La differenza tra bilancio di competenza e di cassa

Si tratta di due modi diversi per registrare entrate e uscite di un comune: al momento in cui vengono formalmente accertate/impegnate o quando vengono effettivamente riscosse/pagate.

Definizione

Esattamente come nelle altre amministrazioni pubbliche, anche nei comuni si iscrivono le entrate e le uscite a bilancio. È però necessario differenziare le fasi temporali in cui queste operazioni avvengono. Per esempio, un’entrata può essere incassata in un certo anno ma essere relativa all’anno precedente o agli anni precedenti. Lo stesso vale per le spese. L’ente stanzia delle risorse un acquisto, ma poi il pagamento può avvenire negli anni successivi. Per ovviare a questo problema, sono stati istituiti due principi: la contabilità di competenza e quella di cassa.

La contabilità di competenza considera le entrate che il comune ha il diritto di riscuotere (chiamate accertamenti) e le spese che si è impegnato a sostenere (chiamate impegni) durante l’anno, indipendentemente dal fatto che saranno effettivamente riscosse e pagate nel corso dello stesso anno o in futuro.

La gestione di cassa, invece, considera le entrate e le spese che il comune ha effettivamente riscosso (riscossioni) e pagato (pagamenti) nel corso dell’anno, indipendentemente dall’anno in cui sono nati i crediti (accertamenti) e i debiti (impegni). Gli importi relativi alle voci di competenza e di cassa vengono entrambi riportati sia nel bilancio di previsione che in quello consuntivo.

 

Tipo di gestione
Entrate
Uscite

CompetenzaAccertamenti che il comune ha il diritto di riscuotereImpegni che il comune si è impegnato a sostenere
CassaRiscossioni effettivamente incassate dal comunePagamenti concretamente effettuati dal comune

 

Dati

I dati mostrano le entrate e le uscite pro capite per cassa e per competenza. Spese o introiti maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia.

FONTE: openbilanci – consuntivi 2020
(consultati: venerdì 23 Dicembre 2022)

Mediamente, le amministrazioni italiane nel 2020 hanno avuto entrate pro capite pari a 2.008,05 euro per la gestione di cassa, che quindi è l’ammontare effettivamente incassato dai comuni italiani nell’esercizio considerato. Per la competenza invece 2.239,84 euro pro capite. Questo valore rappresenta invece il momento in cui viene registrata l’entrata, a prescindere dall’anno di riscossione effettiva. Per quel che riguarda le spese, ammontano in media a 1.830,44 euro pro capite per la cassa mentre per la competenza si raggiungono 2.011,80 euro pro capite.

Analisi

Effettuare questa distinzione è molto importante per avere un’idea completa degli andamenti della gestione della macchina comunale. Gli amministratori possono così avere un quadro coeso delle operazioni concluse e di quelle che sono state aperte, avendo un’immagine complessiva della situazione economico-finanziaria dell’ente. L’applicazione di questi due principi è necessaria anche per valutare la capacità di riscossione e di pagamento di un ente. Non tutte le operazioni che vengono aperte risultano effettivamente portate a termine, sia che si tratti di entrate che di uscite, ma tenerne traccia permette di comprendere quanto queste incidono sulle amministrazioni.

L’analisi del bilancio di cassa è quella che viene maggiormente utilizzata per la nostra rubrica sui bilanci dei comuni. Verificare i flussi effettivamente riscossi o pagati permette di capire in modo spesso più puntuale in quali direzioni si concentrano gli sforzi delle amministrazioni locali.

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