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Nel nuovo sistema configurato dal Dm 77/2022, le case della comunità saranno il perno fondamentale della sanità territoriale. In base alle indicazioni del decreto, dovranno essere presidi fisici di semplice individuazione ai quali i cittadini possano accedere per i bisogni di assistenza sanitaria.

In questi punti, facilmente raggiungibili sul territorio, il paziente potrà trovare servizi come gli ambulatori dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta. L’obiettivo è realizzare un punto di accesso univoco ai servizi sanitari, dove la persona possa essere assistita da un’equipe multiprofessionale, in grado di prenderlo in carico nelle diverse esigenze, attraverso valutazione complessiva dei suoi bisogni di natura clinica, funzionale e sociale.

Sono 1.350 quelle previste come obiettivo dal Pnrr. Tuttavia, dall’esame dei contratti istituzionali di sviluppo (Cis) stipulati dal ministero della salute con le singole regioni e province autonome, emerge che ne saranno costituite 1.430.

1.430 le case della comunità che si prevede di costituire anche con i fondi Pnrr.

Si distinguono tra hub e spoke. Le prime sono quelle principali, chiamate a erogare, oltre a servizi di assistenza primaria, anche attività specialistiche e di diagnostica di base. Mentre le seconde, istituite per aumentare la capillarità del servizio sul territorio, si concentreranno sull’offerta di servizi di assistenza primaria.

Anche gli standard organizzativi delle case della comunità variano tra i due tipi di struttura, e vanno distinti tra le previsioni obbligatorie (stabilite dall’allegato 2 del Dm 77/2022) e quelle facoltative (allegato 1 dello stesso decreto).

 

I servizi previsti nelle case della comunità

Livello di obbligatorietà
Servizi offerti
Obbligatori per CdC hub e spoke– Servizi di cure primarie erogati attraverso équipe multiprofessionali;
– Punto unico di accesso;
– Servizio di assistenza domiciliare;
– Servizi di specialistica ambulatoriale per le patologie ad elevata prevalenza;
– Servizi infermieristici;
– Sistema integrato di prenotazione collegato al Cup aziendale;
– Integrazione con i servizi sociali;
– Partecipazione della comunità e valorizzazione della co-produzione;
– Collegamento con la casa della Comunità hub di riferimento;
– Presenza medica per la CdC hub: H24, 7/7 gg;
– Presenza medica per la CdC spoke: H12, 6/7 gg;
– Presenza infermieristica per la CdC hub: H12, 7/7 gg (fortemente raccomandato H24, 7/7 gg);
– Presenza infermieristica per la CdC spoke: H12, 6/7 gg.
Obbligatori solo per CdC hub– Servizi diagnostici di base;
– Continuità assistenziale;
– Punto prelievi.
Facoltativi nelle CdC hub e spoke– Attività consultoriali e attività rivolta ai minori;
– Interventi di salute pubblica (incluse le vaccinazioni per la fascia 0-18);
– Programmi di screening.
Raccomandati nelle CdC hub e spoke– Servizi per la salute mentale, le dipendenze patologiche e la neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza;
– Medicina dello sport.
elaborazione openpolis – Cittadinanzattiva su Dm 77/2022 e dossier camera

 

Le case della comunità hub avranno una funzione “baricentrica” rispetto alle altre nell’erogazione dei servizi sanitari e saranno circa due terzi di quelle di cui i Cis prevedono la realizzazione. Complessivamente, 939 su 1.430 strutture totali.

65,7% delle future case della comunità saranno hub.

Le case della comunità spoke sono chiamate ad aumentare la capillarità del servizio e saranno circa un terzo delle strutture previste dai Cis. Una quota tuttavia molto variabile tra le diverse regioni: in Calabria circa il 77% delle case della comunità saranno spoke. Mentre tutte le case da istituire in Lombardia, Piemonte, Umbria e Veneto sono qualificate come hub.

Oltre alla Calabria, anche in Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Sicilia oltre il 60% delle case della comunità sarà di tipo spoke.

I finanziamenti del Pnrr per le case della comunità

In termini di risorse, per le case della comunità sono previsti 2 miliardi di euro dal piano nazionale di ripresa e resilienza. Finanziamenti ripartiti tra le regioni in base alla quota di accesso del 2021, con un meccanismo di ponderazione pensato per garantire al mezzogiorno almeno il 45% delle risorse (cfr. Dm 20 gennaio 2022, Camera dei deputati, 2023).

In base a questi criteri, le regioni con i maggiori finanziamenti dal Pnrr in termini assoluti per le case della comunità saranno Lombardia (277,2 milioni di euro), Campania (249,7 milioni), Sicilia (quasi 217 milioni), Puglia (177,2) e Lazio (158,5).

FONTE: elaborazione openpolis – Cittadinanzattiva su dati Cis regionali
(pubblicati: venerdì 24 Giugno 2022)

In rapporto alla popolazione totale, superano i 40 euro per abitante le regioni del mezzogiorno: Molise, Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Campania, a fronte di una media nazionale di 33,76 euro per residente.

45% la quota di Pnrr per le case della comunità destinata alle regioni del mezzogiorno.

Se invece si considera il rapporto rispetto agli abitanti con almeno 65 anni di età, il finanziamento pro capite maggiore dal Pnrr è previsto per Campania e Sicilia (con oltre 200 euro per residente anziano), seguite da Calabria (198,95) e Puglia (194,88).

Come si articolerà l’offerta territoriale di case della comunità

Tuttavia a cambiare tra i diversi territori sarà la capillarità dell’offerta e l’articolazione tra case della comunità di tipo hub e quelle di tipo spoke. In base a quanto previsto dai contratti istituzionali di sviluppo, a livello nazionale si prevede l’istituzione di 2,4 case ogni 100mila residenti. Quota che sale a 10,3 considerando solo i residenti over-65.

Il rapporto più elevato si raggiunge in Molise, Basilicata e Calabria, considerando l’intera popolazione. Se invece si considerano solo i residenti con almeno 65 anni ai vertici troviamo Molise, Campania e Basilicata.

L’ordine cambia se si isolano però solo le case hub, quelle con maggiore dotazione di servizi. In questo caso, dopo il Molise, spiccano Lombardia, Veneto e Lazio, con oltre 8 case hub ogni 100mila residenti anziani. Mentre si attestano sotto quota 4 la Sardegna (3,98 case hub per 100mila ultra65enni) e la Calabria (3,29). A livello regionale è infatti la Calabria ad avere la quota più ampia di case spoke, che come anticipato dovrebbero costituire il 77% di quelle previste dal Cis.

FONTE: elaborazione openpolis – Cittadinanzattiva su dati Cis regionali
(pubblicati: venerdì 24 Giugno 2022)

Tra le province, superano le 18 case della comunità ogni 100mila persone anziane Agrigento, Foggia, Isernia e Caserta. Tuttavia se si considerano solo le hub, quelle con più servizi, ai primi posti svetta il territorio di Sondrio (16,2 case hub ogni 100mila over 65). Seguono, con almeno 10 strutture hub ogni 100mila residenti, le province Isernia, Frosinone, Avellino, Brescia, Caltanissetta e Lodi.

In 7 territori è prevista l’istituzione di meno di 3 case hub ogni 100mila anziani, a fronte di una media nazionale di 6,74. Si tratta di Parma, Crotone, Enna, Cagliari, Catanzaro, Modena e Lucca.

Foto: Asl Roma 2

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