Parità di genere, nelle amministrazioni locali persistono divari territoriali Bilanci dei comuni

La legge stabilisce che all’interno degli enti pubblici non ci deve essere un eccessivo squilibrio tra lavoratori e lavoratrici. Le donne compongono il 57% del personale dei comuni.

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La disparità di genere è un tema spesso centrale all’interno del dibattito. Uno degli ambiti in cui se ne discute di più è il mondo del lavoro, in cui tendenzialmente le donne risultano meno occupate rispetto agli uomini. Non è così all’interno dei comuni nel loro complesso, in cui la presenza femminile è leggermente maggiore rispetto a quella maschile. Si tratta però di un dato che varia molto tra le amministrazioni italiane.

L’equilibrio di genere deve essere garantito all’interno dei concorsi pubblici.

Per lavorare per un soggetto pubblico è necessario passare un concorso, ambito in cui l’equità deve essere garantita per legge. Un esempio è rappresentato dall’equilibrio di genere, come regolamentato dalle recenti modifiche del decreto del presidente della repubblica 487/1994. Questi cambiamenti sono contenuti all’interno del Dl 36/2022, un provvedimento contestuale alla riforma della pubblica amministrazione prevista dal Pnrr. Stando alle nuove norme, il bando deve indicare per ciascuna delle qualifiche la rappresentanza dei generi nell’amministrazione che lo indice. Se la differenza tra uomini e donne è superiore al 30%, l’appartenenza al genere meno presente nell’ente costituisce titolo di preferenza in caso di parità di punteggio.

È quindi interessante, anche in quest’ottica, approfondire l’incidenza di genere tra i lavoratori degli enti pubblici. Analizzando la pubblica amministrazione nel suo complesso, le donne rappresentano il 59% del totale. Si parla di circa 1,9 milioni di lavoratrici. La fascia d’età con più occupate è quella tra i 50 e i 59 anni (quasi il 24% del totale dei lavoratori). Gli uomini della stessa età pesano per il 15,3% del personale. All’interno degli enti locali ritroviamo dinamiche simili.

Il dato rappresenta la quota di donne e uomini assunti negli enti locali italiani (province, comuni e comunità montane).

FONTE: elaborazione openpolis su dati OpenBDAP
(consultati: lunedì 11 Settembre 2023)

Le donne compongono il 55% del personale degli enti locali. In termini assoluti, sono quasi 200mila. Circa 92mila tra queste hanno un’età compresa tra i 50 e i 59 anni e compongono circa il 25% del personale. Gli uomini della stessa età sono quasi 71mila, poco meno del 20%. Per quasi tutte le fasce demografiche, le donne superano gli uomini per numero di lavoratori. L’unica eccezione è rappresentata da chi ha oltre 60 anni: risultano assunti 43mila uomini e quasi 35mila donne.

Le lavoratrici all’interno dei comuni

È possibile analizzare il dato per le amministrazioni italiane attraverso l’incidenza del personale dipendente femminile. Stando agli ultimi aggiornamenti del censimento permanente delle istituzioni pubbliche, le donne assunte all’interno della pubblica amministrazione comunale sono poco più della metà.

57% la quota di personale femminile assunta nelle amministrazioni.

Si tratta di un dato che varia sensibilmente da comune a comune, con zone in cui l’incidenza è maggiore rispetto ad altre. Considerando solo i capoluoghi, quelli in cui risultano assunte più donne in termini percentuali si trovano tutti in Emilia-Romagna: Bologna (76%), Forlì e Reggio nell’Emilia (74%), Parma e Modena (73%). Un’incidenza particolarmente alta anche per la capitale (70%). Minore incidenza del personale femminile nei comuni di Caserta (32%), Cosenza (31%) e Salerno (29%).

Il dato rappresenta la percentuale di donne tra il personale del comune. Si considerano assunzioni a tempo indeterminato (compresi i dirigenti) e anche alcune particolari figure professionali che hanno rapporti di lavoro non a tempo indeterminato, come i supplenti della scuola e degli istituti di alta formazione artistica e musicale, che non rientrano nelle categorie contrattuali del pubblico impiego (ad esempio, direttori generali e contrattisti).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(consultati: lunedì 11 Settembre 2023)

In 4.487 amministrazioni le donne compongono almeno la metà del personale dipendente. Si tratta del 57% degli enti comunali italiani. L’area con la maggior incidenza di questi comuni è la Valle d’Aosta, dove nell’85% dei comuni il personale è almeno per la metà femminile. Seguono Emilia-Romagna (80%), Lombardia (76%) e Trentino-Alto Adige (74%). Percentuali minori invece nelle aree della Basilicata (27%), della Calabria (16%) e della Campania (10%).

Ci sono poi 274 comuni italiani in cui il personale è interamente femminile. In termini assoluti, circa la metà si trova in Piemonte (140). Quello piemontese è comunque un caso particolare: circa un comune su dieci vede solo donne tra il personale. Sono invece 311 le amministrazioni in cui non sono registrate donne tra i lavoratori dell’ente. Le aree in cui sono più presenti questi comuni sono quella marchigiana, in cui il 13% degli enti non ha personale femminile, quella abruzzese (11%) e quella ligure (9%).

È comunque importante notare che, soprattutto per gli ultimi due aspetti analizzati, spesso si tratta di comuni di piccole dimensioni dal punto di vista demografico. Si può quindi presupporre che il numero dei lavoratori nelle amministrazioni sia comunque piuttosto basso.

Foto: comune di Bologna

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