Gli effetti del decreto sicurezza

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I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Vai a “I decreti sicurezza hanno prodotto effetti opposti a quelli promessi“.

-40,2%

è il calo dei posti disponibili nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia dal 2018 al 2020, biennio in cui è stato operativo il decreto sicurezza. Nello stesso periodo il numero delle strutture è diminuito del 25,6%, passando da oltre 12mila a poco più di 9mila. Questa tendenza è dovuta soprattutto del forte calo degli arrivi. Vai all’articolo.

-21.983

è la perdita di posti dal 2018 al 2020 nei centri di accoglienza di piccole dimensioni (massimo 20 posti letto), quelli che seguono il modello virtuoso dell’accoglienza diffusa. I centri piccoli rappresentano la categoria che ha perso più posti con il decreto sicurezza, rispetto a centri di medie (da 21 a 50 posti) e grandi dimensioni (oltre 50 posti). Vai al grafico.

110

sono i posti letto disponibili, in media, nei centri di accoglienza di grandi dimensioni (da 50 a 300 posti) nel 2020. Prima che entrasse in vigore il decreto sicurezza erano 98. Con quest’ultimo i centri grandi diventano ancora più grandi, a discapito dell’accoglienza diffusa. Questa tendenza si riscontra soprattutto nei grandi centri urbani. A Milano, per esempio, la capienza media dei centri è 10 volte maggiore a quella nazionale. Vai all’articolo.

25,60 €

è il prezzo medio procapite al giorno registrato nei centri di accoglienza a fine 2020. Si tratta di un importo inferiore al periodo precedente al decreto sicurezza, quando per ogni ospite il prezzo giornaliero era in media 34,98 euro. Importi procapite minori incidono sulla qualità dei servizi offerti nelle strutture, sull’inclusione sociale dei migranti e quindi sulla vita delle comunità. Vai al rapporto.

4.557

i posti letto persi, dal 2018 al 2020, nel sistema di seconda accoglienza (ex Sprar, oggi Sai). Si tratta del sistema che garantisce di più l’apprendimento linguistico, l’orientamento lavorativo e l’inclusione degli ospiti nelle comunità. Lo smantellamento dello Sprar ha favorito la marginalità sociale dei richiedenti asilo. Vai a Centri d’Italia.

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