La gestione dei disastri umanitari nel 2022 Cooperazione
Nella rendicontazione dell’Aps esiste una voce specifica per gli eventi catastrofici: l’aiuto umanitario. Negli anni è aumentata anche a causa del moltiplicarsi delle crisi, ma si tratta di risorse che affrontano situazioni straordinarie più che creare sviluppo.
venerdì 14 Aprile 2023 | Cooperazione
- Nel 2022 sono aumentati i disastri umanitari. I profughi hanno superato i 100 milioni.
- Nel 2023 avranno bisogno di assistenza 339 milioni di persone (per 51,5 miliardi di dollari).
- I fondi per l'assistenza umanitaria sono aumentati, ma il 44% delle richieste resta insoddisfatto.
- In Italia, il 93% dell'assistenza umanitaria è per la gestione delle emergenze.
- Aiutare i paesi in condizioni di emergenza è fondamentale ma non è sufficiente a creare le condizioni per lo sviluppo e la prevenzione.
Secondo gli ultimi dati rilasciati dall’ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha), il 2022 è stato un anno molto difficile dal punto di vista umanitario. Le catastrofi naturali, le guerre, le carestie e le epidemie, non da ultima quella da Covid-19, continuano ad aggravarsi, e di conseguenza si è registrato un marcato incremento del numero di profughi e sfollati a livello globale. E stando alle previsioni, il 2023 potrebbe essere ancora più problematico.
Contestualmente sono aumentate anche le risorse dedicate all’assistenza umanitaria, che hanno superato i 29 miliardi di dollari. Anche se solo poco più della metà degli appelli Onu risulta soddisfatto, lasciando circa il 44% delle richieste senza risposta. Una crescita che è insufficiente e che va contestualizzata, da una parte rispetto all’aumento delle situazioni emergenziali e dall’altra rispetto alle necessità e agli scopi della cooperazione allo sviluppo. Ovvero di avviare iniziative che promuovano lo sviluppo a livello ordinario e non soltanto la gestione delle emergenze.
La situazione umanitaria globale nel 2022 e le previsioni per il 2023
Secondo i dati dell’Ocha, che nel suo report annuale “Global humanitarian overview” valuta le emergenze umanitarie in corso e le risorse mobilitate per affrontarle, il 2022 è stato un anno difficile dal punto di vista umanitario. Alla pandemia da Covid-19 si sono aggiunte altre epidemie, oltre a una serie di disastri ambientali e alla guerra in Ucraina, che ha generato milioni di profughi. Questi eventi hanno costretto moltissime persone a lasciare la propria residenza, spesso senza arrivare a oltrepassare i confini del proprio paese.
A giugno 2022 il numero di profughi e sfollati è arrivato a 103 milioni di persone (l’1% di tutta la popolazione mondiale), con un aumento del 15,3% rispetto all’anno precedente, quando erano stati circa 89 milioni.
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Il numero di profughi nel mondo continua ad aumentare.
Insicurezza alimentare, pandemia e cambiamento climatico fanno aumentare le persone bisognose di assistenza.
Inoltre più di 220 milioni di persone risultano esposte all’insicurezza alimentare, e il prezzo del cibo non fa che aumentare: nel 2022 è stato quasi 3 volte il valore del 2000. Sono circa 45 milioni le persone che rischiano di morire di fame, in 37 paesi. Un contributo ulteriore in questo senso è dato dagli eventi climatici estremi come la siccità o le inondazioni, che danneggiano anche l’agricoltura. Tali eventi, negli anni, hanno continuato a moltiplicarsi: nel 2021 si sono registrati 381 episodi di questo genere. Complice anche la pandemia, è aumentato drasticamente il numero di persone in condizioni di povertà. Secondo le stime dell’Ocha, la situazione sta ulteriormente peggiorando e pertanto nel 2023 il numero di persone bisognose di assistenza potrebbe superare i 330 milioni. Un dato che peraltro non considera il tragico terremoto che ha coinvolto Siria e Turchia a inizio anno.
339 milioni le persone che avranno bisogno di assistenza umanitaria nel 2023, secondo le stime Ocha.
Parliamo di una persona ogni 23 al mondo. Un sostanziale aumento rispetto al 2022, quando erano state 274 milioni. Di queste, il 22,6% si trova in Africa orientale e meridionale (per un totale di 76,8 milioni di persone), il 22,4% nell’area di Asia e Pacifico (75,9 milioni), il 20% in Africa centrale e occidentale (68,9 milioni di persone) e il 16,9% in medio oriente (57,2). Secondo l’Ocha, per assisterle serviranno risorse pari ad almeno 51,5 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda il 2022, i fondi richiesti sono ammontati a 41 miliardi, per assistere 182 dei 274 milioni di persone bisognose.
I fondi per l’assistenza umanitaria
A questo tipo di eventi (guerre, catastrofi, emergenze, disastri) si cerca di dare risposta attraverso l’assistenza umanitaria, ovvero l’insieme dei contributi internazionali (pubblici o privati) destinati all’aiuto umanitario.
Negli anni l’assistenza umanitaria è andata progressivamente aumentando, dato anche il peggioramento delle crisi umanitarie in corso e gli effetti del cambiamento climatico. Tuttavia non è aumentata la capacità di tale strumento di coprire tutte le richieste.
Il 44% delle richieste umanitarie resta insoddisfatto
I fondi per l’assistenza umanitaria nel contesto degli appelli Onu tra 2016 e 2022
I dati si riferiscono ai fondi relativi agli appelli coordinati delle Nazioni unite, che sono un modo per misurare i bisogni umanitari e il costo stimato per rispondere a questi bisogni.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocha
(consultati: venerdì 31 Marzo 2023)
Dal 2016 al 2022 le risorse per l’assistenza umanitaria sono più che raddoppiate (+149%), passando da circa 12 a oltre 29 miliardi di dollari. Di questi, circa il 48% provengono dagli Stati Uniti, il più grande donatore a livello mondiale, seguito dalla Germania (12,4%) e dalla commissione europea (7,3%).
Tuttavia oltre ai fondi messi a disposizione sono aumentate anche le richieste (+162%) e di conseguenza continua a essere elevata la quota di quelle non soddisfatte. Nel 2022 parliamo del 44%, in netto miglioramento rispetto al biennio precedente (la quota si attestava al 47% nel 2021 e al 50% nel 2020). Un dato che tuttavia resta ben più alto rispetto alla quota di esigenze non soddisfatte che si rilevavano prima della pandemia (36% nel 2019).
L’assistenza umanitaria, l’Italia e l’aiuto pubblico allo sviluppo
Anche in Italia le risorse messe a disposizione per l’assistenza umanitaria sono in aumento dal 2019. Rispetto al 2020, nel 2021 (l’ultimo anno per cui sono disponibili i dati Ocse) sono incrementate del 46%, raggiungendo i 230 milioni di dollari (a prezzi costanti).
Aumenta l’assistenza umanitaria, ma sono ancora poche le risorse destinate alla prevenzione
Le risorse italiane per l’assistenza umanitaria (divise per finalità) tra 2015 e 2021
Rispetto al 2015, nel 2021 le risorse per l’assistenza umanitaria sono aumentate del 117%. Tuttavia è gradualmente aumentata la quota di fondi dedicati alla risposta alle emergenze, che nel 2021 ha raggiunto la quota record del 93% (nel 2020 era scesa all’85%), mentre la prevenzione si attesta al 2%.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(consultati: venerdì 31 Marzo 2023)
Rispetto al 2015, nel 2021 le risorse per l’assistenza umanitaria nel nostro paese sono aumentate del 117% (in dollari a prezzi costanti), anche se il picco si è registrato nel 2017 quando la cifra ha superato i 270 milioni di dollari.
Tuttavia è gradualmente aumentata la parte di fondi dedicata alla risposta alle emergenze, che nel 2021 ha raggiunto la quota record del 93% (nel 2020 era scesa all’85%), mentre la prevenzione e preparazione alle catastrofi si attesta appena al 2%, per meno di 5 milioni di dollari. Molto ridotti anche i fondi destinati a costruzione e riabilitazione: poco più di 12 milioni. Anche all’interno dell’assistenza umanitaria sono quindi poche le risorse assegnate a interventi capaci di rendere il paese colpito maggiormente immune o preparato agli eventi catastrofici.
2% i fondi per l’assistenza umanitaria destinati alla prevenzione (2021).
Quelle per l’assistenza umanitaria sono risorse imprescindibili, ma che di per sé non aiutano ad avviare politiche di sviluppo nei paesi destinatari dei fondi. L’assistenza umanitaria è una voce di spesa dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) pensata per interventi di tipo emergenziale, per la gestione di situazioni straordinarie. Anche se queste negli anni sono purtroppo diventate sempre di più la norma, soprattutto a causa del cambiamento climatico. Oltre al fatto che la maggior parte delle crisi hanno esse stesse origine dal malsviluppo e che quindi l’aiuto umanitario non andrebbe scisso dall’aiuto allo sviluppo, come sostenuto dal Humanitarian development nexus.
L’aumento delle risorse in questo senso va certamente interpretato come un fatto positivo, ma va anche ridimensionato. Da una parte infatti l’aumento delle risorse allocate è stato dovuto all’aumento dei disastri. Ma questo, come accennato, non vuol dire che tutte le persone bisognose di assistenza sono state effettivamente raggiunte. La comunità internazionale non è maggiormente in grado di affrontare le emergenze.
Inoltre, anche se si tratta di risorse importanti, esse non contribuiscono allo sviluppo dei paesi beneficiari. Servono infatti soltanto ad affrontare situazioni di carattere straordinario. Anche all’interno della voce di spesa, come abbiamo visto, c’è pochissimo spazio, ad esempio, per le politiche di prevenzione dei disastri. Rappresentano quindi una componente importante dell’aiuto pubblico allo sviluppo, ma la cui crescita deve necessariamente essere accompagnata da una crescita nelle altre voci di spesa, maggiormente orientate allo sviluppo a livello ordinario, anche per prevenire crisi e disastri.
L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.
Foto: Aics Nairobi