (Bergamo, 1636,47), San Benedetto Belbo (1.401,79) e Bergolo (1.263,7). In questi ultimi due casi si tratta di comuni che fanno parte della provincia di Cuneo.

Sono sei le amministrazioni che superano i mille euro pro capite, si tratta di territori in cui la popolazione non supera i 600 abitanti. È possibile infatti che questi importi pro capite così elevati siano il risultato di ingressi in bilancio dovuti a progetti specifici sulla cultura, come probabilmente è accaduto nel caso di Santo Stefano di Sessanio, che registra entrate pro capite nettamente più alte rispetto al resto dei comuni italiani.

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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da Openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Noi estraiamo i dati, li elaboriamo e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Attraverso openbilanci svolgiamo un’attività di monitoraggio civico dei dati, con l’obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.

Foto: comune di Firenzelicenza

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