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Dichiarazione di Cesare DAMIANO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Firma tecnica? La FIOM ne mise una nel luglio del ’55». - INTERVISTA

  • (04 gennaio 2011) - fonte: La Stampa - Alessandro Barbera - inserita il 04 gennaio 2011 da 31

    «Ecco qui, legga». Cesare Damiano sventola la fotocopia di un vecchio comunicato sindacale: «Di fronte alla strumentalizzazione da parte della Fiat del dissenso fra le organizzazioni tesa ad escludere la Fiom da ogni forma di contrattazione aziendale e a realizzare una permanente divisione fra i lavoratori eletti nella commissione interna, la Fiom, pur mantenendo ferme le valutazioni di merito sull’accordo, si dichiara disponibile alla firma in modo da impedire la manovra e le finalità del padrone».

    Risale ai tempi in cui lei era delegato Fiom?

    «Macché. Siamo nel luglio 1955. La Fiom aveva subito una sconfitta su un accordo in materia di reclami dei lavoratori».

    Insomma, secondo lei Maurizio Landini dovrebbe prendere lezioni dalla storia?

    «Tenga conto che stiamo parlando degli anni cinquanta».

    Accadde anche a lei nel 1996 di sottoscrivere una firma tecnica in Fiat, è così?

    «E’ così. I negoziatori eravamo io, Pierpaolo Baretta per la Fim e Roberto di Maulo, allora leader Uilm e oggi segretario Fismic. La questione del contendere erano alcuni parametri per calcolare gli aumenti salariali. Ne parlammo in assemblea con gli iscritti, poi aderimmo sottolineando che su quel punto eravamo contrari».

    Invece oggi la Fiom promette di dire no anche nel caso in cui al referendum prevalessero i sì, rimanendo esclusa dalla rappresentanza aziendale. Crede che i sì prevarranno? E in quel caso la Fiom potrebbe cambiare idea?

    «Da quel che ho sentito non credo cambieranno idea».

    Qual è la strategia? Cercano l’alibi per una scissione a sinistra della Cgil?

    «Mi auguro di no. Constato però una valutazione più politica che sindacale. E constato una convergenza di vedute e di toni fra la Fiom, Sinistra e libertà e l’Italia dei valori».

    Crede allora ci sia un progetto politico?

    «Non lo so. Constato».

    Sergio Cofferati dice: «Chiedere alla Fiom di firmare l’accordo in via tecnica è surreale».

    «Non sono d’accordo. L’intesa costa un grande sacrificio ai lavoratori, ne sono consapevole. E trovo che Marchionne negli ultimi tempi stia tirando un po’ troppo la corda. Ma non si può chiudere gli occhi di fronte al fatto che l’alternativa è restare stretti nella competizione con gli stabilimenti americani o polacchi. Ciò detto, ci sono due cose che dell’accordo che non vanno per niente bene. Una è la questione della rappresentanza; inoltre va chiarito verso chi esercitare le sanzioni per gli scioperi nei giorni di straordinario».

    Landini le obietterebbe che il sì tecnico indebolirebbe la posizione della Fiom anche su questi punti.

    «Non è detto. Se fossi in lui chiederei ai colleghi delle altre confederazioni di sottoscrivere un nuovo accordo con Confindustria che permetta anche a chi non firma di presentare una lista per le rappresentanze aziendali».

    E sulla questione delle sanzioni a chi sciopera?

    «Su questo punto l’accordo è ambiguo: non si capisce se le sanzioni e i vincoli sono per il sindacato o anche per il lavoratore. Bisognerebbe chiarire che invece le sanzioni, in caso di sciopero nei giorni di straordinario, va applicata solo al sindacato: in questo modo sarebbe più responsabilizzato».

    Fonte: La Stampa - Alessandro Barbera | vai alla pagina

    Argomenti: referendum, confindustria, sindacato, Cgil, Fiat, diritto di sciopero, Fiom, Marchionne, diritti dei lavoratori | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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