A maggio cala lievemente il tasso di inflazione Europa

Nel mese di maggio l’inflazione cala lievemente rispetto al mese precedente nell’area euro. I beni alimentari rimangono quelli più problematici, ma in Italia è ancora significativo, seppure in calo, il peso di quelli energetici.

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Anche nel mese di maggio continua a esserci una forte spinta inflazionistica in Europa, ma la situazione sta gradualmente migliorando. Si può osservare soprattutto una riduzione del tasso di inflazione rispetto al mese di aprile, che aveva segnato un leggero aumento rispetto a marzo, in controtendenza rispetto all’andamento generale. Per il resto la situazione non ha subito grandi cambiamenti: a trainare i rincari continuano a essere i beni alimentari. Ma in Italia anche l’energia ha un peso non indifferente.

L’inflazione a maggio 2023

Con cadenza mensile Eurostat mette a disposizione i dati sull’inflazione, ovvero l’aumento dei prezzi di beni e servizi. Nel mese di maggio il tasso tendenziale di inflazione (con cui si intende l’incremento dei prezzi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) si è attestato, nell’Unione europea, al 7,1%. Ovvero un punto percentuale in meno rispetto al mese scorso, quando aveva superato appena l’8%. Nell’area euro, composta dai 20 paesi membri che utilizzano la valuta comunitaria, il dato è leggermente più basso rispetto alla media dell’Unione.

6,1% l’inflazione nell’area euro a maggio 2023.

Hanno infatti tutti una valuta nazionale i tre paesi che registrano i tassi di inflazione più elevati. Prima tra tutte, com’era già ad aprile, l’Ungheria: 21,9%, comunque un valore più basso rispetto al 24,4% del mese precedente. Seguono Repubblica Ceca e Polonia, entrambe con il 12,5%. Tassi elevati si riscontrano anche in altri paesi dell’Europa centrale, orientale e baltica: Lettonia, Slovacchia, Estonia e Lituania sono tutte sopra il 10%. Sotto il 3% invece Spagna, Danimarca, Belgio e Lussemburgo.

Eurostat utilizza l’indice di panieri armonizzato, costruito sull’ipotetica spesa mensile di un europeo medio. Questa metodologia permette di confrontare più paesi all’interno dello spazio comunitario. Il dato rappresenta la differenza percentuale tra l’indice dei prezzi registrato nel medesimo mese di due anni consecutivi. Per formare l’aggregato dell’area euro si tiene conto del peso che ogni singolo paese ha sui vari settori di spesa.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: venerdì 16 Giugno 2023)

Dagli ultimi mesi del 2022 l’inflazione ha iniziato a diminuire gradualmente nei paesi più popolosi dell’Ue. Ad aprile si era osservato un nuovo lieve aumento, ma a maggio i valori hanno ripreso a scendere. L’Italia continua a riportare il dato più elevato tra i paesi dell’area euro (8%), mentre il calo più pronunciato si è registrato in Spagna.

Nel mese di ottobre del 2022 si è registrato il picco, mediamente nell’area euro (con un tasso tendenziale pari al 10,6%) e da allora, fatta eccezione per un lievissimo aumento tra marzo e aprile del 2023, il valore è andato progressivamente calando. Molto simile è stato l’andamento in Germania e in Italia. Mentre la Francia ha mantenuto un tasso sostanzialmente invariato nel corso dei 12 mesi e la Spagna ha registrato il suo picco già a luglio del 2022 e da quel momento in poi la situazione si è più o meno regolarmente aggiustata.

Quali sono i settori più colpiti dall’inflazione

Nonostante l’inflazione che ha colpito l’Europa tra 2022 e 2023 abbia inizialmente avuto una chiara connotazione legata all’approvvigionamento di energia, non sono più i beni energetici a trainare i rincari.

Eurostat utilizza l’indice di panieri armonizzato, costruito sull’ipotetica spesa mensile di un europeo medio. Questa metodologia permette di confrontare più paesi all’interno dello spazio comunitario. Il dato rappresenta la differenza percentuale tra l’indice dei prezzi registrato nel medesimo mese di due anni consecutivi diviso per macrosettori. Per formare l’aggregato dell’area euro si tiene conto del peso che ogni singolo paese ha sui vari settori di spesa.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: venerdì 16 Giugno 2023)

Beni industriali non energetici e servizi rimangono sostanzialmente stabili. Mentre l’inflazione della componente energetica e di quella alimentare, che ha subito le variazioni più importanti e che dopo un graduale calo aveva segnato un nuovo aumento nel mese di aprile, riprende a diminuire.

A maggio 2023, come nei tre mesi precedenti, sono comunque i beni alimentari a registrare il tasso di inflazione più elevato (13,7%), mentre l’energia ha ormai un valore negativo (-1,8%) ed è pertanto l’ultima delle principali componenti del paniere per spinta inflazionistica. Questo non è però vero per quanto riguarda il caso italiano. Nel nostro paese infatti l’energia continua a essere una delle voci principali da questo punto di vista.

11,5% l’inflazione del settore energetico in Italia, a maggio 2023.

Certo siamo lontani dal 71,7% di ottobre 2022 e comunque il dato è in calo, se consideriamo che ad aprile si attestava al 16,4%. Tuttavia il tasso è ancora elevato e secondo soltanto ai beni alimentari, che raggiungono l’11,9%. Beni industriali non energetici e servizi, con rispettivamente il 5,2% e il 5,1%, sono in linea con la media dell’area euro.

Foto: Markus Spiskelicenza

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