Il tetto al contante nell’Unione europea Europa

Il contante è il metodo più utilizzato nelle transazioni quotidiane dei cittadini europei. Tuttavia presenta degli svantaggi e l’Unione europea intende limitarne l’uso.

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Ha fatto discutere una recente proposta di legge, depositata da alcuni esponenti del centrodestra, relativa al limite massimo dei pagamenti in contante. L’innalzamento del il tetto era già considerato all’interno dei programmi elettorali di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia tra le misure per favorire l’economia e le imprese.

All’interno dei confini dell’Unione sono considerati validi sia i pagamenti in denaro che numerose forme di transazione elettronica. Entrambi presentano vantaggi e svantaggi a seconda di chi effettua il pagamento e dell’importo. La frequenza del loro utilizzo è cambiata nel tempo.

I pagamenti nell’Unione europea

Le transazioni fatte con metodi diversi dal denaro sono in generale in crescita all’interno dell’area euro. Secondo la banca centrale europea (Bce), il numero di pagamenti nel 2021 è incrementato del 12,5% rispetto all’anno precedente. Una crescita in termini di valore delle transazioni pari al 18,6%. Il 49% di questi pagamenti è stato effettuato tramite le carte, il 22% da bonifici e il 20% da contrazione diretta di debito.

La pandemia ha inciso sulle abitudini di pagamento.

Un aumento che, sempre secondo la Bce, è stato in qualche modo causato anche dalle restrizioni dovute alla crisi pandemica, che hanno reso i metodi di pagamento virtuale più convenienti per i cittadini. Il contante ha però avuto un ruolo di riserva di valore più che di mezzo per effettuare dei pagamenti. Sono infatti diminuiti i pagamenti ma è aumentata la richiesta di banconote.

L’ultimo studio relativo alle attitudini dei cittadini ai pagamenti nell’area euro è stato condotto nel 2019 a cura della Bce. Prima dello scoppio della pandemia, il contante era il metodo più utilizzato per quel che riguarda i pagamenti di natura ordinaria, a cui seguiva la carta di credito.

73% il numero di pagamenti effettuati nel 2019 con il contante (Bce).

I trasferimenti in contante rappresentavano il 48% del valore totale dei pagamenti mentre quelli della carta componevano il 41%. Il restante era coperto da altri metodi.

Andando a considerare il dato a livello dei singoli stati nell’eurozona, il dato segna delle differenze importanti.

I dati mostrano la quantità e il valore delle transazioni economiche fatte in contanti. Sono relativi a uno studio campionario effettuato sui consumatori finali in Unione europea. Per valore dei pagamenti si intende l’ammontare degli stessi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Bce
(consultati: venerdì 4 Novembre 2022)

Tra gli stati dell’eurozona, quello in cui i consumatori effettuano più transazioni in contante è Malta (88%) a cui seguono Spagna (83%), Cipro (83%) e Italia (82%). In fondo alla classifica si trovano l’Estonia (48%), la Finlandia (35%) e i Paesi Bassi (34%).

Per quel che riguarda il valore complessivo di questi pagamenti, i paesi caratterizzati dai valori più alti sono Malta (73%), Cipro (73%), Spagna (66%) e Slovacchia (63%).

Il pagamento in contante è una parte importante dell’economia. È un metodo inclusivo che permette anche alle persone con meno possibilità di effettuare delle transazioni, motivo per cui la banca centrale europea ha messo in atto una strategia per tutelarne la disponibilità. Non è però un metodo privo di rischi. L’anonimato garantito dal contante può facilitare attività illegali come ad esempio il riciclaggio di denaro. In particolare per evitare i finanziamenti alle attività terroristiche l’Unione europea si è interrogata sulle limitazioni delle transazioni in contante.

La posizione europea sui tetti dei pagamenti in contante

Al momento, non c’è una legislazione condivisa a livello europeo sulle restrizioni dei pagamenti in contante. Ci sono però due strumenti giuridici che possono imporre dei limiti.

Il primo è un sistema di controllo che si applica alle persone che passano i confini dell’Unione con contanti o beni equivalenti superiori in valore ai 10.000 euro. È necessario in questo caso effettuare una dichiarazione sia per entrare che per uscire dallo spazio comunitario. Il secondo è contenuto nella direttiva 2015/849 e riguarda l’associazione tra pagamenti di importo elevato e pericolo di riciclaggio.

Al fine di aumentare la vigilanza e mitigare i rischi associati a tali pagamenti in contanti, è opportuno che i soggetti che commerciano beni rientrino nell’ambito di applicazione della presente direttiva quando effettuano o accettano pagamenti in contanti di importo pari o superiore a 10 000 EUR. Gli Stati membri dovrebbero poter adottare soglie più basse, limitazioni supplementari di ordine generale all’uso del contante e ulteriori disposizioni più rigorose.

Nonostante non esista quindi un quadro legislativo coeso, l’Unione europea prevede l’adozione di tetti all’utilizzo del contante per i singoli stati membri. Misure di questo tipo hanno visto una rapida crescita in anni recenti tra i paesi comunitari. La situazione che si presenta è piuttosto eterogenea sia per quel che riguarda i limiti in termini di valore che per le categorie a cui sono applicati.

Il dato rappresenta la presenza o meno di un tetto alle transazioni monetarie in contante e l’eventuale soglia. Per gli stati che non hanno adottato l’euro è stata effettuata una conversione.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ecc
(consultati: venerdì 4 Novembre 2022)

Sono 12 gli stati comunitari in cui c’è una soglia massima per commercianti e consumatori riguardo ai pagamenti in contante. In alcuni casi si tratta di un limite comune a consumatori e commercianti, in altri differenziato tra queste due categorie. Per 6 paesi esistono delle soglie solo in determinate situazioni. Nei restanti 9 non ci sono limiti alle transazioni in contanti.

Il limite più basso che si riscontra nell’Unione europea è quello imposto dalla Grecia, pari a 500 euro, applicato in qualsiasi circostanza. Quello più alto si trova in Ungheria e si tratta di un limite di 40.000 euro al mese applicato esclusivamente alle persone giuridiche.

In Italia il tetto del contante è regolato dal decreto legislativo 231/2007. Secondo l’ultima modifica contenente nella legge 15/2022, questo limite è fissato ai 2.000 euro fino al 31 dicembre 2022. Dal 1 gennaio 2023 la soglia dovrebbe ulteriormente abbassarsi fino ai 1.000 euro.

Aggiornamento: l’undici novembre è stato presentato, su proposta del ministro Giorgetti, il decreto aiuti quater. Inizialmente prevedeva dal 1 gennaio 2023 l’aumento a 5.000 euro del tetto al contante ma a venerdì 18 novembre la misura non risulta presente.

Foto: Towfiqu barbhuiyalicenza

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