I consumi energetici dell’Italia e la dipendenza dall’estero Ambiente

L’Italia è tra i primi paesi Ue per consumi e importazioni di energia, fattori che rendono lontano il conseguimento di un’indipendenza energetica. Un tema che ora più che mai è al centro del dibattito pubblico nazionale e europeo.

|

Lo scorso autunno 2021 già si discuteva, in Italia e in Europa, di un probabile aumento del prezzo dell’energia. Dovuto sia agli squilibri causati dalla pandemia nel rapporto tra domanda e offerta, sia alla sempre minore autosufficienza energetica degli stati Ue. Ne avevamo parlato anche noi in un precedente articolo.

In tale contesto, il drammatico conflitto in corso in Ucraina ormai da 23 giorni, oltre alle gravissime conseguenze umanitarie in termini di vittime e di profughi, ha fortemente accelerato questo processo. I paesi europei infatti, compreso il nostro, hanno risposto all’invasione russa con una serie di sanzioni volte a colpire l’economia del paese, in particolare i suoi scambi commerciali. Tuttavia la Russia, per l’Italia e per gli altri membri Ue, è il principale fornitore di gas (45% delle importazioni Ue) oltre che di carbone (45%) e di petrolio (25%).

We must become independent from Russian oil, coal and gas. We simply cannot rely on a supplier who explicitly threatens us. We need to act now to mitigate the impact of rising energy prices, diversify our gas supply for next winter and accelerate the clean energy transition.

La guerra in corso ha quindi reso ancora più urgenti misure che mirino a una maggiore indipendenza europea dai combustibili fossili. Un obiettivo da conseguire – secondo le parole della presidente della commissione europea Ursula von der Leyen – attraverso una diversificazione dei fornitori e una spinta decisa verso la transizione ecologica e fonti di energia pulita.

I consumi energetici in Europa

Per capire quanto sia realistico l’obiettivo di una maggiore indipendenza energetica, è utile fare un passo indietro e osservare innanzitutto i livelli di consumo che interessano il nostro e gli altri paesi europei.

885,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, il consumo finale di energia nel 2020 nell’Unione europea.

La tonnellata equivalente di petrolio è un’unità di misura che corrisponde alla quantità di energia rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio grezzo. E viene utilizzata da Eurostat, come indicatore dei consumi dei paesi dell’Unione.

Sono considerati i consumi di energia dei settori di industria, trasporti, servizi, agricoltura e utenze domestiche. I valori rappresentano la quantità di energia rilasciata dalla combustione di migliaia di tonnellate di petrolio grezzo.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: venerdì 4 Marzo 2022)

Come ci si poteva aspettare, i paesi con i livelli di consumo più alti corrispondo a quelli più abitati e industrializzati. Germania, Francia e Italia sono infatti gli unici a registrare nel 2020 consumi per oltre 100 milioni di Tep.

48% dei consumi energetici di tutta l'Unione - quindi quasi la metà - sono attribuibili a Germania, Francia e Italia.

Dati che in apparenza sembrano scontati ma che sono in realtà fondamentali, per capire di quanta energia necessita ciascuno stato e di quanta quindi ne dovrebbe produrre autonomamente per ridurre la dipendenza dalle importazioni estere.

Un approfondimento sull'Italia e sulle diverse fonti

Come abbiamo anticipato prima, l'obiettivo dell'indipendenza energetica passa anche da un maggiore ricorso alle rinnovabili. Osservando i dati tuttavia, solo una parte minoritaria dell'energia consumata nel nostro paese risulta originata da fonti di energia pulita.

I dati sono espressi in Mtep, cioè milioni di tonnellate di petrolio equivalente.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Il consumo di energia dal gas è aumentato quanto quello delle rinnovabili.

Di tutta l'energia consumata, quella rinnovabile ha registrato il maggiore aumento, pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti in quasi 30 anni. Superando già nel 2007 i combustibili fossili, che nello stesso arco di tempo hanno visto un calo di 8 milioni circa di tonnellate. Una riduzione ancora più ampia è stata quella dell'energia originata dal petrolio, passata da 84,9 Mtep nel 1990 a 54,03 Mtep nel 2019.

Tra i combustibili fossili, l'unica fonte che ha visto aumentare il proprio consumo nel periodo considerato è proprio il gas, che registra una crescita di circa 22 Mtep, solo lievemente inferiore a quella delle rinnovabili (23 Mtep). Questo può essere spiegato, almeno in parte, dalla decisione dell'Ue di considerare il gas come una fonte energetica di sostegno alla transizione ecologica. Poiché risulta avere un minore impatto inquinante rispetto agli altri combustibili fossili, come carbone e petrolio.

In questo senso è importante ricordare quanto abbiamo detto prima e cioè che la Russia fornisce all'Ue il 45% delle importazioni di gas. Inoltre nello specifico, l'Italia è il secondo paese Ue per importazioni di gas naturale, con oltre 66 miliardi di metri cubi di gas immessi solo nel 2020. È preceduta su questo fronte solo dalla Germania, che registra circa 80,4 miliardi di metri cubi importati nello stesso anno.

La dipendenza energetica dell'Italia

Abbiamo parlato della dipendenza del nostro paese dalle importazioni di gas, ma come abbiamo visto ci sono altre fonti, rinnovabili e non, di cui consumiamo energia.

L'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) definisce il livello di dipendenza energetica dell'Italia calcolando il rapporto tra importazioni dall'estero e disponibilità interna di energia.

78% la dipendenza dell'Italia dalle importazioni di energia, per soddisfare il proprio fabbisogno.

Un dato 2019, che nel tempo si è ridotto solo lievemente e che varia molto in base alla fonte considerata.

La dipendenza energetica è calcolata da Ispra come il rapporto tra importazioni nette e disponibilità al netto delle scorte. L’indicatore mostra la dipendenza dell’economia nazionale dalle importazioni di diverse fonti energetiche per soddisfare il proprio fabbisogno.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

La dipendenza energetica sul gas è quella che è aumentata maggiormente negli anni.

Fatta eccezione per il petrolio, su tutte le altre fonti considerate l'Italia negli anni è diventata più dipendente dalle importazioni. Questo vale in particolare per il gas: se nel 1990 la dipendenza era al 64,3%, nel 2019 risulta al 93,6% (un aumento di 29,3 punti in 30 anni).

Confrontando le fonti tra loro, è interessante inoltre notare che di anno in anno sono sempre i combustibili solidi e il petrolio a presentare i livelli più alti di dipendenza. Con valori sempre superiori al 98% per i primi e al 92% per i secondi.

Infine va sottolineato che anche nel caso delle rinnovabili si registra un aumento della dipendenza energetica, passata dall'1,4% nel 1990 al 8,3% nel 2019.

 

Foto: Unsplash Martin Adams - Licenza

PROSSIMO POST