Il percorso dell’Italia verso la riduzione delle emissioni di gas serra Ambiente

Il nostro paese non ha ancora raggiunto l’obiettivo europeo prefissato per il 2020 sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Un fenomeno che si aggrava in alcune regioni e contro cui è necessario agire urgentemente.

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Il 2019 ha segnato un nuovo record nelle emissioni di gas serra in atmosfera, responsabili del cambiamento climatico. Dall’innalzamento delle temperature a eventi climatici estremi, questo fenomeno minaccia il sistema ambientale, oltre a quello sociale ed economico.

I gas serra, tra cui l’anidride carbonica e il metano, trattengono parte delle radiazioni infrarosse originate dal sole e riflesse dalla superficie terrestre, dall’atmosfera e dalle nuvole. Più la concentrazione di questi agenti nell’atmosfera è elevata, più radiazioni e quindi calore vengono trattenuti. Questo provoca i fenomeni a cui abbiamo accennato, come l’innalzamento delle temperature, l’aumento del livello del mare e dell’acidità negli oceani, l’intensità delle precipitazioni. Fattori che compromettono l’offerta di cibo e di acqua, in particolare in alcune regioni del mondo, pregiudicando l’abitabilità di questi territori.

È l’uomo il principale responsabile delle emissioni di gas serra.

Oltre a fattori naturali che portano alla presenza di questi agenti nell’atmosfera, sono le azioni dell’uomo a causare la loro concentrazione a livelli rischiosi. Dalle industrie all’agricoltura, dai trasporti a motore alla produzione di elettricità e calore. Attività che è necessario rimodulare per ridurre le emissioni di gas serra, fino ad annullarne l’impatto sull’ambiente.

Questo è un obiettivo che viene posto a tutti i paesi, compreso il nostro. A livello internazionale, la convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici invita a stabilizzare la concentrazione di gas serra a un livello che impedisca alle attività umane di interferire con il sistema climatico. Un principio ripreso, sempre dalle Nazioni unite, negli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030.

A livello europeo, la strategia Europa 2020 prevede, entro l’anno in corso, una riduzione delle emissioni del 20% rispetto al livello registrato nel 1990. Un target ampliato dal quadro 2030 per il clima e l’energia, che propone entro il prossimo decennio un calo del 40% rispetto al 1990. In questo percorso, l’obiettivo finale è quello proposto dal Green deal europeo, cioè l’annullamento delle emissioni entro il 2050.

L’Europa verso gli obiettivi

Dal 1990 al 2018, anno dei dati più recenti, le emissioni di gas serra complessive in Ue si sono ridotte di oltre il 20%, raggiungendo l’obiettivo prefissato per il 2020.

Una situazione che cambia a livello dei singoli membri. Considerando il 1990 come anno di riferimento con il 100% di emissioni, alcuni paesi hanno registrato nel 2018 livelli inferiori all’80%, superando il target 2020, altri invece no. Alcuni addirittura presentano valori al di sopra del 100%, registrando quindi livelli di emissioni superiori a quelli del 1990.

L’obiettivo europeo prevede una riduzione del 20% entro il 2020, considerando come 100% il livello del 1990. Nei gas serra sono compresi anidride carbonica, metano, protossido d’azoto, perfluorocarburi, idrofluorocarburi, esafluoruro di zolfo e trifluoruro di azoto.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 9 Giugno 2020)

In quasi 30 anni il nostro paese ha ridotto le emissioni del 15,6%, passando dal 100% nel 1990 all'84,4% nel 2018. Un risultato ancora al di sotto dell'obiettivo del 20%, già raggiunto a livello Ue.

A Cipro il maggiore aumento di emissioni, in Lituania il più ampio calo.

Per quanto riguarda gli altri paesi, quelli che presentano i cali più significativi appartengono all'Europa dell'est. In particolare le tre repubbliche baltiche e la Romania, che hanno dimezzato le emissioni dal 1990 al 2018, registrando quote inferiori al 50%.

Al lato opposto della classifica invece, Cipro, Spagna, Portogallo, Irlanda e Austria. Le emissioni in questi paesi nel 2018 risultano addirittura maggiori di quelle del 1990, con quote al di sopra del 100%.

Complessivamente la situazione in Europa è segnata da ampi divari. Da un lato, gli stati che nel 2018 hanno già raggiunto non solo l'obiettivo del 2020 (-20% di emissioni) ma anche del 2030 (-40%). Dall'altro, quelli che sono lontani da questi target e che invece hanno aumentato il livello di emissioni.

Ma per approfondire i percorsi dei vari paesi verso la riduzione dei gas serra, è interessante capire dove si concentrano maggiormente le emissioni.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: venerdì 3 Luglio 2020)

Tra i paesi maggiori, è la Germania l'unica a superare la media Ue (7,7), con 10 tonnellate di gas serra per abitante. Mentre Regno Unito, Italia e Francia presentano valori più bassi.

6,4 tonnellate di gas serra per abitante in Italia, nel 2018.

Da notare poi alcune situazioni interessanti. Come quella dell'Estonia, che è tra i primi posti per tonnellate pro capite di gas serra, anche se come abbiamo visto prima è uno dei paesi che ha ridotto maggiormente le emissioni negli anni. Tra i valori più alti troviamo anche quelli di Irlanda e Cipro, che nel grafico precedente risultavano tra i pochi paesi dove le emissioni sono aumentate rispetto al 1990. Tra questi anche il Portogallo, che però risulta essere uno degli stati con il minor livello di emissioni per abitante.

La situazione italiana

Abbiamo visto che il nostro paese ha già raggiunto il target fissato per il 2020 sulle emissioni di gas serra. Ma analizziamo in modo più approfondito la questione, considerando quali sono le attività che nel nostro paese provocano maggiormente la dispersione di questi agenti nell'atmosfera.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 9 Giugno 2020)

Di tutte le emissioni registrate dal 2015 al 2018, l'80% circa ha origine dai processi di creazione dell'energia. In questo macro settore rientrano ad esempio la produzione di elettricità e calore e la combustione di carburante per il settore dei trasporti. Seguono i processi industriali e l'utilizzo di prodotti, i processi agricoli e di allevamento e la gestione degli sprechi.

Da notare che negli ultimi anni la componente di emissioni generata dalla produzione di energia è lievemente diminuita, mentre è aumentata quella che ha origine dai processi industriali.

Un approfondimento territoriale, oltre che settoriale.

A questo punto, oltre a quali settori sono maggiormente responsabili delle emissioni in Italia, è interessante approfondire quali territori sono più coinvolti. Abbiamo considerato le emissioni di gas serra per abitante nelle regioni italiane, secondo i dati più recenti al 2017.

Per ragioni di disponibilità dei dati, l'indicatore utilizzato è diverso da quello Eurostat precedente. La fonte in questo caso è Ispra e i valori delle emissioni di gas serra sono indicati in tonnellate di Co2 equivalente.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra e Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

Non c'è un particolare divario tra nord, centro e sud.

Con 12,11 tonnellate per abitante, la Sardegna supera ampiamente le altre regioni in termini di emissioni di gas serra. Seguono il Friuli Venezia Giulia (9,99), la Puglia (9,6) e l'Emilia Romagna (8,98).

Al di sotto della media nazionale (7,1 tonnellate per abitante), con livelli di emissione ampiamente inferiori troviamo l'Abruzzo (5,52), le Marche (4,97) e la Campania, all'ultimo posto con 3,58 tonnellate di gas serra pro capite.

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I dati utilizzati per i contenuti della rubrica sull'ambiente possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Le fonti utilizzate per questo articolo sono Eurostat, Ispra e Istat.

Foto credits: Pixabay marcinjozwiak - Licenza

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