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Dichiarazione di Niccolo' GHEDINI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) 


 

«Per muovere certi rilievi Napolitano dovrebbe farsi eleggere» - INTERVISTA

  • (02 luglio 2010) - fonte: Corriere della Sera - Virginia Piccolillo - inserita il 02 luglio 2010 da 31

    «I commenti del Quirinale sono assai pregevoli, ma c’è un Parlamento, eletto da una quarantina di milioni di elettori: spetta a quest’ultimo decidere. Visto che non siamo una repubblica presidenziale». Non si colpevolizza Niccolò Ghedini, deputato e mente giuridica del Pdl, mentre da Malta giunge la reprimenda del presidente della Repubblica.
    Casualmente proprio mentre l’alter ego giuridico del premier sta spiegando, riguardo al ddl sulle intercettazioni, l’ovvietà del fatto che «se arriveranno segnali dal Colle (che non arriveranno) se ne terrà conto».

    Invece i segnali sono arrivati. Il capo dello Stato lamenta di non essere stato ascoltato.

    «Ne prendiamo atto. Ma il Quirinale aveva raccomandato che si discutesse prima la manovra che scade il 30 luglio. Il ddl intercettazioni è stato calendarizzato il 29 luglio e verrà discusso nella prima settimana di agosto. Quindi mi sembra evidente che dell’intervento del Colle si è tenuto conto».

    Il presidente Napolitano dice che ci sono alcuni chiari punti critici nel testo.

    «Questa è una novità dal punto di vista istituzionale».

    I rilievi?

    «La valutazione del capo dello Stato non è su problemi di natura tecnica. Altrimenti dovrebbe farsi eleggere. La valutazione è sulla costituzionalità. Le "criticità tecniche" esulano dalla sua competenza».

    Nelle audizioni però, compresa quella del procuratore antimafia Piero Grasso, criticità del testo sono state sollevate.

    «Nelle audizioni sono sempre state sollevate criticità che nel tempo si dimostrano giuste o infondate. È successo anche nel caso della riforma del codice. Poi c’è il Parlamento che decide e vota. Il Quirinale che ne valuta la costituzionalità e lo può rinviare alle Camere. Le quali, magari, glielo rinviano. Eventualmente poi se ne occupa la Corte Costituzionale. È tutto fisiologico».

    Ma se il Quirinale ravvisa difetti nella norma?

    «Massimo ascolto per il parere del capo dello Stato. Ma se i suoi tecnici, che vista l’area di riferimento sono gli stessi che scrissero la legge Mastella, pensano di tornare a quel vecchio testo, beh, questo non è possibile».

    Alcune modifiche sono state auspicate anche dalla presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno.

    «La presidente Bongiorno dovrebbe saperlo: una volta che c’è stata la doppia lettura, di Camera e Senato, la parte approvata è immodificabile. C’è il divieto assoluto. Si può modificare solo la parte ritoccata al Senato. Oppure devi buttar via la legge».

    C’è questa eventualità?

    «Impensabile perché le intercettazioni erano già nel programma elettorale del Pdl».

    Ma anche il leader leghista Bossi dice che una mediazione sarà trovata. Non è così?

    «Bossi fa, a ragione, un discorso di tipo politico. Se il provvedimento ha causato grandi tensioni e ci sono modifiche migliorative ben vengano. Noi abbiamo sempre detto che il testo non è blindato».

    Veramente lo stesso presidente della commissione giustizia al Senato, Filippo Berselli, lamenta di aver subito una blindatura.

    «Lì fu una decisione politica. Si pensò che le modifiche fossero sufficienti».

    Per il presidente della Camera Fini la calendarizzazione è stata irragionevole.

    «Non lo è affatto. Questa legge è da 2 anni in Parlamento. È stata approvata la prima volta dopo un anno. Sono quasi 800 giorni che è in discussione. Ci starà altri due mesi. Vedremo gli emendamenti. Se poi si va a settembre pazienza».

    Ora, a questo fronte caldo, il Pdl aggiunge quello dell’ampliamento del Lodo Alfano. Perché?

    «Non è un ampliamento. La sospensione dei processi alle alte cariche per fatti antecedenti all’incarico già c’era nel testo originario. Ma gli uffici del Senato, in fase di stampa, hanno mangiato il pezzettino che lo prevede anche per il presidente del Consiglio e dei ministri. Nella relazione e nella norma transitoria, però, si capisce che è un errore. Quindi la volontà politica non è di oggi, ma del 12 maggio scorso quando il ddl venne presentato».

    Il caso Brancher non c’entra?

    «Per nulla».

    Fonte: Corriere della Sera - Virginia Piccolillo | vai alla pagina

    Argomenti: pdl, istituzioni, presidente Napolitano, lodo Alfano, ddl intercettazioni | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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