Dalla ministeriale del G20 a Matera solo dichiarazioni di principio Cooperazione

Il 29 giugno a Matera si è tenuta la ministeriale congiunta dei ministri degli esteri e dello sviluppo del G20. Un’occasione in cui è stato tratto un tema fondamentale come la sicurezza alimentare. La dichiarazione finale tuttavia non ha indicato una strategia e degli impegni concreti.

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In questi mesi abbiamo seguito a più riprese il tema della sicurezza alimentare. Un problema che nel 2019 coinvolgeva già 690 milioni di persone nel mondo e che è destinato a crescere in maniera drammatica anche a causa degli effetti della pandemia.

Si tratta di un impegno da sempre prioritario per la cooperazione italiana, che tuttavia ha mostrato negli ultimi anni un impegno insufficiente, in particolare sul piano bilaterale. Più rilevante invece è il ruolo svolto dal nostro paese in campo multilaterale considerando che proprio a Roma sono ospitate le agenzie della sicurezza alimentare delle Nazioni unite: la Fao, il World food program e l’Ifad.

Anche per questo storico impegno e visto il ruolo di presidenza del G20 ricoperto dall’Italia, c’era una certa attesa nei confronti del meeting ministeriale ospitato a Matera lo scorso 29 giugno. Si è trattato infatti della prima volta che il G20 affronta i temi legati allo sviluppo. Per capire meglio le premesse del vertice la scorsa settimana abbiamo posto alcune domande alla viceministra con delega alla cooperazione Marina Sereni.

Ora che il vertice si è concluso e che è stata resa nota la dichiarazione di Matera, abbiamo chiesto un commento a Francesco Petrelli Policy advisor sui temi della finanza per lo sviluppo e la sicurezza alimentare di Oxfam Italia.

Francesco credi che la dichiarazione di Matera inquadri correttamente la grave situazione di insicurezza alimentare che coinvolge milioni di persone soggette per di più ai drammatici effetti della crisi pandemica?

Ѐ stato un fatto importante che per la prima volta si sia deciso in questo G20 a presidenza italiana, di affrontare una questione così fondamentale come l’insicurezza alimentare e le crisi alimentari acuite dalla pandemia. Di questo va dato atto anche all’impegno del nostro paese. La soluzione del dramma della fame costituisce infatti un indicatore per i paesi del G20 che rappresentano l’80% dell’economia mondiale, per verificare se la ricostruzione post pandemia, sarà un’occasione per correggere le storture strutturali di un sistema alimentare ingiusto. Oppure se rimarrà un auspicio per poi tornare ad un business as usual sempre più insostenibile. L’analisi della situazione è drammatica. La dichiarazione finale di Matera menziona molti dei nodi strutturali fondamentali, ma qui si ferma. Il documento sottoscritto manca di una strategia capace di mettere in campo azioni rapide ed efficaci volte a contrastare l’aggravamento di una situazione che già prima della pandemia aveva evidenziato una crescita nel numero di persone che soffrono la fame. Vengono enunciati alcuni impegni rilevanti sul tema della sicurezza alimentare, ma non emerge nessuna decisione che ne concretizzi l’azione (ancora tutta da costruire!), né emergono indicazioni su possibili fonti di finanziamento per sostenere una risposta adeguata a questi problemi.

Quali erano le aspettative e le richieste più importanti portate avanti dalla società civile in termini di impegni concreti?

L’aspettativa generale era che si tracciasse quella che abbiamo definito una “unusual agenda”, un’agenda straordinaria, a cui corrispondessero delle azioni conseguenti. Se come viene detto come incipit della dichiarazione, il numero delle persone denutrite o in condizioni di fame acuta è cresciuta da 624 a 688 milioni dal 2014 al 2019, o che l’obiettivo “Fame Zero”, stabilito per il 2030 dall’Agenda onu per lo sviluppo, rischia di essere probabilmente irraggiungibile, e anzi si danno le proiezioni Fao che stimano in 840 milioni le persone che nel 2030 ancora verseranno in condizioni di insicurezza alimentare, poi se ne debbono trarre le conseguenze. Ad esempio se si parla della necessità di forme di protezione sociale perché sappiamo che il 55% di lavoratori nel mondo ne sono privi e tra questi moltissimi sono piccoli contadini che producono cibo, allora è necessario indicare come e con quali risorse realizzarle. Secondo noi sarebbe possibile attraverso politiche pubbliche sostenute anche da un Fondo Globale per la protezione sociale. Purtroppo nella Dichiarazione non se ne fa menzione. Eppure nel corso della ministeriale si è parlato anche di finanziamenti innovativi per lo sviluppo sostenibile. Se ci fosse volontà politica, i paesi del G20 potrebbero ancora compiere un’azione di straordinario impatto con la cancellazione del debito (bilaterale, multilaterale e privato) dei paesi a basso e medio reddito che libererebbe 1.000 miliardi di dollari. Inoltre, se si vuole investire per i piani di ripresa post pandemica sulle donne e i giovani piccoli contadini, come detto sempre nella dichiarazione, bisogna farlo concretamente con azioni e programmi dedicati a sviluppare l’empowerment di donne e giovani in ambito rurale, visto non solo come tutela di gruppi particolarmente vulnerabili, ma come leva attraverso cui promuovere sistemi alimentari sostenibili di cui loro siano attori protagonisti e su cui chiediamo che si ponga maggiore attenzione affinché siano “gender trasformative” ovvero siano pensati e adeguati sui bisogni delle donne, figure chiave per la sicurezza alimentare. Queste scelte darebbero anche più forza nel definire sistemi alimentari orientati verso l’approccio agro-ecologico e basati sulla centralità della finanza climatica attraverso investimenti che rafforzino le capacità di adattamento del settore agricolo ai cambiamenti climatici.

Quali sono secondo te gli appuntamenti più importanti che ci aspettano per verificare se su questo tema si riuscirà finalmente a passare dalle dichiarazioni di principio ai fatti?

Direi l’intero processo delle ministeriali che ci porterà al summit finale dei leader G20 di fine ottobre, sarà importante per verificare la coerenza tra il l’obiettivo di mettere al centro le tre P, People, Planet, Prosperity, nel quadro di un nuovo modo di ripensare lo sviluppo del mondo post pandemico e il rischio di riprendere tutto come prima. Quanto si discuterà di sicurezza alimentare alla ministeriale agricoltura del prossimo settembre a Firenze? Quanto le politiche agricole globali saranno coordinate e coerenti, a partire da quelle europee, per far fronte alle crisi alimentari e rimuovere le ingiustizie e i paradossi dei sistemi alimentari che vedono crescere, a volte parallelamente, fame è obesità? L’approccio integrato dell’One Health per un’alimentazione sana e sicura è una profilassi fondamentale, insieme ai vaccini, per sconfiggere il Covid-19.

Sul piano delle politiche economiche e finanziarie, che costituiscono la ragione sociale originaria del G20, oltre al già menzionato fondamentale tema del debito, spicca negativamente nella dichiarazione assieme alla denuncia del fenomeno, l’assenza di una chiara posizione a favore di un’azione coordinata per impedire una nuova ondata di quei fenomeni speculativi sui prezzi dei generi alimentari, denunciati dalla stessa Fao. L’appello a tenere i mercati aperti è importante, ma insufficiente in assenza di una decisa azione anti-speculativa, che le 20 maggiori economie del mondo potrebbero effettivamente realizzare. Mentre invece sul piano più politico, o geopolitico, l’auspicio sarebbe che i paesi G20 si esprimessero e usassero la loro influenza per mitigare gli impatti dei conflitti in corso che in tempi di pandemia ne moltiplicano gli effetti catastrofici. In particolare riguardo al nesso perverso tra guerra e fame, come possiamo constatare in tante crisi umanitarie dallo Yemen al Tigray. 

In conferenza stampa il ministro Di Maio ha parlato della necessità di un crescente impegno sul tema dello sviluppo. Cosa ti aspetti e quali sono le vostre richieste per la cooperazione italiana per il prossimo futuro?

Si, il ministro Di Maio nella Conferenza Stampa finale di Matera ha sottolineato l’importanza della cooperazione, quale componente essenziale delle risposte da mettere in campo. Cosi come ha annunciato una sessione, non prevista inizialmente nel processo delle ministeriali del G20, di un incontro di due giorni che si terrà il 6 e 7 ottobre tra i paesi del G20 e i paesi dell’Africa. Auspicabilmente quella occasione in cui il tema dello sviluppo dell’Africa e della sicurezza alimentare saranno al centro dell’Agenda, potrebbe essere molto utile per definire impegni e azioni concrete. Speriamo che la presidenza italiana possa favorire questo esito. 

Sul piano nazionale, se la cooperazione rimane uno strumento essenziale, ci vorrebbe maggior rigore e coerenza tra le dichiarazioni e le scelte concrete che si fanno. L’aps italiano è da tre anni in forte caduta e oramai galleggia allo 0,22%. La stessa cooperazione bilaterale, pur dichiarando l’agricoltura e la sicurezza alimentare, sue priorità storiche consolidate, registra stanziamenti di risorse del tutto insufficienti. Circa il 9% di media delle allocazioni di risorse nel bilaterale negli ultimi tre anni, con scarso impatto persino verso paesi dichiarati prioritari, alcuni dei quali soprattutto africani, più poveri o colpiti da crisi umanitarie.

 

Foto Credit: G20

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