La transizione ecologica dipende in larga parte dalle terre rare Innovazione

Le terre rare sono materiali critici, fondamentali per la transizione ecologica e digitale ma che presentano una serie di problematiche. La domanda è destinata ad aumentare nei prossimi anni e la dipendenza dall’estero è forte.

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Le terre rare sono dei minerali considerati critici perché indispensabili per la transizione ecologica e digitale ma al contempo problematici da una serie di punti di vista. Non da ultimo proprio quello ambientale. L’Europa mira a rendersi autonoma su questo fronte, ma al momento è fortemente dipendente dai paesi esteri. Mentre la richiesta per i prossimi decenni aumenta esponenzialmente.

Le terre rare e il loro ruolo nella transizione ecologica

Le terre rare sono dei minerali molto particolari, in quanto fondamentali per una serie di settori che negli ultimi anni stanno vedendo una crescita esponenziale: l’industria sostenibile, aerospaziale, digitale e della difesa. Sono per esempio elementi indispensabili per la realizzazione di schermi di smartphone e desktop, magneti permanenti, turbine eoliche e batterie ricaricabili. Ma anche radar, apparecchi di medicina avanzata e fibre ottiche.

L’Europa vuole rendersi meno dipendente dalle importazioni dall’estero.

Visto il loro ruolo imprescindibile nella transizione ecologica e digitale, la richiesta di tali materiali è destinata ad aumentare fortemente nei prossimi anni. Siccome a oggi le terre rare provengono prevalentemente dall’Asia e soprattutto dalla Cina, l’Unione europea si è prefissata l’obiettivo di rendersi gradualmente indipendente dalle importazioni, per le terre rare come per altri minerali considerati critici come rame, litio, grafite, nickel, manganese e cobalto. Questo è lo scopo dichiarato del Critical raw materials act, proposto il 16 marzo del 2023 e in parte ispirato dalla graduale presa di consapevolezza, da parte dell’Europa, della propria condizione di dipendenza, a seguito dell’inizio della guerra russo-ucraina.

While demand for critical raw materials is projected to increase drastically, Europe heavily relies on imports, often from quasi-monopolistic third country suppliers.

Al momento l’Europa dipende fortemente dalle importazioni, spesso provenienti da stati che esercitano un quasi-monopolio. I primi 3 paesi importatori detengono infatti i tre quarti dell’output globale. È in primo luogo importante in questo senso diversificare le importazioni, anche perché ancora non è chiaro di quanti giacimenti disponga il continente europeo – recentemente ne è stato trovato uno di dimensioni importanti in Svezia – e quanto la popolazione civile sia disponibile ad accettare miniere inquinanti nelle proprie vicinanze.

Allo stesso tempo, la domanda di materiali critici (tra cui le terre rare) è destinata ad aumentare drasticamente nei prossimi decenni. Analizziamo qui i dati relativi a un particolare uso, ovvero la costruzione di impianti eolici. Si tratta di una tipologia di impianto che necessita in maniera particolare di questi materiali e che, secondo l’agenzia internazionale dell’energia (Iea), vedrà un notevole potenziamento nei prossimi anni. Da 74 Gw nel 2021 a 109 nel 2027 (esclusivamente per gli impianti a terra).

I dati sono proiezioni sulla richiesta di terre rare necessarie per costruire le turbine eoliche (neodimio, praseodimio, disprosio e terbio) nel 2020, nel 2030 e nel 2040. Sono considerati soltanto gli scenari di base, ma Iea indica anche due scenari (per il 2030 e il 2040) di limitazione dell’uso delle terre rare. L’unità di misura è la chilotonnellata (kt), un multiplo della tonnellata (1 kt=1.000 t).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Iea
(pubblicati: mercoledì 26 Ottobre 2022)

La richiesta di tutte le terre rare necessarie per l’eolico triplicherà nel 2030, secondo gli scenari. Nel caso del neodimio, l’aumento sarà pari al 171%, nel caso del praseodimio al 194%. Nel 2040 si prevede un ulteriore, anche se più contenuto, incremento.

Le criticità delle terre rare riguardano anche l’impatto ambientale

Secondo Iea, per produrre un’auto elettrica servono 6 volte più minerali che per produrre un’auto convenzionale. E per realizzare un impianto eolico sono necessari 9 volte i minerali che basterebbero per costruirne uno a gas. Quello delle turbine eoliche e quello delle batterie ricaricabili per le vetture elettriche sono i due ambiti in cui la richiesta di terre rare risulta più forte e impellente.

Fino alla metà degli anni 2010, il settore energetico costituiva una porzione minima della richiesta di tali minerali, ma adesso i rapporti si sono sbilanciati. La transizione ecologica pone il problema dei materiali critici e, conseguentemente, delle terre rare.

L’estrazione delle terre rare è un processo inquinante.

In primis si tratta di un problema legato allo stesso processo di estrazione di questi minerali, che richiede molta energia e una significativa produzione di rifiuti. Le aree interessate diventano spesso luoghi fortemente inquinati. Con conseguenze sull’ambiente e sulla salute delle persone che abitano in prossimità delle miniere (oltre agli stessi minatori). Una serie di problematiche di natura ambientale, proprio all’interno della strategia per la transizione ecologica e digitale.

I dati provengono dal Common Questionnaire for Transport Statistics di Eurostat e si riferiscono al numero di autovetture elettriche registrate in Italia tra il 2013 e il 2021.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: mercoledì 3 Maggio 2023)

Dal 2013 al 2021 le auto elettriche sono aumentate costantemente, passando da 4.500 a circa 118mila. L’incremento è stato esponenziale, raggiungendo il 133% tra 2019 e 2020 e il 122% tra 2020 e 2021.

Si tratta di una transizione importante ai fini della riduzione delle emissioni di Co2 nell’atmosfera. Tuttavia l’implementazione di politiche che favoriscono la diffusione delle auto elettriche pone innanzitutto un problema di approvvigionamento e di estrazione di terre rare.

Foto: darmaulicenza

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