Come si sono stratificati i tagli sulle province, legge dopo legge

I principali tagli a carico degli enti intermedi dal 2010 ad oggi

Nel 2010 il governo Berlusconi, con il decreto 78/2010 riduce i trasferimenti dalle province di 300 milioni per il 2011, che diventano 500 milioni all’anno dal 2012.

Il successivo governo Monti, di fronte alla situazione dei conti pubblici vara il decreto “Salva-Italia” (dl 201/2011). Questo prevede, tra le altre misure, una nuova riduzione dei trasferimenti alle province pari a 415 milioni all’anno dal 2012 in avanti  (riduzione che impatta sul fondo sperimentale di riequilibrio per quelle ordinarie, e sui trasferimenti erariali per quelle di Sicilia e Sardegna). Sempre il governo Monti l’anno successivo, riduce il fondo sperimentale di riequilibrio e i trasferimenti a Sicilia e Sardegna di 500 milioni per il 2012 e di oltre 1 miliardo dal 2013.

Nel 2013 cambia la legislatura. Con il governo Letta prima, e quello Renzi poi, viene varata e poi approvata la riforma Delrio. Questa ipotizzava un metodo diverso da quello seguito fino a quel momento: non più tagli lineari, ma individuazione delle risorse da tagliare alle province in base alle funzioni trasferite.

In realtà questo approccio è stato disatteso già con la legge di stabilità 2015 (190/2014), approvata solo pochi mesi dopo. Questa infatti prevede che le province operino una riduzione lineare della loro spesa corrente di: 1 miliardo nel 2015, 2 miliardi nel 2016 e 3 miliardi a partire dal 2017.

A partire dal 2015, lo stato ha promosso una serie di interventi economici straordinari per ridurre l’impatto di questi tagli. In primo luogo attraverso deroghe alla normativa contabile. Ne sono esempi la possibilità di approvare solo il bilancio annuale e di utilizzare gli avanzi di amministrazione per ottenere il pareggio di bilancio. Ma anche con misure economiche, come contributi straordinari e la rinegoziazione dei mutui con la Cassa depositi e prestiti.

La necessità di dover ripianare la situazione con interventi straordinari segnala tutte le criticità del sistema attuale. Il limite principale è stato che il processo di revisione della spesa e quello di riordino delle funzioni sono rimasti in gran parte slegati.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Uvi senato e Centro studi camera
(ultimo aggiornamento: lunedì 18 Novembre 2019)

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