Gli alimenti trainano la spinta inflazionistica in Europa Europa

Nell’area euro, l’inflazione è in calo rispetto ai mesi precedenti. Il rincaro dei prezzi è principalmente dovuto al settore alimentare, dopo un calo di quello dell’energia.

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Si continua a parlare di caro vita in Europa. Perdura infatti l’inflazione, ovvero l’aumento generalizzato dei prezzi che riduce il potere d’acquisto dei cittadini, nonostante le previsioni mostrino dei dati in calo.

Secondo la commissione europea, sono stati numerosi gli sviluppi positivi per l’economia dell’Unione, come ad esempio per quanto riguarda la diversificazione delle fonti energetiche e un calo del prezzo del gas. Ciò nonostante, l’inflazione ha ancora una spinta sui consumi di famiglie e imprese.

Cos’è l’inflazione

Ci si riferisce con questo termine all’aumento generale dei prezzi di beni e servizi che vengono consumati da una famiglia media nel corso di un anno.

L’inflazione è un rincaro dei prezzi di ampia portata che non riguarda esclusivamente una voce di spesa. Questo aumento riduce il valore della moneta nel tempo, dal momento che con la stessa quantità di denaro si possono acquistare meno beni e servizi. Vai a “Che cos’è l’inflazione”

L’aumento dei prezzi può essere legato a una serie di fattori sia interni che esterni all’economia del paese, come per esempio l’aumento dei costi di produzione, tensioni a livello geopolitico o eventi particolari che possono portare a una riduzione della disponibilità di determinati prodotti e causare uno squilibrio tra domanda e offerta.

Ci sono però ulteriori elementi importanti da considerare quando si parla di inflazione. Innanzitutto, il livello dei salari, che determina la possibilità di acquistare beni e servizi. Ma anche l’entità dell’aumento dei prezzi in particolari ambiti del paniere, che potrebbero star trainando i rincari.

Ogni mese, Eurostat mette a disposizione le stime sull’inflazione. I dati definitivi più recenti fanno riferimento al periodo di marzo 2023. Il tasso tendenziale, ovvero quello su base annua, si attesta per l’Europa a 8,3%.

6,9% il tasso di inflazione su base annua nell’area euro a marzo 2023.

I paesi che registrano i tassi maggiori sono l’Ungheria (25,6%), la Lettonia (17,2%) e la Repubblica Ceca (16,5%). Al contrario, si riportano valori minori nei Paesi Bassi (4,5%), in Spagna (3,1%) e in Lussemburgo (2,9%). In Italia si assesta all’8,1%, un valore leggermente inferiore rispetto alla media misurata in Europa ma maggiore di circa un punto percentuale rispetto a quella dell’area euro.

Eurostat utilizza l’indice di panieri armonizzato, costruito sull’ipotetica spesa mensile di un europeo medio. Questa metodologia permette di confrontare più paesi all’interno dello spazio comunitario. Il dato rappresenta la differenza percentuale tra l’indice dei prezzi registrato nel medesimo mese di due anni consecutivi. Per formare l’aggregato dell’area euro si tiene conto del peso che ogni singolo paese ha sui vari settori di spesa.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(consultati: martedì 2 Maggio 2023)

Ancora non si registrano dei valori negativi, significa quindi che rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, i prezzi sono comunque incrementati. Risultano comunque in calo da ottobre 2022 per l’area euro e per i quattro paesi più popolosi dell’Europa. Il picco maggiore era stato raggiunto proprio in quel mese dall’Italia (12,6%). L’andamento più regolare è quello della Francia mentre in Spagna il valore maggiore è stato raggiunto a luglio 2022 (10,7%).

Eurostat utilizza l’indice di panieri armonizzato, costruito sull’ipotetica spesa mensile di un europeo medio. Questa metodologia permette di confrontare più paesi all’interno dello spazio comunitario. Il dato rappresenta la differenza percentuale tra l’indice dei prezzi registrato nel medesimo mese di due anni consecutivi diviso per macrosettori. Per formare l’aggregato dell’area euro si tiene conto del peso che ogni singolo paese ha sui vari settori di spesa.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat

Nell’area euro, i beni energetici hanno avuto un peso importante in termini di inflazione su base annua. Si riportano ad esempio i due picchi registrati a giugno 2022 (41,9%) e ottobre 2022 (41,3%). Si registra poi un calo della differenza dei livelli di prezzi fino al raggiungimento di un valore negativo a marzo 2023 (-0,9%). I rincari sono trainati principalmente dagli alimenti (15,5%) mentre i beni industriali non energetici e i servizi risultano avere degli andamenti di crescita piuttosto stabili.

Situazione simile anche per l’Italia. L’inflazione per i beni energetici è in calo rispetto ai mesi precedenti, passando dal 71,7% di ottobre 2022 al 10,7% di marzo 2023, un valore che rimane ancora alto rispetto alla media dell’area euro. Per quel che riguarda invece gli alimenti, la differenza su base annua si assesta al 12% (circa tre punti percentuali in meno rispetto all’area euro). Stabili gli altri prodotti industriali (5,9%) e i servizi (4,9%).

Foto: nrdlicenza

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