Che cos’è il bilancio di genere

Un documento che permette di monitorare l’impatto delle politiche delle amministrazioni locali sui divari di genere.

Definizione

Il bilancio di genere (Bdg) è uno strumento di analisi e di programmazione che adotta un’ottica di genere per valutare le scelte politiche e gli impegni economico-finanziari delle pubbliche amministrazioni. Si tratta di una prospettiva di osservazione da integrare ai bilanci, a cui le Pa sono obbligate ad ottemperare con modalità iterative e continuative nel tempo.

Il bilancio di genere è legato all’approccio strategico del mainstreaming di genereUn metodo che prevede l’integrazione della prospettiva di genere nell’attività di realizzazione delle politiche: dal processo di elaborazione all’attuazione, includendo anche la stesura delle norme, le decisioni di spesa, la valutazione e il monitoraggio.

Il bilancio di genere è un valido mezzo per riconoscere e valutare gli effetti potenzialmente o effettivamente discriminatori delle politiche pubbliche nei confronti delle donne e persone non binarie, che contribuiscono ad aggravare le situazioni di disuguaglianze e divario economico, politico, sociale e culturale, ed eventualmente ad apportare correttivi.

Questo strumento amministrativo viene ideato nel 1995, poi nel corso degli anni ha subito modifiche, aggiornamenti e applicazioni di vario genere. Capire dunque l’evoluzione di questo documento può aiutarci meglio a capirne la natura e quali sono i prossimi passi da poter compiere.

Nel 1995 con la piattaforma d’azione della IV Conferenza mondiale delle donne di Pechino si definisce il bilancio di genere come strumento necessario a sostegno delle istituzioni pubbliche e private. Solo nel 2001 l’Unione europea accoglie tale indicazione che verrà ratificata con la risoluzione 2002/2198 (Ini) del parlamento europeo. In Italia il bilancio di genere approda tra il 2003 e il 2010, dapprima con sperimentazioni a livello comunale e provinciale per proseguire poi con le regioni e con il governo.

L’interesse per la sperimentazione di iniziative di bilancio di genere cresce fino a raggiungere la sua massima diffusione intorno al 2013. In seguito subisce un forte rallentamento fino ad arrivare al 2020 con soli 4-5 casi di amministrazioni locali in Italia che sperimentano lo strumento.

Oltre alle esperienze territoriali, a partire dal 2015 anche le università italiane iniziano a produrre bilanci di genere. Fino alla stesura nel 2018 delle linee guida su come utilizzare lo strumento a livello accademico. Un passaggio stimolato dalle sollecitazioni provenienti dalla linee di finanziamento della ricerca europee che, con Horizon 2020, promuovono una prospettiva di genere da includere nelle progettualità di ricerca. Ora con Horizon europe si pone un forte accento sugli strumenti per mitigare le disuguaglianze di genere e per promuoverne l’uguaglianza.

Anche a livello europeo si riscontrano negli anni alcune iniziative volte a includere la prospettiva di genere. In primis la risoluzione del parlamento europeo del 25 febbraio 2010, che pone al centro la necessità di un monitoraggio sistematico dell’integrazione della prospettiva di genere nei processi decisionali di natura legislativa e di bilancio. Segue un’altra risoluzione nel 2019, che si focalizza sull’integrazione della dimensione di genere nelle politiche fiscali Ue, invitando commissione e stati membri a implementare pienamente il bilancio di genere.

Nel 2020, infine, viene pubblicato lo strumento operativo promosso dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige), per la produzione del bilancio di genere. Uno strumento atto a orientare fortemente la gestione delle risorse economiche sia in fase programmazione (pre) che di monitoraggio (in progress e post) dei progetti finanziati con fondi europei.

Dati

Quasi contestualmente al percorso europeo, la ragioneria di stato pubblica la circolare n.7/2019 in cui si rende attuativo l’uso del bilancio di genere in via sperimentale, seguendo la metodologia indicata dal Dpcm del 16 giugno 2017, nell’ottica di analizzare gli effetti delle politiche in base al genere.

Le indicazioni sulla struttura e i contenuti da inserire vengono definite dalla circolare, che individua 2 elementi necessari alla costruzione del Bdg:

  • la classificazione delle spese del bilancio secondo una prospettiva di genere, distinguendo tra 3 categorie. La prima riguarda le spese “dirette a ridurre le diseguaglianze di genere”. Seguono le spese “sensibili”, ossia per le misure che hanno o potrebbero avere un impatto, anche indiretto, sulle diseguaglianze tra uomini e donne. Infine gli importi “neutrali”, ossia quelli relativi alle iniziative che non hanno impatti diretti o indiretti sul genere.
  • l’individuazione di indicatori per il monitoraggio delle azioni intraprese per incidere sulle disuguaglianze di genere. Le amministrazioni sono tenute a comunicare quali azioni hanno intrapreso per ridurre le disparità, evidenziando il proprio contributo tramite indicatori da esse stabiliti.

Analisi

Il bilancio di genere ha un importante impatto: può offrire una fotografia della distribuzione delle donne nei vari settori economici, produttivi, culturali, formativi di gestione pubblica. Inoltre, può contribuire a monitorare le azioni dell’amministrazione a favore dell’uguaglianza di genere. Se correlato da adeguati indicatori di valutazione, misura gli effetti delle scelte intraprese, compresi gli impegni economici e finanziari, su donne e uomini.

Tuttavia, pur accogliendo con grande favore le azioni intraprese dal governo, restano aperte alcune questioni rilevanti in termini di adeguatezza delle tecniche di analisi e gestione proposte. Un primo limite risiede nell’approccio ancora molto orientato a una rigorosa attività di gestione delle finanze, che manca di cogliere sfumature un po’ più complesse di ricadute ed effetti degli investimenti e spese realizzate. Inoltre è mancata finora l‘individuazione di indicatori con cui misurare l’impatto già in fase di progettazione e definizione ex ante e in itinere dei parametri che permettano di valutare se le azioni intraprese dalle istituzioni nel corso dell’anno e del mandato raggiungano gli obiettivi prefissati o meno.

Questa carenza metodologica inficia non solo l’efficacia dello strumento del bilancio di genere, ma anche la trasparenza dell’azione degli organi amministrativi e di governo nei confronti della cittadinanza. C’è quindi un urgente bisogno di implementare in modo strutturale strumenti di misurazione e valutazione in tutte le fasi dei processi decisionali: dalla programmazione alle attività di monitoraggio e valutazione in itinere, fino alla rendicontazione di progetto e all’ analisi degli impatti generati.

In questo scenario dati aperti e disaggregati per genere, raccolti con metodi liberi da stereotipi, rappresentano il prerequisito essenziale per poter elaborare un bilancio di genere che comprenda il contesto in cui si agisce, i temi prioritari su cui programmare interventi pubblici e che orienti l’azione pubblica verso misure ed interventi capaci di ridurre le disuguaglianze di genere.

Articolo prodotto in collaborazione con Think Thank Period

 

 

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