La complessità delle stime del divario retributivo di genere Europa

La retribuzione media per le donne è inferiore rispetto a quella degli uomini ma la situazione in Europa varia molto da paese a paese a causa di determinati fattori.

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La parità retributiva per lo stesso lavoro o per lavori di pari valore è sancita nei trattati europei sin dal 1957 ed è un principio che è stato recepito all’interno dell’ordinamento comunitario. Il divario retributivo di genere è la principale misura strutturata per avere un’idea di questo fenomeno ma la presenza di un valore positivo non segna per forza la presenza di questo tipo di dinamica.

Il divario retributivo di genere 

Questo indicatore è calcolato considerando la differenza media tra i salari orari percepiti da uomini e donne a prescindere dal numero di ore lavorate (comprendendo quindi lavori full-time e part-time). Rappresenta quindi un quadro dell’economia nel suo complesso, considerando persone con diverse qualifiche, contratti, età e settori occupazionali, registrati attraverso delle rilevazioni specifiche.

Le cause di questo divario sono molteplici.

È però una misura complessa da interpretare. Dal momento che si intende rappresentare il mondo retributivo in generale, questa percentuale non esprime soltanto la disparità di guadagno a parità di lavoro ma anche particolari caratteristiche dei lavori in cui uomini e donne principalmente trovano occupazione e la diversità delle posizioni tendenzialmente ricoperte. Inoltre, mancano importanti informazioni che potrebbero spiegare ulteriormente questo divario come ad esempio la condizione familiare e eventuali attività da caregiver.

13% quanto le donne guadagnano mediamente in meno degli uomini nell’economia europea nel suo complesso (Eurostat, 2020).

Il dato varia sensibilmente all’interno dei paesi dell’Unione. I valori più alti si registrano in Lettonia (22,3%), Estonia (21,1%) e Austria (18,9%). Al contrario, quelli più bassi si riportano in Slovenia (3,1%), Romania (2,4%) e Lussemburgo (0,7%).

Il divario retributivo di genere è la differenza media tra i salari orari percepiti da uomini e donne espressa in termini percentuali. È calcolato tenendo in considerazione le imprese con più di dieci impiegati e tutti i lavori ad eccezione del settore agricolo, della difesa e degli enti sovranazionali. Non sono compresi contratti di lavoro irregolari, apprendistati e prestazioni di economia informale. Non ci sono limiti al numero di ore lavorate alla settimana, si includono quindi anche i lavori part-time.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat.
(ultimo aggiornamento: mercoledì 10 Agosto 2022)

Al contrario, quelli più bassi si riportano in Slovenia (3,1%), Romania (2,4%) e Lussemburgo (0,7%). L’Italia è al quartultimo posto a quota 4,2%, un valore di 8,8 punti percentuali in meno rispetto alla media europea.

Grazie alle rilevazioni che sono state fatte, è possibile cercare di capire quali caratteristiche del mercato del lavoro riportano dei divari maggiori. Un'informazione sicuramente utile per avere un'idea del fenomeno ma che purtroppo non risulta disponibile per tutti gli stati europei.

Una delle prime analisi che si possono fare è quella che riguarda la differenza tra contratti di lavoro part-time e full time. Se si valutano i primi, i divari retributivi più ampi sono registrati nei Paesi Bassi (22%), Malta (21%) e Spagna (20,6%) mentre i valori più bassi sono riportati in Danimarca (0,7%), Lituania (0,1%) e Portogallo (0,1%).

Il dato rappresenta il divario retributivo di genere dal punto di vista del tipo di contratto stipulato. Il divario retributivo di genere è la differenza media tra i salari orari percepiti da uomini e donne espressa in termini percentuali. È calcolato tenendo in considerazione le imprese con più di dieci impiegati e tutti i lavori ad eccezione del settore agricolo, della difesa e degli enti sovranazionali. Non sono compresi contratti di lavoro irregolari, apprendistati e prestazioni di economia informale. Non ci sono limiti al numero di ore lavorate alla settimana, includendo quindi anche i lavori part-time. Al momento dello scarico, i dati non sono disponibili per tutti gli stati europei.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat.
(ultimo aggiornamento: lunedì 3 Ottobre 2022)

Andando invece a vedere i secondi, i paesi caratterizzati dalle percentuali maggiori sono Lettonia (24,1%), Ungheria (18,4%) e Finlandia (18,1%). I divari più contenuti sono invece registrati in Spagna (6,5%), Romania (2,2%) e Belgio (-0,2%).

In Italia il divario è negativo sia per i lavori part-time che per quelli full-time.

Un caso peculiare è invece quello italiano, unico stato in cui entrambi i divari sono negativi, sia quello dei contratti full-time (-1,6%) che quello dei part-time (-5,1%). Un divario negativo indica una situazione in cui nel complesso dell'economia le donne guadagnano di più a livello di salario orario rispetto agli uomini. Secondo Eurostat, questo tipo di valore può spesso essere spiegato dalla selezione delle persone che vengono considerate nello studio, soprattutto in paesi in cui il tasso di occupazione femminile è minore. Le donne che entrano nel mercato del lavoro possono avere infatti dei livelli di educazione diversi rispetto agli uomini.

Un altro elemento di differenza è rappresentato dai lavori nel settore pubblico e nel privato. I paesi in cui il divario di genere è maggiore per il settore pubblico sono la Lettonia (18,4%), la Finlandia (16,8%) e il Portogallo (15,6%) mentre è minore in Romania (0,2%), Cipro (-0,3%) e Polonia (-0,6%).

Il dato rappresenta il divario retributivo di genere negli ambienti di lavoro pubblici e privati. Il divario retributivo di genere è la differenza media tra i salari orari percepiti da uomini e donne espressa in termini percentuali. È calcolato tenendo in considerazione le imprese con più di dieci impiegati e tutti i lavori ad eccezione del settore agricolo, della difesa e degli enti sovranazionali. Non sono compresi contratti di lavoro irregolari, apprendistati e prestazioni di economia informale. Non ci sono limiti al numero di ore lavorate alla settimana, si includono quindi anche i lavori part-time. Al momento dello scarico, i dati non sono disponibili per tutti gli stati europei.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat.
(ultimo aggiornamento: lunedì 3 Ottobre 2022)

Per quel che riguarda i lavori privati, le percentuali più alte sono registrate in Germania (22,6%), Lettonia (20,9%) e Repubblica Ceca (20,3%) mentre quelle più basse sono riportate in Romania (10%), Slovenia (8,6%) e Belgio (8,5%). Tendenzialmente, i divari retributivi sono più ampi nel settore privato che nel settore pubblico.

Analizzando i diversi settori economici, il divario è maggiore per il settore della finanza e delle attività assicurative. Questo dato risulta maggiore rispetto al divario complessivo per tutti gli stati europei in cui è stato calcolato, ad eccezione di Spagna e Belgio.

Unire più misure: il gender overall earning gap

Come è già stato detto, il divario retributivo di genere non coglie delle differenze che potrebbero in parte spiegare questa divergenza che sussiste tra le retribuzioni maschili e quelle femminili. Ci sono però degli aspetti che non sono completamente considerati all'interno di questa misura. Per esempio, l'utilizzo del salario orario è funzionale per appianare i contratti di lavoro full-time e part-time ma non permette di cogliere le diverse concentrazioni tra i due tipi di contratto. Non si considerano inoltre le differenze che sussistono a livello di occupazione.

10,8 la differenza di occupazione in termini di punti percentuali tra uomini e donne nel mercato del lavoro europeo (Eurostat, 2021).

Nel tentativo di riunire tutte queste informazioni in un unico numero, Eurostat ha elaborato nel 2018 una misura sperimentale chiamata gender overall earning gap. Si considerano tre indicatori principali: il tasso di occupazione maschile e femminile, il salario medio orario e il numero di ore lavorate in un mese. All'interno dell'Unione europea, questo valore era pari al 37% nel 2018 (ultimo dato disponibile). Significa che considerando l'economia nel suo complesso, le donne in media guadagnavano il 37% in meno rispetto agli uomini a prescindere dalla condizione occupativa e dal numero di ore lavorate. Il divario retributivo di quell'anno era pari al 14,4% quindi la considerazione di questi elementi ha amplificato questa differenza. Il dato presenta delle variazioni all'interno degli stati membri.

Nel 2018 i paesi che riportavano le percentuali maggiori erano Paesi Bassi (44,2%), Austria (44,2%), Italia (43%) e Germania (41,9%). Al contrario, in Slovenia (21%), Portogallo (20,6%) e Lituania (20,4%) i valori erano minori.

Il dato rappresenta il gender overall earning gap per il 2018, anno più recente in cui è stata fatta questa statistica al momento dello scarico dati.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat.
(ultimo aggiornamento: lunedì 3 Ottobre 2022)

Nel 2018 i paesi che riportavano le percentuali maggiori erano Paesi Bassi (44,2%), Austria (44,2%), Italia (43%) e Germania (41,9%). Al contrario, in Slovenia (21%), Portogallo (20,6%) e Lituania (20,4%) i valori erano minori.

Foto: wochintechchat - licenza

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