L’inflazione è cresciuta negli ultimi due anni Europa

Questo incremento è riscontrabile in tutta l’area euro, seppur con oscillazioni differenti. L’aumento dei prezzi dei beni energetici è stato quello più consistente ma non è stato l’unico a spingere in alto i valori dell’inflazione.

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Si continua a parlare molto dell’aumento del tasso di inflazione in Europa. Il valore medio annuale del 2021 è stato pari a 2,6 nell’area euro. Secondo la commissione europea le previsioni future non sono rosee, dal momento che la continuazione del conflitto in Ucraina ha dei risvolti economici sui paesi che già sono stati messi alla prova durante la crisi causata dalla pandemia.

Sempre secondo le previsioni della commissione europea, per il 2023 l’inflazione prevista è pari al 6,1% nell’area euro e del 7% nei paesi membri con una progressiva moderazione per il 2024, raggiungendo il 2,6% nell’area euro e il 3% in Unione europea.

A oggi il principale vettore di questo aumento dei prezzi è dovuto dai beni energetici, che hanno registrato un notevole aumento in tutto il territorio europeo.

Definire l’inflazione

Si parla di inflazione quando si ha un aumento generale del livello dei prezzi medi di beni e servizi consumati da una famiglia in un determinato periodo. Non riguarda quindi un’unica voce di spesa ma tutto il paniere di beni.

Per misurare gli andamenti dei prezzi, si cerca di capire in che modo si distribuiscono gli acquisti fatti da una famiglia media. A questo scopo, tutti i beni e i servizi consumati sono rappresentati in un cosiddetto “paniere” che viene definito sui consumi annui in una determinata area geografica. Vai a “Che cos’è l’inflazione”

L’inflazione può avere cause diverse.

Le cause dell’inflazione possono essere molteplici, sia di natura interna che di natura esterna al paese. Ci possono essere delle differenze tra la domanda di un prodotto e la sua offerta, come nel caso dei beni energetici, che fanno aumentare il prezzo dello stesso ricadendo poi in altri settori. Ma anche squilibri di natura geopolitica che possono essere significative per via delle ricadute sul commercio di determinati beni.

L’inflazione da sola non riesce a dare una spiegazione completa dello scenario economico. Il livello dei salari ad esempio incide sulla capacità di spesa: un incremento delle retribuzioni contestuale a un aumento dei prezzi mitiga infatti l’impatto sui consumi.

Per capire quanto l’aumento dei prezzi incide nel tempo si calcolano delle variazioni. Quelle su base annuale permettono di avere un’idea su un periodo più ampio. Si mette quindi a confronto il dato di un mese e quello dello stesso mese dell’anno precedente. Questa variazione si chiama tasso tendenziale. Se il valore è positivo, significa che c’è un aumento. Se è negativo invece i prezzi sono calati.

Da gennaio 2021 a dicembre 2022 il valore è quasi sempre stato crescente. Nell’area euro la differenza tra questi due mesi è pari a circa otto punti percentuali. Il valore più ampio è stato registrato nell’ottobre 2022.

10,6% il tasso d’inflazione tendenziale nell’area euro a ottobre 2022 (Eurostat).

A questo incremento nell’area euro corrisponde un incremento anche nei singoli paesi, seppur con delle oscillazioni differenti. Analizziamo quindi l’andamento del tasso di inflazione nei paesi più grandi dell’area euro.

Con tasso tendenziale si intende il rapporto tra l’indice del mese corrente di riferimento e quello del mese dell’anno precedente corrispondente. I dati sono riferiti ai paesi più grandi dell’area euro (Germania, Francia e Italia) e alla media generale. L’area euro è costituita dai 19 paesi membri dell’Ue che utilizzano l’euro e il tasso è misurato con l’indice dei prezzi armonizzato (Iapc).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(consultati: mercoledì 18 Gennaio 2023)

Lo stato che ha riportato i tassi minori è la Francia, con valori sempre inferiori rispetto a quelli dell’area euro. Come abbiamo detto, nel mese di ottobre 2022 c’è stato un picco dell’inflazione. Tra i paesi considerati, il valore maggiore è stato registrato in Italia (12,6%) ed è rimasto poi relativamente stabile.

A ottobre 2022 i tassi più alti si sono registrati nelle repubbliche baltiche.

Se però si considerano tutti gli altri paesi dell’area euro, nel mese di ottobre 2022 i valori maggiori sono stati raggiunti da Estonia (22,5%), Lituania (22,1%) e Lettonia (21,7%). Per questi tre stati il valore del mese considerato non rappresenta un picco e l’incremento era già iniziato nei mesi precedenti.

È possibile osservare le singole componenti presenti all’interno del paniere dei beni, raggruppandole per settori. Tutti quelli considerati hanno subito dei rincari tra 2021 e 2022.

Con “tasso tendenziale” si intende il rapporto tra l’indice del mese corrente di riferimento e quello del mese dell’anno precedente corrispondente. I dati sono riferiti ai paesi più grandi dell’area euro (Germania, Francia e Italia) e alla media generale. L’area euro è costituita dai 19 paesi membri dell’Ue che utilizzano l’euro e il tasso è misurato con l’indice dei prezzi armonizzato (Iapc).

Si considerano le diverse componenti dell’inflazione: cibo (inclusi alcol e tabacco), beni industriali non energetici, beni energetici e servizi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(consultati: mercoledì 18 Gennaio 2023)

Quello più stabile è il segmento dei servizi, con un tasso di inflazione che va dal 0,5% al 4,4%. I beni energetici hanno subito delle variazioni importanti a livello di prezzi, registrando un picco nel marzo 2022 (44,1%) contestualmente allo scoppio della guerra in Ucraina. Si tratta però di valori già in crescita dall’anno precedente.

Anche gli alimentari e i beni industriali non energetici sono in aumento ma con variazioni inferiori rispetto a quelle del settore energetico. Il primo settore riporta incrementi sempre maggiori da maggio 2021 fino a raggiungere il 13,8% a dicembre 2022. Il secondo registra due aumenti considerevoli: quello del marzo 2022 (14,3%) e quello di ottobre 2022 (16,2%).

Foto: Sergi Ferretelicenza

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