Come le multinazionali pagano meno tasse Europa

L’Eu tax observatory rileva di anno in anno a quanto ammonta l’evasione fiscale delle grandi aziende e che effetti questa perdita ha sull’economia globale. L’Europa, dove vigono principalmente regimi fiscali più rigidi, è tra le aree maggiormente colpite.

|

Circa 140 stati tra cui i paesi membri dell’Unione europea hanno adottato la proposta dell’Ocse di introdurre un’aliquota minima al 15% per tutte le multinazionali. In Ue, i singoli stati dovranno trasporla nella propria legislazione nazionale entro la fine del 2023.

Le aziende multinazionali godono infatti di guadagni molto elevati e, per via della loro presenza in più paesi, riescono molto più agilmente rispetto alle medie e piccole imprese a sfuggire ai regimi fiscali più rigidi per trasferire i propri profitti altrove.

Oltre a generare immensi guadagni alle imprese stesse infatti l’elusione fiscale causa una perdita importante. Non soltanto per i paesi che tassano più severamente, ma anche per la collettività in generale, che ne perde in diritti sociali e servizi pubblici. Una perdita che globalmente ammonta al 10% del gettito sulle imprese totale, ma che in Europa arriva all’incirca al 20%. È quanto emerge dall’ultimo global tax evasion report del Eu tax observatory.

Come le multinazionali evadono le tasse

Essendo presenti in più paesi, le multinazionali riescono con relativa facilità a “spostare” i loro profitti da uno stato all’altro, a seconda di dove risulti più conveniente.

L’Eu tax observatory ha individuato a questo proposito un indicatore specifico, global corporate profit shifting, con cui indica il trasferimento, da parte delle multinazionali, di profitti esteri (ovvero i profitti realizzati in paesi diversi rispetto a quello della loro sede) in paesi con un regime di tassazione più conveniente. Ovvero quelli che sono comunemente noti come paradisi fiscali. A livello globale, oltre un terzo di questi profitti esteri sono migrati verso paesi in cui le aziende godono di aliquote più basse.

35% dei profitti esteri delle multinazionali è finito in paradisi fiscali (2022).

Parliamo in totale di 996 miliardi di dollari, ovvero il 6% di tutti i profitti delle multinazionali. Quest’ultima quota è relativamente bassa, evidenzia il report, semplicemente perché la maggior parte delle aziende non sono multinazionali e quindi hanno minori possibilità di trasferire i loro profitti all’estero.

Il fenomeno del trasferimento dei profitti esteri ha numerosi effetti sull’economia, tra cui anche quello di ridurre fortemente la profittabilità delle aziende estere in paesi con tassazione elevata, come per esempio l’Italia. Massimizzandola invece nei paradisi fiscali. In questo modo, crea competizione globale a livello di tasse. Infatti, la concorrenza spinge i paesi ad abbassare le aliquote per mantenere un’attrattività: una vera e propria corsa al ribasso (race to the bottom). Questo però non va assunto come un semplice dato di fatto: la competizione fiscale globale ha infatti numerose esternalità negative.

International tax competition – especially when it involves tax rates of less than 15% – is a very negative form of international competition that tends to fuel inequality.

Non soltanto quindi riduce l’attrattività di paesi con aliquote fiscali elevate, ma aumenta i divari socio-economici, permettendo ai più ricchi di arricchirsi ulteriormente. Anche se alcuni paradisi fiscali possono beneficiare dei propri regimi di tassazione, globalmente c’è una forte perdita, e parallelamente una concentrazione di capitale nelle mani di pochi individui. A livello nazionale, la perdita si vede soprattutto nei paesi con le aliquote sulle imprese più elevate: vediamo i dati a livello europeo.

I dati si riferiscono alla quota del gettito sulle imprese che viene persa a causa del trasferimento di profitti in regimi a bassa tassazione. Per maggiori dettagli sulla metodologia si rimanda alla ricerca “The missing profits of nations” di Thomas Tørsløv, Ludvig Wier e Gabriel Zucman (2022).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eu tax observatory
(consultati: lunedì 4 Dicembre 2023)

La Germania è il paese Ue che riporta le perdite più ingenti, pari a oltre un quarto di tutto il gettito fiscale sulle imprese. Seguono l’Ungheria e la Lettonia con quote superiori al 20%. L’Italia è settima con il 12,9%. Mentre agli ultimi posti si trovano alcuni paesi dell’Europa centrale (Repubblica Ceca e Slovacchia) e orientale (Polonia), con perdite inferiori al 7%.

Ovviamente l’altra faccia della medaglia è che i paesi con regimi fiscali favorevoli ottengono ingenti profitti. In Europa, particolare è il caso dell’Irlanda, che dal 2015 a oggi ha visto una crescita esponenziale delle entrate provenienti dalle aziende, nel 2022 circa 4.500 euro pro capite. Ovvero quasi 5 volte il valore registrato da Germania e Francia, e per il 90% attribuibile a imprese straniere. Nel continente europeo le principali destinazioni di profitti delle multinazionali sono stati i Paesi Bassi (con quasi 180 miliardi di dollari nel 2020) e la già citata Irlanda (140 miliardi).

La tassazione delle imprese nei paesi Ue

L’aliquota minima sui profitti delle multinazionali ha come obiettivo quello di ridurre questi squilibri economici, per contenere la competizione fiscale internazionale e prevenire un progressivo inasprimento delle disuguaglianze. Questo è di particolare interesse per l’Europa che, insieme ai paesi in via di sviluppo, è l’area più colpita del mondo dall’elusione fiscale delle grandi aziende. L’Eu tax osbervatory stima che se a livello globale il 10% del gettito viene perso, in Europa la quota sale circa al 20%.

Oltre alle aliquote legalmente in vigore per le imprese, è interessante osservare a quanto ammontano quelle “effettive”. Grazie ai dati forniti dall’Eu tax observatory nella piattaforma Atlas of the offshore world, sappiamo che la quota più elevata è quella francese, che sfiora il 36%. Altri valori elevati si riscontrano in Portogallo e Svezia con rispettivamente il 29% e il 27%.

I dati si riferiscono a quanto le grandi imprese rimettono in tasse, come quota di tali redditi nell’economia. La tassazione effettiva non corrisponde necessariamente con l’aliquota imposta legalmente.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Atlas of the offshore world
(consultati: lunedì 4 Dicembre 2023)

La Francia è anche il paese, tra quelli più popolosi dell’Ue, in cui si è verificato il maggior incremento negli anni, anche se con delle forti oscillazioni. In Italia l’evoluzione è stata irregolare, toccando un picco nel 1992 (29,22%), ma nel complesso ha avuto un andamento omogeneo e nel 2020 il dato è solo di pochi punti percentuali più elevato rispetto al 1965. I valori più bassi si registrano invece in Germania e Spagna.

Foto: Bram Nauslicenza

PROSSIMO POST